Ma se trovo un vaso antico me lo posso tenere?

Arte greca in prima. Parliamo dei Bronzi di Riace e racconto del loro ritrovamento. Un caso fortunatissimo essendo i bronzi classici estremamente rari.

La domanda arriva immediata (e me l’aspettavo): “Prof, ma quel sub non se li poteva tenere?”

“No, non se li poteva tenere. Per tanti motivi”.

Il motivo principale è che i beni culturali appartengono allo Stato anche quando vengono ritrovati in modo casuale all’interno di una proprietà privata o durante un’immersione subacquea. Naturalmente non tutti i ritrovamenti si configurano come beni culturali, ma nel dubbio occorre avvisare entro 24 ore la Soprintendenza ai Beni Culturali o il Sindaco o le forze dell’ordine, come previsto dal DLGS 42 del 2004, Codice dei beni culturali e del paesaggio.

La legge prevede che siano considerati beni culturali le cose immobili e mobili che presentino interesse artistico, storico, archeologico, etnoantropologico, archivistico e bibliografico e le testimonianze aventi ‘valore di civiltà’. Trattenere un oggetto che abbia una di queste caratteristiche è un reato, un’appropriazione indebita, che si accompagna al reato di omessa denuncia e al successivo di possesso illecito di beni culturali.

Ancora più grave è la vendita di reperti trafugati illegalmente. Un affare milionario che in Sicilia vede il più alto tasso di scavi clandestini nonché il controllo diretto da parte della mafia.

Difficile riuscire a recuperare un patrimonio così prezioso che spesso parte alla volta di collezionisti senza scrupoli o musei stranieri amanti dell’acquisto spregiudicato. Ci vogliono decenni per ottenere la restituzione dei beni sottratti ai nostri territori, come testimonia la lunga storia della Dea di Morgantina

… o della Testa di Ade (il famoso Barbablù).

Ma non erano questi gli aspetti su cui volevo puntare per educare i miei studenti al concetto di tutela, e neanche sul premio previsto per chi scopre reperti (fino a un quarto del valore dell’oggetto, come stabilito dalla normativa).

Quello che mi preme trasmettere è soprattutto la conseguenza culturale e sociale dell’appropriazione di un bene culturale: sottrarre alla comunità un ritrovamento importante significa privarla della conoscenza delle sue radici, di un pezzo della sua storia e della sua identità. Un po’ come bruciare le foto di famiglia dei nonni e dei bisnonni.

Un piccolo ritrovamento non denunciato può far perdere agli archeologi la possibilità di scoprire un intero insediamento, compresi reperti molto più importanti.

Volendola mettere su un piano più pratico e venale, sottrarre alla comunità un ritrovamento significa anche privarla di un possibile ritorno economico attraverso i flussi turistici che questo potrebbe generare.

So cosa state pensando: lo Stato, a parte alcune lodevoli eccezioni, raramente riesce a fare la sua parte in quest’azione di salvaguardia e tutela. Nonostante l’Articolo 9 della Costituzione reciti “La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”, i nostri beni culturali sono spesso oggetto di incuria e abbandono. Scarseggiano i finanziamenti per i cantieri di scavo e persino per la gestione ordinaria di istituti e musei e l’assunzione di personale altamente qualificato.

Ma questo non deve essere un alibi per non educare comunque i ragazzi alla salvaguardia. I primi tutori dei beni culturali sono loro.

E visto che dalle nostre parti (centro Sicilia) ci sono discrete possibilità di fare scoperte archeologiche anche zappando l’orto, la cultura della tutela è ancora più urgente. Una cultura che passa dallo studio della storia dell’arte, ma anche dalla visita ai siti archeologici e ai musei e soprattutto dall’educazione al patrimonio.

Mi spiace scoprire sempre un atteggiamento un po’ furbetto nei miei studenti: leggo nei loro occhi e nei loro sorrisini che giudicano imbecille chi fa un ritrovamento e va a dichiararlo in Soprintendenza. Quello di cui non si rendono conto è che il loro ragionamento è in linea con tutto ciò che combattono quando fanno i progetti per la legalità e le marce contro la mafia.

Sradicare queste posizioni è dura. È un lavoro sporco… ma, come si dice, qualcuno lo deve pur fare. Altrimenti avremo fatto solo metà del nostro lavoro di insegnanti: trasmettere cultura senza far nascere consapevolezza.

