Calligrafia, l’arte della bella scrittura

Può sembrare anacronistico parlare ancora di cura della grafia quando il mondo sta andando verso l’uso esclusivo dei due pollici poggiati su un touchscreen

Tuttavia, come avrete già capito da tanti altri post, sono fermamente convinta che la manualità del disegno e della scrittura non debbano essere persi. Mai!

Pensate che persino Steve Jobs, il fondatore di Apple, nel momento in cui abbandonò gli studi universitari cominciò a seguire dei corsi di calligrafia. E da questi “obsoleti” insegnamenti imparò una lezione fondamentale: la bellezza è nel dettaglio, qualunque cosa nata per scopi funzionali (come la tipografia o il computer) può avere il suo punto di forza nella precisione e nell’estetica.

Dunque, la forma di una lettera non è secondaria al suo suono e al suo senso.

E questo lo avevano già capito artisti e matematici del Rinascimento, come Leon Battista Alberti o Luca Pacioli, nel momento in cui applicarono proporzioni geometriche ed equilibri classici alle lettere del lapidario romano (in pratica, lo stampatello).

Ogni lettera, basata su cerchi e quadrati (non a caso le stesse figure geometriche nelle quali è racchiuso l’uomo vitruviano di Leonardo), è un microcosmo che riflette la perfezione e la bellezza del macrocosmo.

Non è la prima volta che affronto il tema del potenziale visivo della scrittura, ma qui voglio esplorarne gli aspetti legati alla manualità, alla sapienza antica del gesto della mano che traccia un segno sul foglio.

Gesto che comincia dal saper impugnare la penna: vedo sempre più spesso, infatti, studenti che tengono la matita in modo errato e che, di solito, disegnano male e scrivono male. L’impugnatura corretta prevede il controllo dello strumento con la punta di pollice, indice e medio. Le dita devono essere rilassate ed allungate (niente pugno chiuso o dita arricciate) e poste a poca distanza dalla punta.

Naturalmente non è detto che le impugnature anomale non possano comunque consentire un segno pulito e preciso ma, generalmente, la mano si affatica molto di più.

Prima di apprendere la calligrafia, in ogni caso, bisognerebbe imparare a scrivere in un buon corsivo.

Sembra un fatto scontato, dato che si apprende durante il primo anno di scuola, invece quasi metà degli studenti delle scuole superiori non riesce più ad utilizzare il corsivo e mescola lo stampato maiuscolo e minuscolo, quando non scrive addirittura tutto a stampatello.

Ma perché è importante saper scrivere in corsivo?

Semplice: è la scrittura manuale più rapida in quanto è stata pensata, fin dai tempi del Rinascimento, per poter scrivere sollevando la penna meno volte possibile. A differenza dello stampatello (o meglio, maiuscolo), in cui le lettere sono tutte separate tra loro, nel corsivo ogni lettera è legata a quella successiva con tratti fluidi e continui. Si tratta di una caratteristica fondamentale per prendere appunti e scrivere velocemente.

Non solo: secondo alcuni studi la scrittura manuale in corsivo, nel momento in cui attiva la connessione mano-occhio-cervello, stimolerebbe le aree cerebrali deputate all’apprendimento favorendo quindi l’assimilazione e la memorizzazione di concetti molto più che scrivendo su una tastiera.

Poiché i movimenti più naturali per la nostra mano sono quelli in senso antiorario (per i destrorsi, per i mancini è in senso orario) e dall’alto verso il basso, sono questi i due movimenti principali da effettuare per scrivere bene. Poi, naturalmente, ci sono le legature, tratti che uniscono le lettere e che possono variare in base alle coppie di lettere.

Questo, tuttavia, non è l’unico modo corretto di scrivere in corsivo. Per saperne di più c’è tutta una letteratura in proposito che potete consultare anche in rete.

