Caldo, soffice e trasparente come il marmo
Se c’è un “trucco” che ha accomunato gli artisti di tutti i tempi, quello è senz’altro l’uso mimetico del marmo.
Sembra un materiale piuttosto limitativo: freddo, duro, opaco non può che trasmettere sensazioni analoghe nonostante l’estrema varietà cromatica con cui si può trovare in natura.
Invece, e qui sta la bravura dell’artista, il marmo può apparire anche pulsante di vita, leggero e svolazzante, morbido e persino impalpabile.
Uno dei primi maghi del marmo è stato probabilmente Fidia: le sue dee sdraiate dentro il frontone del Partenone sono avvolte da un lungo chitone drappeggiato che aderisce al corpo incollandosi quasi alle carni, definito perciò “panneggio bagnato” (evidentemente la miss maglietta-bagnata era già apprezzata nel V secolo a.C.).
Naturalmente il panneggio è rimasto uno dei cavalli di battaglia degli scultori di ogni epoca. Uno dei più belli è quello svolazzante della Nike di Samotracia accompagnato da ali piumate soffici e flessuose, il tutto in pregiatissimo marmo pario.
All’epoca ellenistica appartengono anche alcuni celebri torsi la cui turgida muscolatura sembra doversi contrarre da un momento all’altro… quando si dice avere gli addominali di marmo!
Per ritrovare simili effetti di mimetismo bisogna attendere il Rinascimento (il naturalismo, infatti, non era tra gli obiettivi dell’arte medievale) e, in particolare, le mani sapienti di Michelangelo.
Sotto il suo scalpello riesce a scorrere il sangue nelle vene di David…
… mentre la mano di Maria comprime l’ascella di Cristo nella Pietà e il velo sulla sua testa si arriccia in pesanti pieghe sovrapposte.
Ma ancora non abbiamo visto niente! È con Bernini, infatti, che il marmo si fa carne viva e calda premuta con forza dalle mani di Plutone che stringe la coscia di Proserpina per rapirla e portarla con sé agli Inferi.
E con Bernini il marmo subisce la stessa metamorfosi di Dafne: diventa foglie, corteccia, capelli.
C’è un’opera meno conosciuta di Bernini che considero l’apoteosi del mimetismo: lo splendido materasso capitonné scolpito su richiesta del Cardinale Borghese per adagiarvi sopra l’ermafrodito dormiente, copia romana di un originale ellenistico.
Ma quella del trasformismo del marmo non è una fissazione individuale di Bernini: è il suo secolo, il Seicento, che glielo chiede. La poetica barocca vuole spettacolo, teatralità e suggestione e Gian Lorenzo ne è uno dei massimi interpreti.
È di metà Settecento, invece, un capolavoro di Giuseppe Sanmartino conservato presso la Cappella di San Severo a Napoli raffigurante Cristo velato.
Il trasparente sudario di marmo (che alcune leggende avrebbero voluto essere frutto di un processo alchemico di “marmorizzazione” dei tessuti) riesce a rendere la scena ancora più drammatica. Lasciando percepire le forme scarnificate sottostanti le rivela in maniera toccante e dolorosa.
Pare che persino Canova ne sia stato talmente colpito da aver dichiarato che avrebbe dato dieci anni di vita pur di essere l’autore di questa scultura.
Nella stessa cappella è presente anche un’altra stupenda statua velata del 1752 scolpita da Antonio Corradini, colui che avrebbe dovuto realizzare anche il Cristo velato ma morì dopo averne creato solo un bozzetto in argilla.
La statua in questione rappresenta la “Pudicizia” (sebbene di pudico abbia ben poco), una donna sensuale avvolta da un aderentissimo velo che le passa anche sul viso.
Tra Settecento e Ottocento la moda del velo di marmo si diffonde a macchia d’olio. Riuscire a drappeggiare tessuti impalpabili sembra diventare una mania collettiva.
I cimiteri si riempiono di sculture velate e i busti di vergini dal velo in testa si sprecano…
Si arriva così a Canova che, sebbene con una sensibilità diversa da quella barocca, trasforma il marmo con grande virtuosismo.
Le ali di Amore sono talmente leggere da diventare trasparenti se osservate in controluce e il lenzuolo che avvolge il materasso su cui è sdraiata Paolina Borghese si ondula e si increspa sotto il peso della donna.
La lezione dei grandi maestri non è passata inosservata nel Novecento. Alcuni artisti ne hanno conservato, modernizzandolo, l’aspetto cangiante del marmo adattandolo a soggetti stilizzati o a tipiche creazioni pop.
Lo scultore sardo Costantino Nivola, ad esempio, ci ha lasciato delle geometriche lastre bidimensionali sulle quali si avverte la tensione delle forme che vorrebbero fuoriuscirne…
L’americano Sebastian Martorana sembra riprendere pedissequamente la lezione di Bernini applicandola ad oggetti vissuti e, magari, un po’ malconci.
Ecco allora materassi, cuscini, asciugamani e giacche sgualcite riprodotti in “morbido” marmo…
Lo stesso tipo di contrasto tra la durezza del marmo e la flessibilità di un’imbottitura è l’effetto ricercato dal cinese Ai Wei Wei nelle sue poltrone installate a Zurigo.
Lo scozzese Alasdair Thomson si è specializzato, invece, in sottili abiti femminili appesi a stampelle, che sembrano dover svolazzare da un momento all’altro, se non fosse che son fatti in marmo di Carrara!
