Caro Duchamp ti scrivo…

Carissimo Marcel

è da tanto che volevo scriverti; di anno in anno ho rimandato pensando che la cosa si sarebbe risolta ma niente, non c’è nulla da fare: parlare di te e dei tuoi lavori nell’ora di storia dell’arte è una missione suicida!

Tu te la ridi, lo so. Anzi stai proprio a sghignazzare in attesa di quello studente che apre il libro al capitolo Dada, sgrana gli occhi davanti a quel tuo maledetto orinatoio e immancabilmente domanda “Prof. ma questa è arte? Potevo farlo pure io…”.

E mentre tu ti stai già sbellicando io puntualmente conto fino a dieci per non sbattermi la testa al muro e comincio a spiegare, per l’ennesima volta, che quel tuo cavolo di orinatoio non solo è arte, ma è un capolavoro!

Pure tu, però… come ti è saltato in mente di fare quella roba là? È geniale, per carità, tu lo sai quanto io vada matta per le tue creazioni… ma non potevi pubblicizzarla un po’ meno invece di fare l’esibizionista e mandarla addirittura con falso nome ad una mostra dove facevi il giurato?

Così è finita in tutti i libri di storia dell’arte e mi tocca fare la solita tiritera: “Noooo, lascia che ti spieghi: non devi intendere l’arte nel senso tradizionale, come ricerca di bellezza ed armonia, come copia virtuosistica del reale… quella è roba passata (immagina il mio tono di voce falsamente paziente).

Il Dadaismo nasce nel bel mezzo della prima guerra mondiale, la Grande Guerra. Una strage di proporzioni inaudite, più di 15 milioni di morti, una cosa mai vista prima dal genere umano. In quel contesto non si poteva più fare arte come si era sempre fatta: è come sbafarsi una torta Saint Honoré in un campo di profughi… Insomma, troppo fuori luogo, inopportuna. Forse era finita: l’arte era morta.

E come fare il funerale ad un’arte che non poteva comunicare più nulla di bello e di buono? Era rimasta solo l’ironia, la leggerezza, la provocazione. Per Duchamp, anche se non faceva parte ufficialmente di Dada, l’orinatoio capovolto era questo: distacco, voglia di spiazzare senza prendersi troppo sul serio.

Ma lo sai che quando la mostra fu smontata e l’orinatoio (che comunque non era stato esposto) gettato tra i rifiuti perché confuso con un vero sanitario, Duchamp trovò la cosa divertente? Aveva fatto centro! Nel momento in cui l’oggetto scende dal piedistallo non è più arte e può anche finire in discarica“.

Che ne dici come spiegazione, Marcel? Può andar bene?

Qualche alunno, dopo questo discorsetto, capisce lo spirito con cui lavoravi anche perché poi faccio vedere quell’altro scherzetto che hai fatto alla Gioconda (sebbene tu non sia stato il primo…). Altri resteranno sempre con la netta sensazione che io e te li stiamo deliberatamente prendendo per il c…, anzi per il Q.

Lo capisco dal loro sguardo perplesso: la personificazione del dubbio! Poi loro sono anche carini, non vogliono offendermi e durante l’interrogazione ripetono con finta aria convinta che il tuo orinatoio è un momento fondamentale dell’arte del Novecento, ma lo so che non ci credono…

Eppure non posso fare a meno di parlare del tuo gomitolo di spago, del tuo scolabottiglie, (quello che tua sorella gettò nella spazzatura perché era arrugginito)…

… o della tua ruota di bicicletta. Ed è difficile far capire che i giudizi “bello-brutto”, “mi piace-non mi piace” non hanno senso con i tuoi ready-made.

Sono cose che hanno un significato solo concettuale. Per il resto sono oggetti che ti sono capitati tra le mani e che hai fatto diventare opere d’arte nel momento in cui le hai scelte.

Allora cosa dire davanti all’orinatoio, anzi alla “Fontana”? (certo che vuoi proprio far venire il disgusto con un titolo così!)

Niente. Io dico ai ragazzi che è un’opera ingiudicabile. È il grado zero dell’arte. Prima era un oggetto d’uso quotidiano, poi, una volta decontestualizzato, diventa altro, diventa “arte”.

Immagina la scena: venti studenti, tra ragazzi e ragazze, con le sopracciglia sollevate e gli angoli della bocca rivolti verso il basso come personaggi di Messerschmidt. Hai capito, Marcel, che bel casino?

Per fortuna che subito dopo attacco col Surrealismo e lì i ragazzi ci si ritrovano. Anche se piovono omini con la bombetta o gli orologi si squagliano come burro è tutto più comprensibile, più giudicabile. E poi sono quadri, santo cielo! Non sono oggetti che non puoi neanche chiamare sculture… Allora non me ne volere se ti mando mentalmente a quel paese, tanto sai che ti voglio bene!

un abbraccio forte
Manu

***

Avvertenza per lettori poco avvezzi all’ironia: io ADORO Duchamp!

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28 risposte

  1. Gianfranco ha detto:

    Mi rendo conto adesso che solo il tavolo è levitato. In ogni caso Marcel e Mary non disapproverebbero che per le sedie lo si sia solamente immaginato.

