La prospettiva accidentale: il mondo visto dall’angolo

Prospettiva accidentale. Due parole capaci di gettare gli studenti nel panico…

Eppure “accidentale” vuol dire semplicemente imprevisto, casuale. Perché è proprio quella prospettiva che si ottiene quando ci si pone davanti alla scena senza fare attenzione a porre il quadro prospettico parallelo alla parete frontale.

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Ne viene fuori una prospettiva dinamica e naturale come le cose più spontanee. Niente a che vedere con il solenne equilibrio della prospettiva centrale rinascimentale a cui ci hanno abituato Leonardo & Co.

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Durante il Rinascimento, però, cominciarono ad apparire timidamente alcuni oggetti ruotati rispetto alla griglia prospettica. Una posizione anomala che richiede una rappresentazione con due punti di fuga.

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È il caso, ad esempio, delle ante aperte realizzate con tarsie lignee per lo studiolo di Federico da Montefeltro ad Urbino e a Gubbio. Queste, aprendosi in direzioni non ortogonali al quadro prospettico, sono necessariamente rappresentate in prospettiva accidentale.

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Nel Cinquecento gli studi sulla prospettiva cominciano ad occuparsi della visione accidentale applicandola ad oggetti comunque disposti rispetto alla scena oppure arrivando ad ipotizzare intere architetture in posizione angolare a 45°.

È il caso degli studi di Hans Vredeman de Vries, esempi da manuale dell’uso della prospettiva in tutte le sue variabili.

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Ma occorre aspettare ancora un secolo per assistere all’uso sistematico della prospettiva accidentale. In età tardo barocca, infatti, la visione d’angolo comincia ad essere utilizzata ampiamente per il suo effetto dinamico e scenografico.

Ed è proprio in campo teatrale che avviene questo passaggio. Con la stirpe dei Galli Bibbiena, scenografi e pittori, la rappresentazione dello spazio architettonico diventa complessa e spettacolare.

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Nello stesso periodo (metà del Settecento) Giovanni Battista Piranesi incideva le sue magnifiche carceri o i suoi capricci di rovine romane con scorci audaci di grande profondità.

È il trionfo della veduta d’angolo, suggestiva e spiazzante.

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Anche le contemporanee vedute di Canaletto, spesso impostate sulla prospettiva centrale benché asimmetrica, mostrano talvolta una visione d’angolo che le rende estremamente fresche e moderne.

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Scene che hanno il sapore spontaneo dell’inquadratura fotografica. E, d’altra parte, Canaletto le studiava con la sua camera ottica, un apparecchio che gli permetteva di ricalcare i contorni dell’immagine reale dello spazio realizzando i suoi celebri “scaraboti“.

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Dallo stile della fotografia deriva anche l’uso della prospettiva accidentale presso gli impressionisti: un secolo dopo Canaletto, la città (ma anche gli interni) è osservata nei suoi effetti cromatici e luminosi secondo originali angolazioni particolarmente dinamiche.

Ecco alcuni esempi di Claude Monet

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… di Camille Pissarro

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… di Edgar Degas

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… e soprattutto di Gustave Caillebotte.

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La visione d’angolo, soprattutto nel caso di interni, permette di creare la profondità spaziale anche rappresentando una porzione molto limitata dello spazio.

È un uso della prospettiva accidentale di cui si serve il danese Carl Vilhelm Holsøe (1863-1935). Realizza, così, immagini intimiste e silenziose con figure femminili spesso viste di schiena.

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Vincent Van Gogh, invece, usa la visione d’angolo per creare effetti deformanti sugli oggetti rappresentati. Le sedie, ad esempio, presentano delle forzature prospettiche che ne aumentano l’espressività.

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La stessa deformazione è presente negli interni di Henri Matisse. Finestre aperte sul paesaggio viste attraverso una prospettiva accidentale molto disinvolta…

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Sembra, invece, recuperare l’ampia spazialità barocca l’italiano Felice Casorati con la sua strepitosa Bambina che gioca sul tappeto rosso del 1912.

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Degli stessi anni sono le rappresentazioni delle utopie futuriste di Antonio Sant’Elia: edifici grandiosi disegnati da tagli angolari che ne mostrano tutta la modernità e la potenza.

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È evidente che per la progettazione architettonica la prospettiva accidentale è proprio l’ideale: dà un’idea naturale e realistica degli spazi e permette di leggere la complessità strutturale e volumetrica.

Basti guardare gli schizzi per la famosa Casa Kaufamann (nota come Casa sulla cascata) di Frank Lloyd Wright.

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Negli stessi anni Edward Hopper utilizza la prospettiva accidentale per ricreare anonimi spazi geometrici con i loro assorti abitanti spiati da angolazioni inconsuete.

prospettiva-accidentale-hopper

In questo excursus non può mancare la fotografia e in particolare quella a tema architettonico. Le immagini di Gabriele Basilico, ad esempio, mostrano in modo asciutto edifici dalle geometrie squadrate visti in prospettiva accidentale.

Una città metafisica in toni di grigio con angoli disegnati nitidamente dal contrasto tra le superfici perpendicolari o dall’andamento divergente delle finestre.

prospettiva-accidentale-basilico

La prospettiva accidentale dunque, per dirla con Erwin Panofsky, è la “forma simbolica” di un modo di vedere il mondo senza cercare di racchiuderlo nel perimetro dell’immagine.

I due punti di fuga sulla linea d’orizzonte escono fuori dalla scena suggerendo una dilatazione orizzontale, una forza centrifuga opposta a quella centripeta della prospettiva rinascimentale.