Fanno venire alla mente certi antichi frammenti classici di cui rimane solo la veste…
L’australiano Alexander Seton ha raggiunto livelli di mimetismo incredibili: il marmo diventa persino plastica accartocciata o carta spiegazzata, oltre che morbido asciugamano e drappo su un inesistente pianoforte.
Piuttosto pop è anche l’inglese Martin Selman. Con il marmo di Carrara realizza lattine vuote, bottiglie, tetrapak e flaconi schiacciati.
Insomma i nostri rifiuti ci vengono restituiti come nobili sculture!
Il marmo “accartocciato” è anche il tratto distintivo dei lavori di Marco Campajola.
La stessa leggerezza è il tratto distintivo delle sculture di Fabio Viale.
Una cassetta della frutta è un fragile ricamo di marmo, un sacchetto di carta sembra doversi accartocciare da un momento all’altro e uno stormo di aeroplanini marmorei volteggiano senza peso sulle nostre teste.
La trasparenza invece è stata sfruttata maggiormente nel settore del design.
I lampadari di Benjamin Hubert, ad esempio, sono dei blocchi massicci a forma di capsula che rivelano un’incredibile trama di venature nascoste dentro il marmo solo nel momento in cui vengono accesi.
La lezione dunque é chiara e la riassumo con le parole dello scrittore André Gide: “Lo scultore non cerca di tradurre in marmo il proprio pensiero: egli pensa direttamente come se già tutto fosse di marmo, egli pensa in marmo“.
Splendido articolo. Aggiungerei la rete della statua del Disinganno del Queirolo, anch’essa nella Cappella Sansevero, assieme al Cristo velato e alla Pudicizia.
https://curiosandosimpara.com/2019/02/16/uno-scultore-italiano-impiego-7-anni-per-creare-la-sua-opera-e-difficile-credere-che-sia-di-marmo/
Cara Emanuela, é da grande anima bella e sapiente volare da un capo all’altro del tempo, per fare la storia delle capacità umane e cogliere e riprodurre con tanta levità, la ricerca della perfezione nella materia che Dio ha creato . Seguirti é un piacere e conoscerti , anche se nella rete, é un dono.
Che belle parole! Grazie di cuore, Giannina.
Complimenti per il blog, è fatto veramente bene. Come scultore che lavora il marmo di Carrara, vi posso assicurare che realizzare opere del genere non è così semplice.
Grazie per l’apprezzamento. La grande maestria di un artista è proprio celare il grande sforzo che sta dietro l’opera.
Per quello che hai scritto mi ha affascinato su istagram jago.artist. Dai un’occhiata.
post d’autore anzi d’autrice
😀
hai egregiamente risolto tutti i miei dubbi sulle statue velate.grazie
Hai risolto i miei dubbi. grazie
Straordinario questo articolo. Grazie.
Arcangela
🙂
Articolo molto interessante! La foto dell’ala della Nike che avete allegato è quella dell’ala riprodotta in gesso agli inizi del ‘900.
Magnifico articolo corredato delle foto dei particolari più belle ed intereessanti che mi sia capitato di vedere.
Mi sono sempre proposto un quesito: nella lavorazione del blocco sarà capitato all’Artista di sbagliare e produrre un danno al marmo, come poteva ripararlo oppure doveva cominciarne un altro?
Se qualcuno può rispondere gliene sarei grato.
Grazie per l’apprezzamento. Per quanto riguarda eventuali errori si ricorreva all’inserimento di tasselli di marmo, allo stucco e ad altre forme di integrazione. Non si ricominciava per una scalpellata in più 😉
Finalmente un articolo ben corredato di fotografie sull’arte marmorea
Wonderful… Thanks for the info… Thanks a lot… And congratulations…
Sei bravissima. Grazie per questo blog. E’ un piacere leggerlo.
Grazie mille, Paola 😀
Lindo! A que ponto chega a habilidade de um artista!!!
Molto bello e esaustivo , viene voglia di usarlo.brava
😀
Magnifico articolo, davvero interessante e scritto benissimo… credo tu sia capace di appassionare anche l’essere più disinteressato all’arte!
Ti ringrazio!!!
Grazie 🙂
Magnifico articolo, i tuoi ragazzi sono molto fortunati, splendida insegnante!
Grazie Claudia!
Non avevo ancora visto questo post. Straordinario!
Non riesco ad immaginare come realizzino le figure velate…
Comunque, un materiale davvero versatile, il marmo, nelle mani di un abile artista.
Grazie, Emanuela.
Che bello tornare a leggere i tuoi commenti. Immagino che per fare i veli utilizzino modelli dal vero e tanto “allenamento”.
È questione di tecnica, non necessariamente di talento. L’effetto è comunque magnifico.
Un abbraccio
Questo tuo blog e’ davvero straordinario: sono delle vere lezioni, molto didattiche, che nascono da esperienze reali compiute con i ragazzi sui banchi di scuola. È un modo semplice ed efficace di comunicare gli aspetti tecnici propri della storia dell’arte……mi complimento ancora e sono felice di averti “scoperta” e di averti come amica.
Grazie mille Giselda 🙂
Come sempre, e sempre di più un appuntamento imperdibile il tuo. Brava 🙂
ti ringrazio tanto Mauro
Mi è venuta la pelle d’oca, sembra impossibile! !!!!
FOFO’
molto interessante e ben illustrato,
Grazie per l’apprezzamento, Elena
Bellissimo post, interessantissimo e coinvolgente! 😉
grazie Giorgio!
Magnifico articolo, grazie! Mi è molto piaciuto.
😀