Se l’arte è fatta d’ombra
Ribaltiamo il punto di vista: immaginiamo che l’ombra non sia conseguenza della luce ma il suo scopo primario. Immaginiamo che la luce venga manipolata per dare forma alle ombre. Immaginiamo che le ombre, dunque, siano più importanti della luce.
Fatto?
Ecco, quello che avremo davanti saranno opere fatte di oscurità, di assenza, ma non per questo meno concrete e suggestive di quelle fatte di corpi e di colori.
Nella storia dell’arte tutto questo è cronaca recente: l’ombra portata come opera a sé è un’invenzione della contemporaneità.
Sebbene, infatti, l’origine della pittura sia stata rintracciata da Plinio il Vecchio nel ricalco di un ombra (ne ho parlato a proposito dei ritratti di profilo), l’ombra portata è stata utilizzata dagli artisti “solo” per definire lo spazio, suggerire le distanze reciproche tra i vari elementi e dare consistenza agli oggetti della scena.
San Girolamo nello studio (1474) di Antonello da Messina ne è un caso esemplare.
In alcune epoche, addirittura, l’ombra portata diventa solo una piccola macchia allungata sotto i piedi delle figure per sparire del tutto con l’arte bizantina (ma anche l’ombra propria non se la passa bene nei mosaici di Ravenna!).
A volte l’ombra assume connotazioni fortemente simboliche, diventa un fantasma di oscuri presagi che aleggia intorno alla figura. È questo il senso della densa macchia cupa dietro la ragazzina ritratta da Edvard Munch in Pubertà (1894).
Ma l’ombra portata, in pittura, può anche rivelare una presenza esterna alla scena come nel famoso Bacio (1859) di Francesco Hayez.
Se osserviamo il particolare della porta sulla sinistra possiamo notare un’ombra – più evidente nelle versioni successive del quadro – appartenente ad un terzo personaggio, un compagno d’armi del giovane amante che lo attende in disparte, fuori dalla tela.
Quest’uso dell’ombra come “presenza di un’assenza” è uno stratagemma che sarà ampiamente utilizzato dalla fotografia.
Immortalare le ombre, ma non ciò che le produce, crea un suggestivo effetto di ambiguità visiva: il soggetto sta fuori dall’inquadratura eppure è anche dentro la scena!
E se il soggetto è famoso, basta solo l’ombra per farcelo riconoscere!
Fotografare l’ombra, comunque, rende evocativa anche un’immagine che altrimenti risulterebbe banale…
Nella foto dall’alto rivela la sagoma del soggetto a patto che i raggi solari siano sufficientemente inclinati.
Ombre portate particolarmente complesse (o estremamente semplici) creano delle geometrie effimere di grande interesse, in particolare nella fotografia in bianco e nero.
… e soprattutto è una tecnica perfetta per l’autoritratto.
Ma se l’ombra dipende dalla luce, nel momento in cui le luci si colorano e si moltiplicano anche le ombre si frammentano e si sovrappongono. Un effetto incredibile che nell’installazione di Olafur Eliasson trasforma i visitatori in parte attiva del lavoro artistico.
Eppure non è detto che l’ombra sia solo il ricalco fedele del soggetto in luce. Con l’ombra si può anche giocare, dandole una forma che richiama altro, modellandola come se fosse materia.
Non è questo ciò che facciamo quando creiamo le ombre cinesi?
E non solo coniglietti, colombe e cagnolini… guardate cosa si può fare con l’ombra delle mani!
Ma si può usare qualsiasi cosa per modellare le ombre! Larry Kagan, ad esempio, crea immagini proiettate sul muro assemblando dei sottili elementi metallici. A prima vista potrebbero sembrare dei garbugli incomprensibili, ma appena accesa la luce… ta-daaa!
Nelle mani di Tim Noble e Sue Webster, persino dei mucchi di rifiuti possono trasformarsi in sagome perfette…
La frammentazione degli elementi illuminati può dare luogo ad incredibili composizioni! Quella di Bohyun Yoon, ad esempio, crea un’intera parete di posizioni del Kama Sutra ottenute da parti del corpo umano smembrate e sospese al soffitto.
Più “delicate” sono invece le installazioni di Kumi Yamashita di cui ho già parlato a proposito dei materiali non convenzionali da scultura (e l’ombra è uno di questi).
La scultura più estrema dell’ombra, però, si può fare solo con la manipolazione digitale. È così che l’ombra si carica di tanti altri significati e assume una vita del tutto autonoma.
È su questo concetto che si basano alcune campagne pubblicitarie della Lego.
L’ombra, dunque, può liberare l’immaginazione, può creare paesaggi surreali e impalpabili scenografie.
Perché l’ombra ha un fascino tutto suo, una capacità di stratificarsi e farsi materia. Una bellezza oscura che non è più inferno, peccato, perdizione ma sogno e al contempo verità.
Come scriveva Junichiro Tanizaki nel suo celebre Libro d’ombra “In verità, non esistono né segreti, né misteri: tutto è magia dell’ombra”.
Grazie per la bella pagina, vorrei ricambiare un poco con questi 4 minuti di video sull’ombra:
https://www.youtube.com/watch?v=tqb-2E6aCwE▶
Complimenti, Mario! È un progetto davvero evocativo!
Fantastico!
Ricordiamo colui che ha ri-portato l’ombra portata nell’arte in epoca moderna: Masaccio. Nel “San Pietro risana con l’ombra” della Cappella Brancacci è diventata quasi la protagonista dell’opera!
😀
Interessante il mio lavoro si basa sulle ombre, progetto luce dal 1982, sono nato in una famiglia Che dal 1908 progetta luce.
Ciao Marco, forse non ti ricordi ma ci conosciamo. Sono anch’io una lighting designer 😉
Ti adoro. Tutto magnifico, complesso, profondo e semplice.
grazie! sono articoli che mi arricchiscono.
😀
Meravigliose le potenzialità delle ombre. Ultimamente ne ho visto delle rappresentazioni teatrali notevolissime.
Silenziosa, muta, fedele compagna di vita e custode dei nostri segreti più intimi … la nostra ombra non è soltanto questo ma probabilmente molto di più, forse è lo specchio della nostra anima.
Ancora una volta un post che apre la finestra su un universo da scoprire e da esplorare fatto di luci … ed ombre apunto 😉
Grazie !
È un piacere!
Bellissima rassegna, non avrei mai immaginato che le ombre potessero dar vita a tanta arte e così variegata! Essendo un’estimatrice di Pirandello, che sull’identità, sulle apparenze, sulla forma e sugli specchi ha costruito tutta la sua letteratura, sare curiosa di conoscere la sua opinione a questo proposito: ho i miei dubbi che il suo Fu Mattia Pascal troverebbe un conforto nella propria ombra! 😛
Forse l’abbandonerebbe come ha fatto Peter Pan…
Grazie sempre per l’apprezzamento, Cristina!
Ma che bello incontrare Didatticarte su twitter per poi scoprire che sei tu! Ho avuto il piacere di seguirti nel corso Zanichelli in rete, ed è stato un vero piacere oltre che una vera scoperta. Non conoscevo questo spazio… contenta davvero di essermici imbattuta! Un caro saluto: MRita
Fantastico! Benvenuta Maria Rita 😀
Wonderful, lode alla tua professionalità.
Grazie!!!
Quante cose non ho mai visto! Grazie
Grazie a te!
Molto interessante, d’altronde è uno degli argomenti che preferisci 😉 Ciao Emanuela
Carissima! Grazie mille 😀
vi abbraccio forte
molto interessante grazie