Come fare i quadri a strisce alla Richter

Conoscevo Gerhard Richter per la sua vetrata geometrica nel Duomo di Colonia realizzata nel 2007, in sostituzione di quelle distrutte dai bombardamenti della seconda guerra mondiale.
Un’operazione che trovo straordinaria: riesce a ricreare la sensazione del caleidoscopio di colori delle vetrate medievali senza ricalcarne le iconografie ma applicando una trama astratta accuratamente studiata.

Ho ritrovato Richter a Monaco, al Lenbachhaus, con quei pannelli realizzati strisciando spatole giganti sopra vari strati di vernice fresca. Vederli dal vero mi ha lasciata sbalordita!

In inglese si chiamano Squeegee Paintings. Potremmo tradurlo come dipinti raschiati (o spatolati). Ecco come li realizza l’artista.

Il risultato non è prevedibile e tuttavia non è casuale. La disposizione degli strati di vernice, il verso della raschiatura e la pressione sulla spatola sono elementi controllabili con cui l’artista può gestire la composizione.

Nello stesso museo ho visto da vicino anche alcune delle sue opere a strisce, una serie chiamata Strip Paintings iniziata nel 2010.

Davanti a uno di quei dipinti mi sono pure fatta fotografare di profilo, come una dama del Quattrocento (ma in versione corto brizzolato!).

Ma come sono realizzate queste opere? Inizialmente pensavo che l’artista avesse scelto delle sequenze cromatiche di testa sua dipingendo linee sottilissime tra loro parallele. Un po’ come le fantasie dello stilista Paul Smith.

Poi, leggendo sul sito della Tate la genesi di queste opere, ho scoperto che non sono dipinte ma stampate, ma soprattutto che la successione dei colori è ricavata dall’estrapolazione di una sottilissima striscia verticale da un dipinto spatolato e il suo successivo stiramento orizzontale realizzato in digitale.
Ve lo spiego con questo scherma partendo dal dipinto spatolato della foto in alto. Naturalmente, perché il risultato sia nitido, la striscia verticale deve essere larga un solo pixel.

Fatta questa scoperta mi si sono accese mille lampadine. E se ci provassi con i dipinti del passato? Come sarebbe la Gioconda in versione Richter? Provo a prenderne una striscia passante per il volto e la stiro con Photoshop.

Beh, insomma, non è proprio il massimo. Manca la varietà cromatica e le fasce di colori simili sono troppo ampie. Provo con un Raffaello dai toni più vicaci, scegliendo una striscia verticale che attraversi più colori possibile. L’effetto è sicuramente migliore, anche se le fasce rimangono sempre un po’ troppo larghe.

Decisamente più interessante è il risultato con Giotto. La versione ‘richterizzata’ è straordinariamente moderna.

Certo, si potrebbe andare avanti all’infinito. È un gioco che può dare dipendenza…
Ho provato anche con Monet, Munch, Van Gogh e Kandinsky.

A questo punto mi sono domandata: questo esercizio può avere un valore didattico? Serve solo a creare simpatiche fantasie per lo sfondo del telefonino oppure può aiutare a scoprire qualcosa in più delle opere che si stanno studiando?

Naturalmente la risposta che mi sono data è la seconda. Basta osservare gli esempi qui sopra per capirlo. Prendere una striscia di dipinto e stirarla consente di concentrarsi sulle scelte cromatiche dell’autore senza lasciarsi distrarre dall’immagine. Un po’ come l’estrazione della tavolozza di cui avevo parlato in questo articolo.

Le strisce, ovviamente, possono cambiare parecchio in base alla zona del dipinto che si sceglie. Ma rimane la presenza di colori dominanti tipici dell’autore e dell’epoca. I colori chimici dell’Ottocento e del Novecento, ad esempio, sono molto diversi da quelli che si usavano nel Medioevo o nel Rinascimento. In sintesi: qualunque striscia si prenda da un Caravaggio il risultato sarà sempre simile a questo.

Un esito ben diverso da qualunque Renoir tradotto in strisce.

È un piccolo esercizio, ma a me pare veramente istruttivo. Istruttivo e appassionante, due qualità che nella didattica non dovrebbero mai essere disgiunte.

 

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17 risposte

  1. Elisa ha detto:

    Bello pensare all’arte come ad una ‘dipendenza’!
    Ciao Emanuela e… grazie.
    http://elisasantambrogio3.blogspot.com/2019/03/gerhard-richter-il-colore-nel-gesto.html?m=1
    Qualche anno fa dedicai un laboratorio aalle opere di Richter ; )

  2. Alesatoredivirgole ha detto:

    Ciao Emanuela, davvero molto interessante e “sfidante”.
    Credo sarebbe curioso farlo anche con le fotografie, addirittura con alcune in bianco e nero…
    Ho giocato con le immagini che hai proposto, ho sovrapposto il dipinto “originale” alla relativa immagine “a strisce”, ho tentato diversi effetti ma non ho ricavato grandi cose .
    Grazie 😉

  3. zoomx ha detto:

    L’idea di analizzare la scelta cromatica è buona per cui mi domandavo se non era il caso di analizzare tutti i pixel invece che una sola striscia.
    Ho cercato in rete Pixel Sorting e ho trovato parecchi esempi, algoritmi e anche programmi già fatti, ad esempio su GitHub, con tanto di sorgenti.
    Molto bello e molto didattico.
    Complimenti.

  4. Danila Calori ha detto:

    Sempre illuminante! Grazie grazie e ancora grazie per tutti gli spunti

  5. Marino Calesini ha detto:

    Molto interessante grazie

  6. Luisa ha detto:

    A dimenticavo….buona ripartenza e auguriamoci che vada tutto bene.
    Luisa

  7. Luisa ha detto:

    È veramente interessante lo studio della gamma cromatica utilizzata dagli autori. Molto bello l’accostamento con le opere d’arte. Con un occhio attento potrebbe diventare un gioco divertente anche per gli studenti. Da proporre.
    Grazie Emanuela

  8. Maria ha detto:

    Spettacolare! Non si finisce mai di stupirsi davanti alla DIDATTICARTE! Grazie!

  9. Edoardo ha detto:

    Bravissima 🙂