Inoltre questo tipo di lettere tendono con il tempo a deformarsi e ad assumere forme ed andamenti personalizzati. Trovare due grafie identiche, infatti, è come trovare due impronte digitali uguali…

Ogni grafia rivela molto della personalità dello scrivente. E non si tratta di teorie esoteriche o fantasiose come i segni zodiacali: il carattere di ogni persona tende a manifestarsi anche sui movimenti di tracciamento della scrittura.

Un grafologo è in grado di svelare aspetti nascosti del nostro carattere osservando i margini che lasciamo nel foglio, l’andamento ascendente o discendente della scrittura, la nostra firma e tanti altri particolari nelle singole lettere (dati che permettono anche di accertare l’originalità di uno scritto).

Ma la calligrafia è qualcosa in più della semplice grafia. Spesso, infatti si tende ad utilizzare impropriamente il primo termine usandolo al posto del secondo: dire “che brutta calligrafia che hai!” non è corretto; caso mai possiamo avere una brutta “grafia”.

Il termine calligrafia, infatti, viene dal greco καλòς (kalos = bello) e γραφία (grafia = scrittura) ed indica l’arte della scrittura elegante e decorativa.

È una pratica importante per alcune culture come quella araba o giapponese i cui alfabeti si prestano in modo particolare ad essere tracciati con grande armonia del segno.

È un’arte antica e nobile che oggi sta vedendo una incredibile rivalutazione: persone di ogni provenienza culturale e sociale si iscrivono ai numerosi corsi per riappropriarsi del piacere del segno…

… i ristoranti (soprattutto quelli all’estero) fanno a gara ad avere il loro menu finemente trascritto con gesso sulla lavagna

… ed anche i graffitari (o per essere precisi, i writers) cercano di inventare il proprio tag, la loro firma identificativa, con svolazzi che ha molto a che vedere con la calligrafia (peccato che la usino per marchiare anche i monumenti…).

Sta nascendo intanto la cosiddetta calligrafia sperimentale: esercizi grafici in cui il segno-disegno abbandona quasi del tutto la sua natura semantica per assumerne una quasi del tutto visiva.

Il risultato è costituito da texture monocromatiche trasparenti o corpose da ammirare per la bellezza dei tratti sovrapposti sul foglio. Tra i vari esempi Chen Li, Barbara Menoncello, Christophe Badani e tanti altri.

Questi esperimenti posson raggiungere le dimensioni di un’installazione, come le opere di Luca Barcellona.

Naturalmente con questo post non posso insegnarvi i segreti della calligrafia (anche perché bisogna esserne esperti ed io non lo sono). Servono attrezzature specifiche e modalità applicative che vanno apprese come per tutte le altre tecniche artistiche.

Per saperne di più vi rimando ai numerosi siti di approfondimento.

Spero però di avervi incuriositi su questa forma espressiva così “di nicchia” e vi lascio con due compiti: provate a migliorare la vostra grafia e godetevi questo calligrafista. 

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68 risposte

  1. Francesco ha detto:

    Per quanto mi riguarda è senza dubbio un argomento bellissimo e interessantissimo..
    ho una grande curiosità.. per caso qualcuno conosce il nome tecnico delle varie parti di ciascuna lettera? ho cercato online ma non ho trovato nulla..
    grazie

  2. Gianfranco P. (TO) ha detto:

    bel sito su un argomento importante ma sottovalutato. Bravi. Comlimenti.

  3. Elena Nutini ha detto:

    Che dire? commento con una piccola poesia sull’argomento:

    Stamani avverto proprio
    che m’invecchio
    non mi va proprio
    d’attaccar l’orecchio
    a qualche rinnovato marchingegno
    d’alta tecnologia
    o abbacinarmi l’occhio
    su un rilucente schermo.
    Son sotto parto
    e accuso già le doglie dell’ingegno..
    Mi prudono le dita..
    Mi afferro a una matita e ad un quaderno
    e senza spinte e strepiti
    spunta la testa al testo di poesia.
    Respira, sul filo di ogni rigo
    un segno che si srotola in parola.
    E prende vita il verso tra le braccia
    della dimenticata
    bella
    calligrafia.

