Entrando nelle opere di Masaccio…

Anche quest’anno tornano le invasioni nei dipinti. Stavolta tocca a Masaccio, autore che ho già raccontato a proposito di una bella esperienza di videolezione.

Ho scelto molti artisti del Rinascimento per questi esperimenti, e non è un caso: nei loro dipinti la presenza umana è costante e centrale, le figure sono abbastanza proporzionate, dipinte con una buona dose di realismo e non troppo numerose. Insomma, perfetti per diventare dei tableau vivant!

Nel caso di Masaccio abbiamo scelto di mettere in scena il Trittico di San Giovenale, il Tributo, la Cacciata, Sant’Anna Metterza e la Trinità.

Il primo dipinto ha dato subito un po’ di problemi: i santi ai lati del pannello centrale sono tozzi, rigidi, hanno le mani in posizioni difficili da riprodurre e il collo quasi inesistente.

Ma i ragazzi non si sono scoraggiati. Immagine alla mano, hanno fatto in modo che ogni dettaglio fosse al posto giusto. Seduti, in ginocchio o in piedi, di fronte alla parete dell’aula dipinta in un improbabile color turchese, hanno lavorato con grande serietà… anche quando a qualcuno scappava da ridere.

Ed eccoli là, nella tavola col fondo d’oro, coi loro jeans e maglioncini, ricoperti da preziosi mantelli antichi…

Più complesso si è rivelato il Tributo. Scena corale con una disposizione dei personaggi molto articolata.

Pietro si ripete tre volte e il gabelliere due (ma in realtà, essendo quel giorno solo in tredici, il gabelliere, una ragazza, è anche uno degli apostoli).

Loro si mettono in posa e quando sono pronti scatto.

E all’improvviso da una piccola aula del profondo Sud ci siamo ritrovati dentro uno strano paesaggio, brullo e silenzioso.

Poi è arrivato il turno della Cacciata. I progenitori, disperati, si allontanano dal Paradiso terrestre in preda a rimorso e disperazione.

Nella versione finale abbiamo quasi il pathos giusto…

Per San’Anna Metterza bastavano due ragazze. Ma Sant’Anna non è stata semplice: ha braccia incredibilmente lunghe, impossibili da riprodurre fedelmente.

Ma alla fine abbiamo fatto pure quello. Certo, i grandi mantelli facilitano il lavoro del pittore perché nascondono imprecisioni e anomalie. Senza quelli è tutto più complicato, oltre che meno teatrale…

Ultima performance: la Trinità. Forse la più semplice, per le pose statiche dei personaggi.

Ne è venuto fuori un bell’affresco vivente…

Perché insisto con questi esperimenti? Su Facebook c’è sempre qualcuno perplesso. Sembra un gioco inutile. Invece non lo è affatto. Costringe i ragazzi ad osservare particolari ai quali non avevano fatto caso e così scoprono che anche gli artisti più attenti alle proporzioni e all’anatomia si lasciavano andare volentieri a licenze artistiche, si accorgono del gioco di sguardi, di posture e di gesti.

Ma al di là della semplice osservazione devono anche imparare a gestire la loro stessa espressività. Devono immedesimarsi, interpretare, mimare. In quel momento diventano come attori su un palco, diventano Adamo ed Eva, Cristo e Pietro, Maria e gli angeli. Rivedersi, poi, calati dentro un dipinto, è un effetto straniante: un po’ come quando ci riascoltiamo in video e scopriamo che la nostra voce non ci somiglia per niente!

E poi, finalmente, scoprono che un dipinto può prendere vita, che la storia dell’arte non è una cosa noiosa e polverosa. E magari cominciano anche ad amarla di più!

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29 risposte

  1. Manuela Venier ha detto:

    Bravissima oggi i ragazzi devono essere coinvolti nell’arte con metodi nuovi e coinvolgenti. Anche il green screen o chroma key con un lavoro di post produzione fatto su App per il cellulare da ottimi risultati.
    Grazie per condividere

  2. Enrico Podda ha detto:

    Ottima scelta didattica , coinvolgente e sopratutto capace di rendere attuale la storia dell’arte . Allo stesso modo si potrebbe vedere Picasso , Magrit , Balla e molti degli artisti contemporanei . Complimenti alla professoressa ,bella idea !

  3. Maria Teresa ha detto:

    Ho letto bene, erano 13?! Ma mancava metà della classe… Comunque fantastico, ma gli altri si saranno dispiaciuti.

  4. Maria ha detto:

    Siete straordinaria….è un piacere seguirci e un ‘ispirazione continua per cercare anch’io in qualità di docente di arte immagine nella scuola sec. Di far capire e amare la storia dell’arte…grazie

  5. Barbara Morana ha detto:

    Brava
    Io utilizzavo questo metodo all’università in Cile per fare capire la differenza tra iconografia e iconologia, non in modo così strutturato e teatrale (geniale)!
    Bravissima
    Barbara

  6. Emily ha detto:

    È un lavorone stupendooooo!!! Io lavoro con i bimbi dell’ infanzia e mi piacerebbe riproporlo anche in classe con i miei piccoli…mi daresti qualche indicazione in più…in particolare che programma usi per il “fotomontaggio”…e consiglio! grazieee!!!

    • Grazie Emily! Per il montaggio uso Photoshop ma si tratta di un lavoro abbastanza complesso…
      Forse è più semplice scegliere opere con sfondo scuro e abbigliare i bambini messi in posa, così non c’è da fare nessun fotomontaggio. Tanto per fare qualche esempio: la dama con l’ermellino di Leonardo, la ragazza con l’orecchino di perla di Vermeer, Fanciullo con la canestra di frutta di Caravaggio.
      Buon lavoro!

  7. Marisa ha detto:

    Complimenti, bellissimo lavoro.

  8. Gina ha detto:

    Esperienza stimolante e coinvolgente
    Complimenti!

  9. caterina ha detto:

    Scusa, ma poi cosa usi per montare le foto dei ragazzi sul dipinto?

  10. desiderata manca ha detto:

    sempre innovativa la sua proposta didattica, grazie

  11. Marino calesini ha detto:

    Senza parole . Fantasti e….ma quanto si dovertonooooo

  12. sileno ha detto:

    Penso a quanto sono fortunati i tuoi ragazzi.

  13. Gaspare ha detto:

    Interessanti questi “giochi”. Ciò che più mi piace non è tanto il rappresentare l’arte nella forma artistica per sé, quanto la percezione, che hanno avuto i ragazzi, delle complessità che l’artista ha provato a superare in quel dato dipinto.
    Eccellente lavoro, bravi!

  14. Picardi ha detto:

    Geniale