I fiori inaspettati
Prima Turner, poi Mondrian, poi Man Ray, poi Freud e poi una valanga di artisti dai quali non me lo sarei mai aspettato. Tutti quelli noti per opere potenti, o astratte, o surreali o addirittura triviali che poi, invece, dipingono delicati mazzi di fiori.
Per me è stata una rivelazione. Una di quelle cose che accende subito la mia curiosità. E così, anni fa, ho cominciato a raccogliere questi fiori inaspettati, questi soggetti un po’ leziosi sui quali si sono cimentati praticamente tutti.
Certo, non tutti lo facevano per il loro personale piacere. Mondrian ci si guadagnava da vivere, ma voleva dipingere ben altro…
Eppure quei piccoli oggetti hanno forme e colori che non possono lasciare indifferenti gli artisti. Naturalmente ognuno li interpreta a modo suo e dai fiori tira fuori l’aspetto che gli è più congeniale. Man Ray, ad esempio, ne ottiene delle foto solarizzate che enfatizzano i contorni.
Mentre Robert Mapplethorpe, fotografo trasgressivo di corpi nudi, cerca nei fiori l’aspetto sensuale attraverso composizioni rigorose.
Ancora più inaspettati sono i fiori fotografati dallo scultore Constantin Brâncuși, quello della Musa dormiente. La sua è un’indagine sulla forma e sul contrasto tra la geometria del vaso e l’irregolarità delle corolle.
Ma andiamo con ordine. Iniziamo dagli esempi più antichi. Dai fiori dei Romani. Quel popolo di conquistatori e di grandi imperatori non disdegnava affatto riempirsi le domus di piante e fiori affrescati sulle pareti.
Nel Medioevo la tradizione continua. Di fiori ce n’è in abbondanza, ma stavolta in forme meno naturali, a decorare le pagine dei codici miniati.
Poi arriva Giotto che inserisce due piccoli vasi di fiori sotto la Madonna in trono. Se non ci fosse tutto il resto sarebbero già delle nature morte.
Le scene sacre, in particolare l’Annunciazione, rimangono per quasi tre secoli l’unica situazione nella quale si possono trovare dei fiori. Come in Simone Martini.
Nel Rinascimento i fiori compaiono ovviamente nella Primavera di Botticelli (1482). Anzi è proprio un tripudio di fiori, decine di specie diverse dipinte con occhio da botanico. Tra i tanti, alcuni splendidi iris, in basso a destra nel dipinto.
Ed è proprio l’iris (assieme al giglio) il fiore a cui è dedicata la prima natura morta floreale in assoluto. Quella di Hans Memling del 1485. Anche questi sono fiori inaspettati dato che Memling è un pittore di grandi polittici a tema sacro.
Non sono inaspettati, invece, quelli di Leonardo. Sia gli studi su carta condotti con l’occhio dello scienziato…
… sia quelli dipinti in vari quadri con la mano dell’artista.
E dopo? Dopo arriva il Seicento e la natura morta di fiori diventa un’epidemia. Decine di maestri fiamminghi non dipingono altro che colossali composizioni floreali. Più rari sono invece dalle nostre parti, dove la committenza continua a chiedere scene sacre o tutt’al più mitologiche.
Di Caravaggio sappiamo che ha cominciato proprio con le nature morte (non solo di frutti) ma ci rimane solo la sua celebre canestra. E però possiamo avere un saggio dei suoi fiori in uno dei quadri dedicati al Suonatore di liuto.
Anche per i Neoclassicisti i fiori dobbiamo cercarli dentro altri dipinti. Jacques-Louis David, ad esempio, li mette in testa a una malinconica vestale.
In teoria non avrebbero nulla a che vedere con i fiori nemmeno i pittori del Romanticismo. Eppure, come abbiamo visto in apertura, William Turner ne ha dipinti. E così anche il suo conterraneo John Constable, anche se da lui forse ce lo possiamo aspettare, essendo interessato all’aspetto pittoresco della natura.
Forse ce lo aspettiamo un po’ meno da Eugène Delacroix. L’autore della Libertà che guida il popolo dipinge anche festose composizioni floreali che ti fanno esclamare “ma sai che non ce lo facevo proprio?”.
Quanto a Paul Cézanne sappiamo che la natura morta era uno dei suoi generi preferiti. Ma faceva frutta, perché cercava oggetti geometrizzabili. I fiori sono meno conosciuti anche se fanno parte della stessa ricerca di forme che caratterizza le sue bagnanti.