  4. Elisabetta ha detto:

    …e poi c’e’ il metodo rapizza. Usato in prima e seconda senza chiedere alle famiglie. Che violenta la calligrafia

    • Non conosco questo metodo. Ma, in linea di principio, non mi risulta che noi docenti siamo tenuti a chiedere il permesso alle famiglie sulle scelte didattiche che vogliamo mettere in atto. Si chiama libertà d’insegnamento 🙂

  5. Gianfranco ha detto:

    …Ok, vada per l’Esattezza: “per aspera (tua) ad astra (eorum)”
    Spero che il “latinorum” sia giusto (troppa, troppa ruggine) e che Cicerone, Seneca e Orazio non si rivoltino nella tomba.

  6. Gianfranco ha detto:

    Calvino forse chiuderebbe gli occhi e ti direbbe che sono ombre cinesi (https://www.didatticarte.it/Blog/?p=1434) su un muro bianco (https://www.didatticarte.it/Blog/?p=6426) proiettate da un lampione lontanissimo (https://www.didatticarte.it/Blog/?p=3301) in una delle invisibili città del regno di Kublai.
    Oppure puoi citare Platone ed il mito della caverna.
    (… una vita fa ho dovuto sezionare coni e cilindri secondo linee spezzate generate da menti un po’ perverse, disegnando le relative proiezioni ortogonali: mi ci è voluta una vita per riprendermi, ma ce l’ho fatta come puoi constatare)

    Forse la digitalizzazione dell’informazione (che apre innumerevoli opportunità e “link” mentali prima ancora che virtuali) non aiuta in questo senso, così come avviene per la calligrafia ed il calcolo a mente, che è bellissimo.

    Detto che la capacità di astrazione è importante, rifletto sul fatto che forse non tutti ne sono dotati e quello che per noi è naturale per altri non lo è. Comunque insisti: “per aspera ad astra”. Il peggio che ti possa capitare è che ti considerino un po’ perversa…

  7. Gianfranco ha detto:

    “Se ho incluso la Visibilità nel mio elenco di valori da salvare è per avvertire del pericolo che stiamo correndo di perdere una facoltà umana fondamentale: il potere di mettere a fuoco visioni a occhi chiusi, di far scaturire colori e forme dall’allineamento di caratteri alfabetici neri su una pagina bianca, di pensare per immagini. …
    …le visioni polimorfe degli occhi e dell’anima si trovano contenute in righe uniformi di caratteri minuscoli o maiuscoli, di punti, di virgole, di parentesi; pagine di segni allineati fitti fitti come granelli di sabbia rappresentano lo spettacolo variopinto del mondo in una superficie sempre uguale e sempre diversa, come le dune spinte dal vento del deserto.”
    Da “Lezioni americane – Visibilità”, Italo Calvino

    • Mi domando se quel ‘pensare per immagini’ sia innato o vada coltivato in qualche modo. È una capacità di astrazione fondamentale, ma i miei studenti sembrano esserne del tutto privi. Lo vedo attraverso il disegno tecnico: la rappresentazione di un banale gruppo di solidi in proiezioni ortogonali richiede lo sforzo mentale di immaginare il proprio punto di vista posto all’infinito nelle tre diverse direzioni degli assi. Per loro è una sfida impossibile.
      Aiutarmi con le costruzioni in legno, come ho fatto recentemente, significa, comunque, ammettere un fallimento. Non so se mio o del nostro presente.

  8. Gianfranco ha detto:

    L’inquietudine (ne sono un fine conoscitore) mantiene vivi.

    …Il cerchio, perfetto ed enigmatico, significherebbe l’infinito; il triangolo, poligono minimo, simboleggerebbe l’individuo mentre il quadrato, composto da due triangoli, rappresenterebbe la moltiplicazione degli enti, degli individui e delle cose, in un processo senza fine. Infinito, individuo e molteplice formano l’Universo di Sengai.
    Ma per un Maestro Zen simboleggiare, significare e rappresentare sono parole che non esistono.
    …Come nell’Arte, quella eccelsa.

