La vera lezione delle Avanguardie: la libertà
Ogni anno, nelle quinte classi, presento le avanguardie artistiche del Novecento (Cubismo, Futurismo, Espressionismo, Neoplasticismo, Dada etc.) sottolineando la loro portata rivoluzionaria: hanno dato uno scossone alla bimillenaria tradizione figurativa sconvolgendo soggetti, linguaggio e poetica del passato.
Quest’anno però ho capito che non mi basta. Che è urgente allargare l’orizzonte di questa spiegazione tutta circoscritta alla sfera dell’arte e che devo far capire l’impatto ‘etico’ che hanno queste opere, ancora oggi.
Ognuna ha cercato di abbattere un totem del passato, dalla prospettiva all’uso naturalistico del colore, dal chiaroscuro alla distinzione tra figura e sfondo, dal realismo dei particolari alla verosimiglianza dell’insieme.
Ormai è raro che qualche studente, dopo che abbiamo lavorato su questi concetti, se ne esca con la fatidica frase “questo potevo farlo pure io”. Sanno benissimo, come ho raccontato a proposito del talento degli artisti, che per Picasso & Co. non si trattava di non saper dipingere, ma di una conquista artistica difficile ed emozionante. Una conquista che al netto di ogni questione concettuale e pittorica si traduce in un concetto essenziale: le avanguardie sono la più grande dimostrazione della libertà dell’artista.
Se Kandinsky, nel 1910, ha deciso che alcune macchie di colore possono diventare il soggetto di un acquerello e che, da solo, quel colore può trasmettere emozioni, sta esercitando la più alta forma di libertà espressiva.
E se poi arriva Malevich e nel 1915 dice che un quadrato nero è arte e che non deve esprimere nulla se non la sua essenza di quadrato nero, sta praticando la massima libertà artistica.
Schiele, invece, dimostra la sua libertà disegnando corpi sofferenti e al contempo voluttuosi (1913). Pagherà questa scelta, giudicata pornografica, con la galera.
Per Boccioni la libertà dell’artista sta nel raccontare la modernità, perché “un automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia”, come aveva scritto Marinetti nel celebre manifesto futurista.
Dunque la pittura può raffigurare anche una locomotiva, un cantiere, una rissa.
Ma nulla è paragonabile alla libertà di Duchamp. Sostenere che anche una ruota di bicicletta capovolta o un orinatoio possano essere opere d’arte è quanto di più liberatorio, creativo e rivoluzionario fosse mai stato pensato.
E dei sogni assurdi di Dalì ne vogliamo parlare?
È la liberazione dell’inconscio, delle pulsioni più segrete e imbarazzanti. D’altra parte André Breton lo aveva già detto nel 1924: il Surrealismo è un “automatismo psichico puro con il quale ci si propone di esprimere, sia verbalmente che in ogni altro modo, il funzionamento reale del pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica o morale”. È il momento in cui dopo la liberazione sociale descritta da Marx si aggiunge quella individuale teorizzata da Freud.
Insomma, a te pittore delle avanguardie nessuno può dire cosa dipingere e come. Sei libero di fare un semplice cerchio anche se sai dipingere come Raffaello. E il fatto che dipingere cerchi o figure mostruose renda liberi è confermato dal fatto che Hitler quelle tele le ha sequestrate, bruciate, esibite in mostre punitive in quanto “arte degenerata“.
Se nel 1937, nel pieno delle persecuzioni contro gli Ebrei e dei piani di espansione dell’egemonia germanica, il cancelliere tedesco trova il tempo per occuparsi dei rettangoli di Mondrian, dei cavalli di Marc, e dei cieli di Nolde vuole dire che sono roba che scotta! Vuol dire che quei dipinti sono l’antitesi dell’ideologia illibertaria del Nazismo.
Ma la lezione delle avanguardie non finisce qui. Ogni volta che la cultura e l’arte sono messe a tacere dal potere o sono perseguitate nelle forme più subdole (come in certi estremismi odierni del ‘politicamente corretto‘) vuol dire che stanno esprimendo una libertà che fa paura.
In tutto questo la scuola è chiamata a un compito più difficile che in passato: spiegare che historia magistra vitae non è solo un bel motto di Cicerone, ma il modo con cui dobbiamo studiare tutto il nostro passato, sociale e culturale.