 

Emanuela Pulvirenti

https://www.didatticarte.it/Blog/?page_id=65

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16 risposte

  1. rosa coppola ha detto:

    Trovo questo articolo bellissimo e interessante perchè Emanuela sa sempre analizzare e far riflettere toccando le corde giuste: bellezza, consapevolezza, educazione e legalità, in questo caso.
    Grazie davvero!

  2. Letizia ha detto:

    Bellissimo

  3. Giancarlo Rizzo ha detto:

    Quello che ha scoperto i Bronzi di Riace ha ricevuto 200 milioni di lire come ricompensa, che negli anni 70 non erano male; più o meno come 2 milioni di euro di oggi.

  4. Raffaele Cestaro ha detto:

    Belle parole di un argomento che ci riguarda tutti e non smette mai di sfornare nuove Meraviglie. Chi vi parla e il proprietario di un’area Archeologica non troppo conosciuta ma che solo per fare un esempio ai ragazzi ed ai loro nonni, vi dico che: dieci anni fa un giovane della zona stava ultimando la sua Tesi di Laurea sulle Mura Antiche del Mondo, mi cercò per essere accompagnato sul luogo, in quindici giorni studiò, misurò, fotografò tutto e l’Università di Ravenna gli confermò la data della creazione di un pezzo di Muro, 10/13 mila anni, ossia il doppio della famosa Piramide di Giza. Forse sono le più vecchie d’Europa o del Mondo. Fermo restando la ricompensa che oggi e della giusta misura, ossia come diceva nel suo libro “L’Ultimo degli Etruschi”, non conviene più fare il Tombarolo e nemmeno come nel mio caso di fare la denuncia di uno scavo iniziato, con due Raccomandate e un sopralluogo ed una ricompensa di DUE euro e trentotto CENTESIMI, però sempre dopo aver presentato tutti i documenti di proprietà e personali in Bollo. Mi fermo ai Nonni (cacciatori o passeggiatori), la pioggia o qualche roditore mette in luce un pezzo di vaso o tegola, lo si prende, si osserva e si butta un poco più in là, passa un altro, stesse funzioni ed osservazioni e si butta più in là, un esperto lo classifica come un manico di Vaso, ma dove sarà il Vaso. Allora non prendere niente perchè e già Tuo.

  5. Laura ha detto:

    Ottimo spunto di riflessione, complimenti!

  6. maria teresa alicata ha detto:

    l’ultima frase e’ quella chiave, quella che spiega tutto. grazie di averla scritta <3

  7. Luisa ha detto:

    Grazie. Ottimo spunto per parlare di legalità con i miei alunni di terza nel progetto di istituto. L’arte si dimostra sempre disciplina trasversale. Buona Pasqua, Manuela.

  8. Domenico Antonacci ha detto:

    Bisogna dire che lo Stato paga, se paga, con ritardi di anni…infatti una delle prime cose quando si fa uno scavo è far firmare al proprietario la rinuncia al premio di rinvenimento

    • Conosciamo queste tristi realtà ma, come ho scritto nel post, non possono essere una scusa per non compiere il proprio dovere di cittadini. E il mio dovere di docente è quello di indirizzare i ragazzi verso comportamenti orientati alla legalità e al rispetto della cosa comune.

  9. Marino calesini ha detto:

    Molto interessante

  10. Roberto ha detto:

    Sono perfettamente d’accordo con lei, sotto tutti i profili. Aggiungerei solo che, se non ricordo male, il compenso spettante per il ritrovamento di un bene culturale è del 25 % anche per il proprietario del terreno o del luogo sul quale c’è stato il ritrovamento, che si somma sino al 50 se si tratta della stessa personachelo rinviene, quindi non poco come comunemente si pensa. I giovani, e i meno giovani, pensino a cosa provano quando visitano un museo americano pieno di meraviglie, nostre o greche, spesso trafugate per l’avidità di nostri connazionali. È esattamente come tradire la nostra Patria, anzi, è un tradimento della Patria, della nostra storia, fatto ancor più gravemente perché colpisce le generaIoni future. Anche se con il concetto di Patria apriremmo un’altra voragine. Grazie professoressa.