    Per noi inquieti pronipoti di Socrate forse basta Paul Eluard…
    “Nous n’irons pas au but un par un mais par deux
    Nous connaissant par deux nous nous connaîtrons tous
    Nous nous aimerons tous et nos enfants riront
    De la légende noire où pleure un solitaire.”
    (Non verremo alla mèta ad uno ad uno ma a due a due.
    Se ci conosceremo a due a due, noi ci conosceremo tutti,
    noi ci ameremo tutti e i figli un giorno rideranno
    della leggenda nera dove un uomo lacrima in solitudine.)

    Dal triangolo (https://www.didatticarte.it/Blog/?p=442) al quadrato (https://www.didatticarte.it/Blog/?p=1269) e infine al cerchio (https://www.didatticarte.it/Blog/?p=925 e https://www.didatticarte.it/Blog/?p=3416) come in Eluard e Sengai, in un’Arte in cui «la Suprema Legge della Legge è che la Legge non esiste»

    Ogni Maestro Zen che si rispetti apprezza la via più che la meta, è Zen e non Zen, e se avesse coscienza di essere Maestro Zen non sarebbe più tale.
    Non sei poi così lontana se ci pensi bene.

  9. Gianfranco ha detto:

    Shodō: la via della scrittura (http://www.shodo.it/introduzione/shodo-la-via-della-scrittura/)

    Nella pittura (e nella calligrafia) vi sono leggi.
    Nella mia pittura non vi sono leggi.
    Il Buddha dice: «La Suprema Legge della Legge
    è che la Legge non esiste».
    Sengai Gibon (1750-1837), Maestro Zen

    Un quadrato, un triangolo e un cerchio, intitolati “Universo” da Sengai: https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/8/86/Sengai_3.jpg/1200px-Sengai_3.jpg

    Affascinante vero?
    Anche tu Maestro Zen, per caso?

  10. Franco Cosmi ha detto:

    Grazie. La sto leggendo solo ora. Proprio dopo un disquisire con mio figlio il quale ha, appunto, espresso il pensiero (vago proposito) di seguire un corso di “Bella Calligrafia”
    Cosa bella e giusta.
    La condividerò perchè sostengo la stesse cose che lei dice qui.
    Mi piace usare il termine: “L’intelligenza delle mani”.
    Taluni usano vantarsi di non saper usare le mani. Sanno solo pensare.
    Ma i veri GRANDI oltre a saper pensare sapevano fare quel che pensavano.
    E forse era la “quadratura del cerchio”.

    Gradisca il mio saluto.
    .

  11. Di Gisi Antonio ha detto:

    io, sinistro, costretto da piccolo a scrivere con la destra, intorno ai quindici anni ho scoperto di saper scrivere con la sinistra partendo dal lato destro del foglio (alla Leonardo da Vinci). Naturalmente ho coltivato questa dote spontanea e di tanto in tanto sorprendo le persone che mi sono accanto.

  12. Marco ha detto:

    Come si chiamano le calligrafie che vengo mostrate da 00:21-00:48???

  13. Toni ha detto:

    Un compagno di studi si e’ inventato: http://www.malleus.it/

  14. enrico ha detto:

