Pensare per immagini

La chiamiamo “civiltà dell’immagine” ma viviamo in un’epoca nella quale sconosciamo il linguaggio visivo e il suo utilizzo. Non sappiamo sfruttare il potenziale visuale del nostro pensiero perché veniamo presto abituati ad un uso esclusivo del linguaggio verbale nell’apprendimento. La nostra cultura e la nostra educazione, infatti, sono fondate sulla parola.

Con la parola definiamo e comprendiamo il mondo che ci circonda in modo talmente preciso e raffinato che abbiamo lentamente perso la capacità di elaborare immagini ed utilizzarle per accrescere le nostre competenze.

Eppure l’intelligenza visivo/spaziale è una delle otto intelligenze ad oggi individuate dallo psicologo americano Howard Gardner, è presente in circa i 3/4 della popolazione ed è considerata la radice stessa del pensiero umano: prima di inventare la parola e poi la scrittura, la prima forma di espressione dell’uomo è stata l’immagine!

Se n’è occupato anche Ian Robertson che, riguardo l’intelligenza visiva, la definisce “il sesto senso che abbiamo dimenticato“.

Allora come allenare questa forma di intelligenza? Sicuramente occorre cercare di attuare il passaggio dal linguaggio verbale a quello visivo utilizzando una serie di tecniche di visualizzazione. La prima fase può essere quella di organizzare la propria conoscenza attraverso l’uso di mappe mentali.

Le parole stesse hanno un potenziale visivo (già sfruttato ampiamente dai Futuristi e dai Costruttivisti russi) che può essere d’aiuto per stimolare la memoria visiva.

Aiutandoci con semplici disegni e graficizzazioni possiamo studiare attraverso i riassunti visivi: vere e proprie sintesi create con immagini.

Un lavoro del genere risulta molto più attivo e stimolante del normale riassunto verbale di un testo: per far questo, infatti, spesso ci limitiamo a saltare gli aggettivi e ridurre il numero di parole in una frase utilizzando qualche sinonimo. Per fare un riassunto visivo invece dobbiamo utilizzare tutta la nostra immaginazione per focalizzare un’immagine capace di esprimere lo stesso concetto presente nel testo.

Tutti conosciamo il vecchio adagio per il quale “un’immagine vale mille parole”. E su questa affermazione si costruisce tutta una nuova branca della comunicazione visiva denominata infografica, cioè l’informazione veicolata solo dalle immagini.

Ecco un esempio di infografica relativa alle abitudini degli studenti contemporanei.

La creazione di riassunti visivi, infografiche e altre forme di comunicazione per immagini avviene essenzialmente grazie all’uso di pittogrammi: immagini stilizzate ma chiaramente comprensibili a tutti.

Con pochi semplici pittogrammi si può raccontare qualsiasi cosa come accade con quelli, divertentissimi, della serie Shortology.

Non è neanche necessario saper disegnare bene per potersi esprimere con le immagini. Attraverso applicazioni di ogni sorta si può graficizzare facilmente ogni concetto… ma questo lo scopriremo nelle prossime puntate!

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20 risposte

  1. Miryam ha detto:

    In fin dei conti la stessa segnaletica stradale,
    soprattutto nel linguaggio turistico -culturale é ricco di pittogrammi e illustrazioni, spesso non corredato da alcuno carattere grafico alfabetico; e non dimentichiamo le interfaccia dei nostri piu’ usati e moderni software per computer e altri dispositivi. Infatti non a caso l’approccio oramai è sempre più precoce e soprattutto molto più intuitivo soprattutto per i bambini non ancora in età scolare.

  2. alessandra ha detto:

    Non condivido le premesse perché pensiamo per immagini: tutti, sempre. Vero è che è un fatto su cui si riflette e si lavora troppo poco. Anche a scuola. Grazie dunque per questo articolo, che si inserisce in un blog molto bello e denso di riflessioni interessanti

  3. paolo sturmann ha detto:

    Buonasera, mi complimento per la eleganza con cui ha saputo organizzare e vestire il suo blog. Mostra grande competenza nella didattica, con messaggi godibilissimi, accattivanti, sintetici e ricchi al contempo. Veramente notevole. Grazie.

  4. AldoPomponi ha detto:

    Ottima descrizione del pensiero visuale. E’ una tecnica effettivamente molto usata negli stati uniti dove ho avuto la fortuna di certificarmi come consulente proprio su questo argomento. Utilizzo regolarmente le “OnePage” così le ho chiamate per dare ai Clienti un sistema semplice e di impatto per comunicare il loro valore. Spesso le OnePage vengono anche date al Cliente affinchè possa convidere al proprio interno. Penso che la prossima vera rivoluzione nelle aziende sia l’adozione del pensiero visuale. Il primo passo ? Acquistare una lavagna un po di post-it e cominciare a giocare con i pensieri…

  5. Claudio ha detto:

    Credo che il problema sia multimodale. Come far coesistere più modalità, rispettando le grammatiche di ogni sistema. La significazione richiede condivisione, quindi regole.
    Il carattere a stampa che sparisce nella lettura ha già una sua funzione grafica: quella di non essere notato, cioè per trasferire immagini sonore non forme visive. Se un carattere ha altre funzioni grafiche trasforma in parte la sua natura. Consideriamo la scritta “IL FUMO UCCIDE” sui pacchetti di sigarette: una immagine e non un testo, una macchia in bianco e nero.

  6. lucia ha detto:

    l ‘immagine aiuta di più gli studenti a memorizzare ,e rende lo studio più piacevole, sono d’accordo

  7. Laura ha detto:

    Interessante, molto interessante. Mi chiedo se e come cervelli cinquantenni ormai così abituati alla parola, soprattutto scritta, possano tornare a sfruttare e coltivare questa forma d’intelligenza.

  8. Davvero utile, grazie

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  9. 8 Luglio 2016

    […] simboli. È il caso di Shortology, un esperimento creativo di cui ho già parlato nel post sul Visual Thinking, che potete ammirare qui sotto. Geniale, […]