Molto diversi sono i fiori di Gaetano Previati. Il pittore divisionista e simbolista ci sorprende con alcuni vasi di fiori visti dal basso molto lontani dalle figure fluttuanti a cui ci ha abituati.
È un simbolista, ma di tutt’altro genere, anche Odilon Redon. Ricordato per immagini visionarie e talvolta spettrali, ha dipinto una sterminata quantità di vasi di fiori, che sembrano invece usciti dalle fiabe.
Ma cambiamo stile, prendiamo James Ensor. Quello delle parate di maschere beffarde. Beh, i suoi fiori sono tutt’altro che mostruosi!
Ancora più imprevisti sono i fiori di Edvard Munch. Ne ho trovato un solo vaso, ma è già un esempio interessante: l’artista non si sofferma sui particolari ma tratta il vaso con le stesse pennellate lunghe e accese dell’Urlo.
Gli altri espressionisti non sono da meno. Egon Schiele, oltre ai corpi nodosi dipinge tanti fiori, altrettanto contorti.
Poi c’è Emil Nolde. Conosciuto per le figure umane grottesche e per i cieli dai colori impossibili, quando si dedica ai fiori riesce a evocare forme dai colori potentissimi.
E che dire di Oskar Kokoschka? Il pittore della Sposa del vento e di altri turbinanti dipinti è capace di raffigurare i fiori con una delicatezza quasi orientale.
Ma cerchiamo altri pittori improbabili di fiori. I Futuristi, ad esempio. Per Umberto Boccioni i fiori sono quelli sul cappello di una donna, scintillanti come i vicini lampioni.
Per Giacomo Balla, il mitico Futurballa, i fiori diventano bizzarre sculture tridimensionali che poco hanno di aggraziato.
Poi c’è Giorgio De Chirico, che dopo muse inquietanti e piazze silenti, dipinge fiori quasi impressionisti.
Le rose, questi fiori così complessi e sensuali, tornano anche con Salvador Dalì. Naturalmente si tratta di fiori giganti carichi di mistero.
Di fiori impensabili ce ne sono ancora in quantità. Ma penso che le sorprese siano state già tante. D’altra parte queste divagazioni non vanno viste solo come una simpatica chicca: portarle in classe vuol dire insegnare ad andare oltre gli schemi e le etichette che usiamo per porgere gli argomenti agli studenti. Significa suggerire che esiste una complessità che non deve essere semplificata. Un artista non coincide mai con la sua opera più nota.
Se poi volete cercarne ancora, provate con queste istruzioni!
Bellissimo contributo alla varietà delle interpretazioni artistiche su un tema !!!
Grazie
Splendido questo excursus floreale così vario.Tempo fa ero rimasta molto sorpresa da alcuni essays di Matisse , con uno studio sulle calle, un fiore forte e delicato insieme, ma vedo che è in una grande e buona compagnia.
Grazie Emanuela.
Grazie a te, Alfrida.
Da pittore rivolto alla botanica ho apprezzato ulteriormente questo articolo .
Che coincidenza! Anch’io adoro le piante 😀
Grazie Emanuela, in questa primevera così strana almeno rivedo i miei amati fiori, riccorenti nei secoli, nella tua rubrica. Il mio blog preferito!
Grazie mille, Clare!
Che esplosioni di colori, di arte e di bravura. Bellissima questa raccolta che suscita tanta emozione. Grazie anche da parte mia.
Grazie a te, sempre.
Seguo con grande interesse questa rubrica. Ottimi gli articoli. Sto imparando a leggere l’arte. Continuate siete meravigliosi come l’arte.
Grazie mille, Gianfranco. Anche per il plurale! (ma sono una sola persona 😉 )
Grazie Emanuela. Ho apprezzato molto questa tua analisi sul lato “botanico” (veramente poco conosciuto) di questi artisti, soprattutto ho gustato lo stile e l’interpretazione di ogni uno di loro. Di Mondrian avevo già visto i fiori che dipingeva per vivere. Cezanne e Redon invece sono stati una sorpresa, li conoscevo appunto per altre tematiche, mi sono piaciuti tantissimo. Bellissimo contributo, come sempre. Grazie.
Grazie a te, carissima!
Grazie.Mi avete fatto un grande piacere.:)