    concordo, e che orrore le biro! la biro ha rovinato la grafia di molti, la subdola pallina rotola e ti porta la mano dove non vorresti peggiorando le tue zampe di gallina… Il pennino della stilografica non rotola, scivola, e lo fa in modo tanto più garbato quanto più tu sei in grado di controllare la penna. E’ diverso persino dalla matita, che comunque ti fa sentire la carta permettendoti di mantenere il controllo. Il pennino va oltre, l’inchiostro crea quell’infinitesimo spazio tra penna e carta, un minuscolo menisco di liquido, che fa scivolare la penna quasi come un pennello. Ed è la tua mano che controlla, se calchi o vai leggero, quasi sorvoli la carta, ma l’inchiostro la segna ugualmente, oppure spingi, e ingrossi il tratto, o a volte acceleri il segno e l’inchiostro si assottiglia in un baffo vezzoso. Non c’è dubbio, la mano esercitata impara il controllo, e quando scrivi e segui le onde e i cerchi (antiorari per carità) del tuo segno, la mente le tue parole le visualizza, le fissa, le ricorda proprio con il tuo tratto distintivo. Un foglio scritto è quanto di più personale ci sia, se lo conservi e lo rileggi molti anni dopo, appena lo vedi lo ricordi, è lì dentro di te, è tuo, indubbiamente.
    Non concordo più di tanto con chi dice di apprezzare maggiormente il corsivo slegato, la leggibilità dipende molto dalla assuefazione ai caratteri stampati ormai preponderanti, il corsivo italico fu inventato per scrivere in fretta e con la stilografica, non è vero che sia più lento, per la mano esperta è molto più veloce, perchè non si alza quasi la penna dal foglio. Il corsivo italico in stile rotondo ha un non so chè di scolastico, ma non c’è da meravigliarsi dato che ce lo insegnavano a scuola (ed io ringrazio il cielo di aver sperimentato la penna e calamaio a scuola e poi la stilografica, ed aver imparato il corsivo, essendo questo una solida base dello scrivere a mano). Inoltre non manco di far notare con una punta di orgoglio, che il corsivo italico italiano è caratteristico, chi di noi lo ha imparato scrive in un modo distitivo, italiano (i corsivi degli altri paesi europei sono spesso molto diversi). Quel che conta comunque, e che si riscontra piacevolmente, è che l’utilizzo man mano modifica lo stile, lo rende adulto, e nessun corsivo è uguale ad un altro, ma la mano addestrata al corsivo si riconosce. Avevo quasi perso l’uso del corsivo, il PC non aiuta, la passione per le stilografiche mi ha permesso di recuperarlo, ed ora mi accorgo sia che mi mancava, sia quanto mi aiuti a ricordare e a fissare i pensieri lo scrivere a mano (non sono comunque un purista, vado di stampatello senza problemi, dove serve)

  15. Mauro Cresci ha detto:

    Ho sempre amato la bella scrittura, pulita, equilibrata, elegante senza indulgere in orpelli iniutili e devianti. Poi la necessità di adottare dei caratteri da stampa già disegnati (font: times, helvetica,souvenir e infiniti altri) mi ha necessariamente calmato nella ricerca della bellezza formale. Allora ho deciso di disegnarmi i font da me. Impegno non semplice.

  16. Pier ha detto:

    Cerco esperta/o nel ricopiare testi a mano

    • didatticarte ha detto:

      Prova a contattare le associazioni indcate nei link

    • Giuseppe ha detto:

      Mi chiamo Giuseppe Cormio e sono un amante del “Corsivo inglese”.
      Per mia figlia ho trascritto l’intera Divina Commedia e gli “Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio di Loyola”, mentre per mio figlio mi sto accingendo a trascrivere un compendio su “Federico II, Stupor Mundi”. Forse il la mia calligrafia potrebbe risolvere il problema.
      Distinti saluti Giuseppe

    • Giuseppe ha detto:

      Come ho già detto in precedenza, mi sono già cimentato a trascrivere, per mia mia figlia, in Corsivo inglese, l’intera “Divina Commedia” e il testo autografo degli “Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio di Loyola”. Adesso mi accingerò a trascrivere la vita intera di “Federico II, Stupor Mundi”.
      Per ricopiare amano i vostri testi potrei offrire la mia collaborazione.
      Distinti saluti Giuseppe.

  17. Il mio intervento è di fatto una richiesta. La nostra Abbazia benedettina di Farfa sta organizzando una scuola online per le famiglie, ispirata alla regola di San Benedetto e alla tradizione benedettina. Tra i dodici insegnamenti che riteniamo necessari o utili ad una famiglia di oggi per ritrovare stabilità e armonia vi è anche la calligrafia, scrittura artistica e miniatura. Per tutti gli altri insegnamenti abbiamo trovato i collaboratori, ma per questo ancora stiamo cercando. Preciso che non contiamo soltanto sul volontariato, perché l’iscrizione alla scuola avrà un costo. Il costo sarà molto limitato, ma prevediamo una buona diffusione dell’iniziativa. Si potranno fare, perciò, gli opportuni rimborsi spesa etc. Potete aiutarci a trovare le persone adatte? Se la cosa interessa, posso inviare ulteriori informazioni.