  2. Gianfranco ha detto:

    …Il ready-made di Duchamp è geniale ed ha spalancato le porte di un Nuovo Mondo in Arte.
    Sono certo che vedendo questa “performance” si sarebbe sbellicato:
    https://www.youtube.com/watch?v=i1X3mz-k0oE
    Non so se anche Kosuth (ho preso a prestito da te l’immagine) avrebbe fatto altrettanto osservando qualcuno accomodarsi sulla sua Chair…
    https://www.didatticarte.it/Blog/wp-content/uploads/2015/11/lapsus-kosuth.jpg
    …Ironia e leggerezza.. sollevano l’animo. Mary P. docet.
    https://www.youtube.com/watch?v=WAkDeou3OiI
    …ancora sedie! Alla fine hanno preso il volo veramente… perdona gli accostamenti un po’ Dada, Emanuela, ma tu e Marcel siete irresistibili e li meritavate.

  3. Christina ha detto:

    Bella lezione d’arte anche per me. Veramente interessante! Grazie.
    Come sempre, tra le pagine di internet che stampo, per leggermele dopo con calma, c’è anche il tuo blog. Non immagini quanto ho riso nell’incipit!!! Da ex-insegnante di lingue straniere alle medie, ora pensionata, penso a quante volte ho dovuto contare anch’io fino a dieci per pensare come tradurre parole apparentemente scabrose. 😀
    Immagino le facce e il tono di voce dei tuoi allievi!! Buona domenica!

  4. Emma ha detto:

    Mi salvi la vita.
    Tvb.

  5. Alberto ha detto:

    Ci sono state persone tipo Duchamp o chennesò, Piero Manzoni che sono riuscite a caricare di un’energia particolare oggetti apparentemente insignificanti. Come una sorta di Re Mida. Allora mi viene da pensare che è’ proprio vero che un oggetto cambia di valore in base ai contesti in cui viene esposto, ma anche in base al genio visionario di chi espone.

  6. Elisa ha detto:

    Non ho mai apprezzato duchamp..non perchè non fosse arte ma perchè non fosse immediato. Forse ero troppo “pigra” in classe quando anche la mia di professoressa lo spiegava..c’è da dire però che se lo avesse mostrato a noi alunni in questi termini si sarebbero sentite certamente meno risatine.
    Sono solo 24 ore che la seguo e già non posso farne a meno..sfoglio e trovo tutto cosi interessante!
    Leggendo il titolo del post non potevo non aprirlo anche solo per vedere se il mio modo di vedere duchamp fosse rimasto lo stesso..
    Purtroppo mi lascerà sempre un pò indifferente credo ma con la sua presentazione di certo mi ha aperto un pò di piu la mente..

  7. Francesca ha detto:

    E’ sempre un piacere leggere il tuo blog: vivo, ironico e accurato!
    Questa lezione di Duchamp, in formato lettera, poi mi è piaciuta molto.
    Complimenti.

  8. paola ha detto:

    Molto interessante e soprattutto un modo ironico per far capire un’arte incomprensibile ancora a molti!

  9. Jo Egon ha detto:

    Marcel ha fatto centro.
    Me lo vedo in un angolo delle aule, con la mano sul mento a sorridere.
    E come comprendo quei ragazzi, mi rivedo io tanti anni fa…c’è voluto tempo per comprendere. Non studio, ma tempo e maturazione.

    Grazie per condividere con noi questo blog.

    Jo

  10. luino ha detto:

    FONTE, non FONTANA; non è lo stesso 🙂

  11. Carlo Giabbanelli ha detto:

    mah… da una parte credo di capire il tuo discorso, dall’altra Duchamp continua a sembrarmi un gran furbacchione. E poi le sue opere mi lasciano freddo, per apprezzarle appena appena devo fare un bel po’ di ragionamento. Quando le opere vanno spiegate troppo, mi pare che ci sia poca arte. Inoltre sono provocazioni tutte interne al mondo dell’arte e questo mi pare un altro grosso limite. Comunque il tuo articolo è come sempre molto interessante e godibile (nonostante il soggetto! 🙂 ).

    • didatticarte ha detto:

      Forse ciò che mi diverte è che c’è tutto fuorchè arte. Naturalmente vedere un ready-made in un museo lascia del tutto indifferenti (mi è successo). È l’idea che è spiazzante 🙂
      Grazie per l’apprezzamento!

  12. Elisabetta ha detto:

    Questa volta non rimando, commento subito perché altrimenti non lo faccio: GRAZIE per la pazienza, l’allegria, l’originalità e la competenza!

  13. Angela Mirto ha detto:

    Sei una delizia per la mente e per gli occhi … grazie 🙂 <3

  14. Gaspare ha detto:

    Geniale, semplicemente geniale; un simpatico incastro di parole per spiegare un argomento di rilievo nella storia dell’Arte contemporanea.
    Complimenti Emanuela.

  1. 18 Luglio 2015

    […] As a creator, he maintains numerous Twitter, Tumblr, and Facebook projects, is a co-founder of dump.fm, an image-sharing chatroom of sorts that is the birthplace of many JPEG and GIF memes, a partner at the creative firm OKFocus, and a collaborator with artists the likes of Ryan Trecartin and M.I.A. All before even mentioning his installation and physical-media work, like "Facebook Art" (2010-11). Ryder Ripps must be exhausted. Website. When I was a kid I used to pray every night for a new bicycle. Then I realised that the Lord doesn't work that way so I stole one and asked Him to forgive me. ~ Emo Philips. Wooden Wireframe Sculptures. Intervista a Pasquale Campanella. MARINA ABRAMOVIC INSTITUTE. A Skull Made of 862 Bullets. Caro Duchamp ti scrivo… […]

  2. 22 Giugno 2016

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