Allora allo studente che durante la lezione sulle avanguardie dice “questo potevo farlo pure io“, non voglio rispondere più “no, non puoi farlo, perché non hai quella capacità”, ma “perfetto, allora fallo subito e difendi la tua libertà di farlo!”.
Gentile Emanuela, la ringrazio del prezioso supporto culturale che talvolta fa da sfondo e da tessera di mosaico alle mie lezioni, buona continuazione,
È un piacere, Gabriella! Grazie dell’apprezzamento.
Sono convinta che sia questa la strada giusta per leggere correttamente un’opera d’arte, a maggior ragione se è arte d’avanguardia. Oltre infatti agli influssi che un artista ha potuto ricevere dal contesto d’arte in cui opera, bisogna partire dalla storia in cui è vissuto e dalla propria storia personale perché è lì che si trova spiegazione e la chiave di lettura completa di quanto ha realizzato.
Con voi, imparo ogni volta qualcosa di più. Grazie.
Ottimo 😀
Ottima lezione collega! Ho inserito il link nella bacheca della mie classi e spero che riesca a far riflettere gli alunni sull’importanza della libertà in qualsiasi forma e manifestazione.
Ricordiamo sempre che ci sono stati artisti che sono stati perseguitati, deportati e infine uccisi sotto Hitler perché avevano realizzato un’arte fuori dagli schemi e dai “canoni” tradizionali: un’arte non idealizzata che non rappresentava più la “classica” bellezza ma presentava al pubblico forme nuove e originali; opere cariche di colori accesi che mettevano in luce, non più solo la felicità e il benessere ma anche l’ angoscia e le paure degli uomini.
Un’arte “degenerata” per il regime, che denunciava i problemi della società industriale e che allo stesso tempo esprimeva una vitalità e una voglia di rinascita dalle ceneri della prima guerra mondiale. Abbiamo tutti molto da imparare da questi grandi maestri di vita!Chapeau!
Grazie mille, Antonio.
Ottimo articolo, condididerò anche io ho condiviso questo articolo su facebook.
Grazie
Uno dei periodi artistici più interessanti di sempre!
Apprezzo molto i tuoi spunti. Mi piacerebbe conoscere la tua opinione riguardo se l’arte contemporanea abbia ben inteso la lezione delle Avanguardie e se la “troppa liberta’ contemporanea” rechi il pericolo di anarchia comunicativa.
Non posso fare di tutta l’erba un fascio ma è certo che taluni ‘artisti’ abbiano frainteso quella libertà creativa trasformandola in provocazione fine a se stessa, del tutto vuota di contenuti.
Naturalmente non è così per tutto il contemporaneo. Sarà la storia a stabilirlo.
Ottimo spunto e ottima risposta di Emanuela
W le Avanguardie!!!! Anche io con gli studenti di terza media dedico diverse lezioni su questi artisti. Solitamente con lavori di gruppo in cui i ragazzi devono riscrivere il Manifesto della propria Avanguardia e, parlando in prima persona, interpretare un artista presentandosi alla classe…attività che consiglio ; )
Grazie ancora Emanuela!
Ottimo! Un abbraccio, carissima.
Ho condiviso su FB questo ottimo articolo, come contributo alla diffusione della cultura e del pensiero critico
Bene!
Allora allo studente che durante la lezione sulle avanguardie dice “questo potevo farlo pure io“, non voglio rispondere più “no, non puoi farlo, perché non hai quella capacità”, ma “perfetto, allora fallo subito e difendi la tua libertà di farlo!”.
mi è piaciuto
Grazie Valerio! 😉
idem! grazie Emanuela, io lavoro da un anno con il tuo Artemondo, Zanichelli, e mi trovo benissimo
Mi fa piacere! Grazie a te, Marina.
Breve, sintetico, efficace. Ottimo per un ulteriore chiarimento sulle Avanguardie storiche. Perfetto per chiudere il programma di storia dell’Arte. E chissà che riflettano….queste testoline pensanti…grazie Emanuela. Arrivederci.
Grazie, cara Luisa. A presto!
Anche un profano, da queste stupende lezioni, riesce a imparare qualcosa. Grazie
Grazie sempre anche a te!
Molto interessante . Ricevo sempre molto volentieri i suoi lavori
Grazie mille, Marino.
Perfetto!!! Lezione attualissima su cui fare riflettere i nostri alunni.
Purtroppo…