  18. Eliana ha detto:

    <bellissimo!!!!!!!

  19. Monica ha detto:

    Quando ho cominciato la scuola la mia insegnante mi aveva imposto l’uso della stilografica. Essendo mancina la cosa era piuttosto difficile, quindi mi e’ stato concesso di usare una penna biro, ma devo dire che la mia grafia non ne era per niente agevolata forse proprio dal fatto di essere mancina il fatto di scrivere era estremamente difficoltoso. Ora dopo tanti anni, ho ritrovato il piacere di scrivere a mano cercando di usare una bella grafia. Grazie per l’articolo che ho trovato molto interessante e con molti spunti.

  20. Luz ha detto:

    Quanto è scoraggiante accogliere nelle scuole medie inferiori bambini che alla Primaria non hanno lavorato per nulla alla scrittura. Raramente ne hanno consapevolezza e iniziare ex novo è del tutto difficile.

  21. luca bidoli ha detto:

    Nulla dies sine linea. Da anni seguo questo aureo principio del buon vecchio Plinio. In questa mia manualità, quotidiana, una pausa per ritrovare me stesso e ciò che io sono, ho appreso a migliorare la mia grafia, sino a farla divenire se non proprio bella, almeno armoniosa e leggibile. A volte vedo, insegno a scuola, le cacografie non solo dei miei alunni, ma anche di tanti miei colleghi. L e firme, ad esempio, su documenti sono a volte imbarazzanti: gente che non uscirebbe di casa senza avere tutto a pennello, macchine che sembrano appena ritirate dalla concessionaria, borse di pelle o firmate e che poi, in un atto ufficiale, fanno uno scarabocchio illeggibile . Lì, credo si auto-valutano per quello che inconsciamente sono : analfabeti di ritorno. Credetemi, spesso la vera ignoranza e insipienza non è tra i banchi, è sulle cattedre. Sine qua non.

  22. Piero ha detto:

    Buongiorno, gradirei sapere che tipo di stilografica viene usata nel video, sono rimasto affascinato dal suo utilizzo e vorrei sperimentarla.
    Grazie della cortesia.
    Piero.

    • didatticarte ha detto:

      Non è una penna speciale. È la pressione esercitata che fa variare lo spessore del tratto.
      Ma se vuoi avere indicazioni più approfondite puoi rivolgerti alle associazioni delle quali trovi i link nell’articolo (le parole in rosso).

    • Fenice ha detto:

      La penna stilografica utilizzata è una Pilot Falcon. Ciò che non emerge è che il pennino è modificato. Ho avuto modo di recensire tale penna (www.stilografica.it nella sezione Approfondimenti) e posso assicurare che “emulando” il video si ottiene come unico effetto il disallineamento dei rebbi. Per ottenere la variazione di tratto presente nel video si deve necessariamente scegliere una penna vintage, quale la Waterman 52, una Wahl Eversharp o una Ancora.

  23. anna ha detto:

    ma che bello..è una vita che cerco un’ insegnante a cuneo…ma neanche l’ombra..

    • didatticarte ha detto:

      Se vai sui link inseriti nell’articolo puoi trovare diverse associazioni di calligrafi… magari ti sanno dare qualche informazione 😉

  24. Graziella vendramin ha detto:

    Molto interessante questo articolo. Sostengo da sempre la grafia in corsivo.Come insegnante di “arte e immagine” nelle scuole medie, vorrei cercare di far riprendere il corsivo ai miei alunni che ormai usano in prevalenza lo stampatello minuscolo con delle scritture indecifrabili anche a causa della scarsa manipolazione per iperuso delle nuove tecnologie(Playstation,smartphone,pc e quant’altro). Pensavo di far scrivere loro dei dettati nel foglio dell’album precedentemente rigato, l’ideale sarebbero le righe da terza elementare, non so se ci siano ancora. Alla primaria non scrivono più, ma completano delle fotocopie. Non è la stessa cosa.

