Palloncini come opere d’arte
Quando ho iniziato a raccogliere le immagini per questo articolo pensavo che mi sarei occupata solo di arte contemporanea: credevo, infatti, che i palloncini fossero invenzioni del secondo dopoguerra e che il palloncino come opera d’arte fosse ancora più recente.
E invece, con mia enorme sorpresa, ho scoperto che il palloncino di caucciù è stato inventato da Michael Faraday nel 1824 per i suoi esperimenti sul peso dell’idrogeno e che, prima della gomma, i palloncini erano fatti gonfiando la vescica del maiale.
È in questa versione da macelleria che cominciano ad apparire nell’arte fin dal XIV secolo. Eccone uno nel Salterio di Luttrell, un codice miniato inglese del 1325-40 famoso per la raffigurazione di scene di vita quotidiana.
Dopo essere stata asciugata e gonfiata, la vescica veniva legata a un bastoncino e usata dai bambini per giocare (ma nel XVII secolo la userà anche Galileo per i suoi esperimenti sul peso dell’aria).
Nei primi anni del Cinquecento il palloncino ricompare in uno degli Arazzi Trivulzio del Bramantino. In quello che raffigura il mese di dicembre si può vedere sulla sinistra un uomo che gonfia una vescica mentre un bambino protende le mani per afferrarla.
Nella pittura di genere del Seicento, così amante di sangue e viscere, la gonfiatura del palloncino è sempre accompagnata dall’immagine del maiale squartato. Un contrasto interessante!
La scena si addolcisce nel Settecento. Scompare l’effetto macelleria sostituito dall’aspetto ludico (la bambina che sta per bucare il palloncino) o da quello virtuosistico (la trasparenza della vescica alla luce della candela).
È di quest’epoca anche un insospettabile Goya nella sua fase più luminosa.
Da questo momento il palloncino di vescica di maiale scompare dalla pittura. Nell’Ottocento, che pure si occuperà di episodi di vita quotidiana, non c’è posto per questo gioco da bambini. Forse perché non appartiene alle classi borghesi, vero soggetto dell’arte del XIX secolo.
I palloncini come li conosciamo noi vengono inventati negli Stati Uniti intorno agli anni Trenta del secolo scorso ma faranno la loro comparsa nell’arte solo alla fine degli anni Cinquanta, con l’immancabile Piero Manzoni. È sua l’idea di riempirli di “fiato d’artista”, due anni prima di inscatolare altre celebri emissioni…
In realtà l’idea non era nuova: già nel 1919 Marcel Duchamp aveva sigillato in un’ampolla di vetro l’aria di Parigi. Se avesse già avuto a disposizione i palloncini, di sicuro li avrebbe usati per farne delle opere Dada (come ha fatto poi nel ’44 lanciandoli in cielo con le sagome degli scacchi).
Il palloncino è letteralmente esploso nel campo dell’arte solo negli ultimi tempi. Molte installazioni ne evidenziano l’aspetto di leggerezza attraverso la sospensione di centinaia di bolle di gomma.
Un altro filone è quello del palloncino gigante, un po’ surrealista un po’ pop, che gioca con le architetture.
Fanno parte di questa categoria anche le mega-sculture di Jeff Koons. Anche se sono in metallo, simulano gli animali modellati con i palloncini tubolari.
Altre installazioni si basano sulla tragedia che tutti da piccoli abbiamo vissuto: il palloncino che lentamente si sgonfia fino ad agonizzare moscio sul pavimento…
La cosa si fa più drammatica se il palloncino viene gonfiato dentro un vaso di ceramica destinato a precipitare quando la bolla di gomma sarà troppo sgonfia.
Poi ci sono i palloncini assurdi di Todd Robinson. Pesanti e del tutto incapaci di rimanere tondi. Potremmo ribattezzarli “i palloncini del lunedì mattina”.
Sono pesanti, perché pieni d’acqua, anche quelli di Cheryl Pope. Per osservarli bisogna passarci in mezzo, con il rischio di farsi i gavettoni da soli!
Ma il palloncino più famoso rimane quello di Banksy. Quel piccolo cuore rosso che scappa di mano alla bambina.
La stessa immagine che si è autodistrutta nel corso di una celebre asta.
Ma soprattutto la stessa bambina di una toccante animazione a sostegno del popolo siriano.
D’altra parte Banksy non è nuovo a questo tipo di messaggio. Aveva già dipinto una bambina simile che vola appesa ai palloncini in Cisgiordania, sul muro israeliano.
È questo ciò che continua a sorprendermi dell’arte. La sua capacità di stravolgere i luoghi comuni, di far vedere e scoprire nuovi punti di vista, di prendere un tema e declinarlo in infinite varianti anche contrapposte. Un po’ come abbiamo visto con la valigia.
E così il palloncino può diventare ludico e drammatico, leggero e pesante, piccolo e immenso, colorato e trasparente, vuoto e pieno.
Solo l’arte può fare questa magia!
Complimenti, come sempre splendido articolo! Mi permetto tuttavia, di invitare alla considerazione dell’impatto ambientale dei palloncini. Potrebbe essere educativo e forse ispirare nuove opere per la funzione sociale dell’Arte.https://www.greenme.it/informarsi/ambiente/palloncini-plastica-inquinamento/
Ottima analisi e bellissima ricerca 🙂
Grazie, Carlo.
Grazie sempre a te per gli ottimi spunti Emanuela
🙂
In effetti da un po’ di tempo a questa parte, il palloncino è sempre più protagonista!
Emanuela mi hai fatto ricordare l’infanzia ! Nelle macellerie della mia città,Cosenza, il periodo in cui si macellavano i maiali si mettevano le vesciche appese per indicare che lì la carne era nostrana e quindi buona
L’animazione di Bansky arriva dritta al cuore se si pensa che la situazione è peggiorata
Grazie come sempre
Grazie a te 🙂
Il tuo articolo e’ la dimostrazione di come si possa parlare a 360 gradi di storia dell’arte partendo da qualsiasi spunto, in questo caso prendendo a pretesto…un palloncino!
Complimenti davvero.
Grazie mille, Mario!
Come sempre splendido articolo, un aggiunta, se posso, al palloncino affianco al maiale macellato.
Per motivi familiari da piccola frequentavo un macello e le vesciche di maiale venivano anche allora sempre gonfiate e fatte asciugare, lo scopo non certo ludico era quello di utilizzarle poi per insaccati.
bellissimo articolo, mille suggerimenti di cosa significhi l’arte. ringraziamo
Ti ringrazio, Carlo.
Parlando di palloncini giganti, mi è venuta in mente la serie tv Il prigioniero, dove il protagonista è prigioniero di un paese e non può andarsene perché dei palloncini giganti glielo impediscono. Ecco un’immagine: https://milanox.eu/15-il-prigioniero/
Interessante la comparsa del palloncino nella storia e come gli artisti lo hanno interpretato. Ho imparato qualcosa che non conoscevo. Grazie Emanuela.
Grazie a te!
sempre bellissimi e stimolanti i suoi articoli. Grazie!!!
🙂
Bellissima passeggiata aerea ricca di curiosità… grazie Emanuela.
Grazie 😀