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Se per Edvard Munch “il racconto è lo scopo di ogni arte“, la prospettiva accidentale è il racconto di un mondo che non si potrà mai rappresentare nella sua interezza ma solo coglierne scorci, angoli fuggevoli e linee che si perdono oltre il nostro sguardo.

 

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29 risposte

  1. Giuseppe Riva ha detto:

    siete stupendi,guardandovi si impara tanto anche a 80 anni come me. ciaooooo

    • Grazie Giuseppe!
      In verità sono una sola persona, una prof di disegno e storia dell’arte. Benvenuto!

      • Renzo Rosa ha detto:

        …Maledizione….Sento che il ragionamento fila ma al dunque se debbo rifare un disegno, non trovo i punti di fuga…Pensavo di aver trovato il posto giusto per imparare, ma debbo accettare il fatto che ho dei limiti…Complimenti, comunque..

      • Questo articolo non contiene istruzioni di disegno geometrico: è una passeggiata nella storia dell’arte. Per imparare a disegnare una prospettiva accidentale ci vuole un buon libro e un insegnante.

  2. polo pucci ha detto:

    Ottimo

  3. Laura ha detto:

    Si impara tantissimo! Grazie

  4. Rosa ha detto:

    Buonasera, ho scoperto da poco questo suo blog e subito, pur da una prima scorsa veloce, mi è piaciuto per l’esposizione, per la varietà dei temi affrontati e ho intenzione di leggere tutti i suoi articoli.
    Sono una laureata (ormai non fresca !!!) in Storia dell’arte che non ha potuto purtroppo in seguito lavorare nel proprio campo, nella propria passione, ma ho continuato a coltivarla, compatibilmente con gli impegni e gli alti e bassi della vita.

    Posso permettermi un consiglio solo tecnico? Probabilmente è un problema soprattutto mio, ma, essendo anche lo sfondo bianco, trovo i caratteri della strittura un po’ troppo chiari con difficoltà a leggere.

    A parte questo le rinnovo i complimenti e le auguro buon lavoro.

    • Grazie mille dell’apprezzamento e benvenuta!
      Sulla questione tecnica ho già avuto altre segnalazioni. Purtroppo è il colore automatico che dà il sistema. Ma lo sto modificando manualmente sui vari articoli per agevolarne la lettura.
      Grazie ancora, Rosa!

  5. rossana martelli ha detto:

    Sono una fan sfegatata di Didatticarte! Leggo tutti i post e ammiro questa sua grande capacità divulgativa di grande livello. Con lei anche ciò che è complesso, diventa semplice! C’è forse merito più grande per un’insegnante?

  6. Cinzia ha detto:

    Io vi amo, punto.

  7. rossana ha detto:

    Complimenti per saper porgere sempre con semplicità argomenti interessanti che forniscono chiavi di lettura per comprendere l’opera d’arte. Leggo tutti i suoi post e mi innamoro sempre di più di Didatticarte!

  8. Alesatoredivirgole ha detto:

    Personalmente sono rimasto affascinato dal gioco prospettico offerto dallo splendido Teatro Olimpico di Vicenza http://www.teatrolimpicovicenza.it/it/il-teatro/presentazione.html che ho visitato un paio di anni fa.
    Info anche qui: http://it.wikipedia.org/wiki/Teatro_Olimpico
    Il tempo passa e mi accorgo, ogni giorno di più, di essere un grande “Ammiratore Ignorante” …
    Altro interessantissimo post. Grazie !

  9. francesca ha detto:

    Davvero bello….come tutti gli altri del resto !

  10. Susanna Salvaggi ha detto:

    Finalmente !!! Un articolo interessante ,intelligente e chiaro !! Sono felice di aver scoperto qualcuno che tratta argomenti a me cari e fondamentali con garbo e cultura e che sicuramente può avvicinare all Arte anche i più indifferenti … Con stima ringrazio

  11. carlo giabbanelli ha detto:

    brava, bellissimo. 🙂

  12. Anna Maria ha detto:

    E’ un articolo molto ben fatto, rigoroso e al tempo stesso lieve. Brava, non mi stancherò di leggere tutti i tuoi post 😉
    Anna M.

  1. 25 Maggio 2015

    […] Del blog di Emanuela Pulvirenti, insegnante di Disegno e Storia dell’arte, ne avevamo già parlato in un paio di PostHit fa (qui e qui). Segnaliamo un nuovo post molto interessante dedicato alla prospettiva accidentale nell’arte. Un approfondimento utile a comprendere la dinamicità e la naturalezza di alcune opere d’arte, grazie al punto di vista “accidentale”. Leggi il post! […]

  2. 7 Luglio 2015

    […] Premetto che le mappe che faccio realizzare in classe sono una via di mezzo tra quelle mentali e quelle concettuali (presentano una struttura a rete come quelle concettuali ma, come quelle mentali, non contengono preposizioni verbi o altro nei collegamenti); dunque non prendete questo post per una guida rigorosa: voglio solo raccontarvi il mio metodo con un esempio pratico. La prospettiva accidentale: il mondo visto dall’angolo. […]

  3. 28 Agosto 2015

    […]   […]

  4. 14 Dicembre 2017

    […] Il metodo delle perpendicolari al quadro volle che tutte le perpendicolari al quadro concorressero al punto principale. Elaborando queste nuove modalità, la prospettiva si reinventò e si fece chiamare prospettiva accidentale. […]