    • didatticarte ha detto:

      Concordo con te e credo che, oltre al non saper scrivere bene, si perda anche la cura, l’attenzione verso i contenuti. Non è questione solo di eleganza ma anche di coordinamento occhio-cervello e di capacità di riflessione.

  25. feliciana ha detto:

    L’indagine grafica è un tema antico, Il metodo del teorico Moretti, ha dato vita ad una grande scuola , ho imparato molto,…https://grafoanalisi.wordpress.com/la-grafologia/pilastri-grafologia-morettiana/, solo se ti incuriosisce. Ricordo che in Francia è una disciplina molto applicata. Buon lavoro con i miei più sinceri complimenti.

  26. Erasmo ha detto:

    Comincio a sentire l’esigenza avere intorno a me tutta la bellezza possibile. comincerei da me stesso imparando a scrivere così a 50 anni. grazie per l’impulso

  27. Morgana ha detto:

    Io sono appassionata di penne stilografiche,
    e avendo una buona grafia posso dire che nulla più
    delle penne a sfera ha influenzato la pessima grafia delle ultime
    generazioni ..
    Se pensate che solo fino agli anni 50-60 ancora nelle scuole si scriveva
    con pennini e inchiostro, racconti della mamma e nonna,
    e che la calligrafia era una parte molto importante
    dell’apprendimento della scrittura.
    Io comunque odio il corsivo italico nella forma posata, quello che viene insegnato a scuola da un secolo a questa parte insomma, e che rende più lenta e meno leggibile la scrittura
    (per lo meno a me) per il semplice fatto che le lettere sono tutte legate.
    Mentre il corsivo “slegato” , come ad esempio il Cancelleresco, che è praticamente
    lo stile della foto che hai postato, quella che ritrae l’alfabeto minuscolo con il pennino a inchiostro.
    A me piace molto il corsivo “slegato”, sia per la precisione dei tratti,
    sia per l’estrema leggibilità del testo.
    provate a leggere questo e ditemi se non avete trovato difficoltosa la sua lettura:
    http://www.perrupato.it/calligrafia/calligrafia.htm

  28. Patrizia ha detto:

    Sono solo di passaggio su questo BLOG e ringrazio perché trovare spazi dedicati alla calligrafia non è sempre così semplice, e trovo che sia un’arte delicata, bellissima, importante …. sullo schermo si possono scrivere milioni di parole, ma quella che ci rimane di più nel cuore è quella che vediamo scritta su carta, quella che qualcuno ha voluto imprimere con un inchiostro indelebile che nessun “canc” potrà eliminare, …. bella grafia o normale grafia ….. con la penna facciamo parlare il cuore!

  29. Greta Bienati ha detto:

    Bellissimo post! È proprio vero, l’apprendimento del corsivo rende più fluido il pensiero ed è un eccellente strumento pedagogico e terapeutico, inspiegabilmente sottovalutato. Grazie per tutti gli interessantissimi spunti!

    • didatticarte ha detto:

      Grazie a te, Greta!

      • antonella ha detto:

        Nell’era della scuola dell’inclusione, che pensa ai disgrafici e ci dice che non importa sapere scrivere in bella grafia…, certo, l’arte della bella scrittura può sembrare quasi anacronistica…
        Comprendo invece che è un’abilità speciale come molte altre, che tutti siamo portati ad apprezzare una bella grafia, anche se un tempo si diceva fosse “l’intelligenza dello sciocco…”, e che se dovessimo pensare a dei biglietti augurali speciali, in cima a questi starebbero loro, i caratteri ricamati di questo meraviglioso alfabeto artistico…
        grazie, come sempre, per tutto quello che ci racconti con grande competenza e precisione 🙂

      • didatticarte ha detto:

        Grazie mille Antonella!

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