Imparare facendo
“Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco” (o imparo, secondo alcune versioni), usava ripetere il grande artista e designer Bruno Munari, citando un antico proverbio cinese. Ed anch’io sono convinta che solo attraverso il fare, attraverso la creazione manuale, è possibile la comprensione più profonda dell’oggetto di studio e quindi il vero apprendimento.
E perché il fare abbia efficacia, questo dovrebbe essere piacevole e divertente, pur mantenendo tutta la complessità necessaria ad un apprendimento esperienziale.
Nel caso della storia dell’arte sembra piuttosto arduo proporre una didattica learning by doing; invece forse è una delle materie che si presta di più! Vediamo come.
Per comprendere le proporzioni, la spazialità, il ritmo e l’armonia di un’architettura, è molto efficace realizzarne un modellino in scala. Questo aiuta a comprendere i rapporti di riduzione, la lettura di piante e sezioni, la geometria sottesa alle costruzioni, i moduli proporzionali etc. etc. I materiali possono essere i più vari: dalla plastilina al cartoncino, dalla pasta alle mollette da bucato…
Tra l’altro questo tipo di lavoro va fatto in gruppo, con tutti gli aspetti positivi del cooperative learning e della socializzazione ad esso correlata.
Anche lo stesso ridisegno di una facciata, sia a mano che con appositi software grafici, può servire a comprenderne meglio la composizione architettonica e memorizzarne le forme, sebbene risulti di minore efficacia poichè manca il fattore manipolazione.
Per quanto riguarda i dipinti l’approccio è molto diversificato. Si può provare ad utilizzare le tecniche dell’artista realizzando una propria opera o di interpretarla fisicamente in una sorta di tableau vivant. È il caso di alcuni lavori che ho fatto fare ai miei studenti sulle opere di Caravaggio, sull’Art Nouveau e sul Cubismo.
Nelle immagini che seguono si possono vedere: una foto di Simone Puzzo scattata in “stile caravaggesco”, un albero della vita di Klimt reinterpretato da Felicya Sansone, e una natura morta cubista con papier collé di Deborah Giunta.
Non ho ancora avuto modo di fare un flash mob sulle opere d’arte come quello di un precedente post su Rembrandt ma immagino che sia anch’esso di grande efficacia. È più semplice fare degli scatti con lo stile di un movimento come quello futurista.
Per quanto riguarda la scultura si può proporre qualcosa di simile: una laboratorio quasi teatrale nel quale interpretare le sculture o i dipinti con il proprio corpo. Ho condotto esperimenti di questo tipo con Leonardo, Botticelli e Caravaggio e il risultato è stato molto incoraggiante.
Esistono anche esempi di grande bellezza, non scolastici, come il fregio greco fatto di persone vere, creato dall’artista Eugenio Recuenco.
Insomma, le possibilità di rendere la storia dell’arte una materia pratica sono infinite e forse solo attraverso questa modalità gli studenti possono apprezzare profondamente la bellezza dell’arte e il piacere di scoprirsi creativi!
Davvero molto interessante! Ho trovato diversi spunti da trasferire nell’insegnamento dell’educazione musicale.
bello! sono convinta che la sperimentazione sia fondamentale nell’apprendimento. Il fare qualcosa con le proprie mani anziché guardare.
C’è modo e modo però di far fare ai ragazzi qualcosa nella materia che insegni. Quelli che ci mostri sono esempi belli e intelligenti, ma che ne dici di un insegnante che in II media porta disegni in bianco e nero stampati formato A4 semplicemente da colorare senza nessuna logica precisa? E pretende semplicemente che i ragazzi colorino in silenzio?
A scuola di mia figlia ci saranno anche le LIM ma manca “il manico”!
Purtroppo quello che descrivi è proprio l’opposto del metodo che propongo! Se l’alunno non diventa parte attiva ma è solo un mero esecutore di ordini allora non c’é LIM che tenga. Peccato!
Credo che soprattutto per l’architettura sarebbe molto efficace l’uso di modellini per la comprensione dei sistemi costruttivi e della spazialità. Complimenti
😀