Pareidolia: vedere ciò che non c’è

Quante volte vi siete fermati a guardare una nuvola cercando di scoprire la forma di un animale o i contorni di un volto? Magari l’avete fatto anche con una macchia di umidità o con una strana corteccia d’albero…

Si tratta di un fenomeno istintivo, conosciuto come pareidolia, cioè la tendenza a vedere forme ed oggetti riconoscibili nelle strutture amorfe che ci circondano. Questa capacità innata è dovuta probabilmente alla necessità che avevano i nostri antenati preistorici di riconoscere un eventuale predatore mimetizzato tra la natura: riuscire a collegare pochi elementi visibili per individuare un animale feroce era necessario alla sopravvivenza della specie!

Tutti possediamo ancora questa attitudine e la utilizziamo quotidianamente, anche senza accorgercene… Nell’immagine qui sopra, ad esempio, scorgiamo un occhio nel vortice di schiuma che si forma attorno allo scarico del lavello mentre in quelle qui sotto appaiono volti nel lavandino, nel prospetto di una casa e sul muso di un’automobile.

Nella storia dell’arte molti artisti si sono divertiti a nascondere visi e personaggi all’interno di nuvole o vegetazione. Una delle ultime scoperte riguarda il profilo di un dèmone nell’affresco di Giotto dedicato alla morte di San Francesco, dipinto all’interno dell’omonima Basilica di Assisi nel XIII secolo.

Uno degli esempi più noti nella storia dell’arte è costituito dal gruppo di volti di profilo visibili tra le nubi del dipinto “Trionfo della virtù” (1502) di Andrea Mantegna.

Tempo prima Mantegna aveva già dipinto un cavaliere sul suo cavallo tra le nuvole poste dietro la colonna di San Sebastiano (1456).

Nello stesso periodo Leonardo da Vinci descriveva questo fenomeno nel suo trattato sulla pittura: “E questo è: se tu riguarderai in alcuni muri imbrattati di varie macchie o pietre di vari misti, se arai a inventionare qualche sito, potrai lì vedere similitudine de’ diversi paesi, ornati di montagnie, fiumi, sassi, albori, pianure, grandi valli e colli in diversi modi; ancora vi potrai vedere diverse battaglie e atti pronti di figure, strane arie di volti e abiti e infinite cose, le quali tu potrai ridurre in integra e bona forma. E interviene in simili muri e misti come del sono di campane, che ne’ loro tocchi vi troverai ogni nome e vocabulo che tu imaginerai”.

Se, tuttavia, gli elementi che caratterizzano un volto sono presenti in direzione capovolta, ecco che la pareidolia non si manifesta. La “natura morta reversibile” di Arcimboldo dal titolo “Ortolano” (1590), mostra proprio questo caso: se un volto composto da verdure viene ruotato di 180°, non riusciamo più a riconoscere i tratti umani perché prevale il riconoscimento dei semplici vegetali raggruppati in una ciotola.

Andando a tempi più recenti troviamo le illusioni ottiche dei dipinti di Salvador Dalì: un vero maestro della pareidolia!

Nonostante si tratti di una facoltà congenita nell’uomo, il tipo di oggetti individuati dipende molto anche dalle esperienze pregresse e dalla cultura visiva personale. Non è un caso che volti di Cristo o della Madonna appaiano sui muri, sugli alberi, sulle piastre dei ferri da stiro e persino sulle fette di pane tostato solo alle persone particolarmente credenti.

In pratica spesso vediamo ciò che vogliamo vedere

In base a ciò che riconosciamo in una macchia si può dunque capire qualcosa anche della nostra personalità. È sulla base di questo principio che lo psichiatra svizzero Hermann Rorschach ha definito un test – che porta il suo nome – nel quale l’osservatore deve comunicare quali immagini riconosce in dieci macchie di inchiostro simmetriche.

Ma al di là dei risvolti psicologici è senz’altro divertente cercare di riconoscere più volti possibile negli oggetti che ci circondano: è un esercizio di creatività semplice ed efficace, adatto a qualsiasi età. Provateci!

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30 risposte

  1. Giorgia Lombardo ha detto:

    Bella Lezione!

  2. Pascal ha detto:

    Grazie per questo articolo estremamente affascinante !

  3. nives de meo ha detto:

    Sopratutto recentemente sono affetta da una forma di pareidolia visiva continua e frequente. Quello che riesco a vedere nelle macchie, nelle nuvole, nelle croste sui muri è di una bellezza e perfezione che io concretamente potrei avvicinare in una riproduzione concreta soltanto tenendo ferma l’immagine mentale che mi ispira senza una mia volontà, e con delle abilità tecniche che no ho mai coltivato fino in fondo.
    E’ pur vero che sono una matematica , che da adolescente avevo un talento oltre che pre la geometria e la matematica in genere, per il disegno, per la musica, ma da dove mi arrivano, così precise?

  4. johnny saltos ha detto:

    I see clouds faces,if I see any photograph and see things other people don’t.I have take pictures with my cell,to the moon and I see many things images that some people see to Question: if they are in my imagination only ,how they are in the photos? I don’t see any thing in regular objects only in the clouds and photos thanks and escuse my english

  5. Raimonda Morani ha detto:

    che meraviglia, dico solo questo…

  6. Dona ha detto:

    Sapevo che un altro motivo della facilità a riconoscere i visi nelle cose è dovuto a una capacità innata, la stessa che consente al neonato di individuare a poche ore dalla nascita le persone, e specialmente la madre. Sempre affascinante!

    • didatticarte ha detto:

      Sì, ci sono aspetti istintivi nella riconoscibilità dei volti e quello dei neonati è uno di questi 🙂
      Grazie dell’apprezzamento!

  7. Cristina Galizia ha detto:

    Molto interessante! Complimenti!

  8. honten ha detto:

    fantastico.
    i enjoyed

  9. aldo ha detto:

    O dare un senso a ciò che si guarda, perchè siamo padroni dei nostri sensi e la mente si rifiuta di non capire.

  10. Silvia ha detto:

    La nostra visione é sempre un atto creativo, non é una mera funzione passiva. Le leggi della percezione visiva (a partire da quelle della Gestalt) ci dicono che tendiamo a raggruppare, a semplificare il percetto per raggiungere l’equilibrio più semplice e comprensibile. E il riconoscere un volto in una macchia è un modo per semplificarne la comprensione.

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    […] qualcosa)? Guardatevi questo post bellissimo e istruttivo (qualità rare da tenere assieme) su didatticarte.it. Volete sapere invece  che parti di una faccia osservate voi per riconoscerla in un battibaleno? […]

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    […] – Venere di Berekhat Ram (Israele), 265.000 anni fa: prima raffigurazione di forma umana o solo oggetti che evocano quelle forme? È molto interessante che possa esserci questo dubbio. Qui entra in gioco la pareidolia, nostra o di quei primi ipotetici scultori (vedi un post sull’argomento nel blog Didatticarte) […]

  5. 22 Maggio 2015

    […] http://www.didatticarte… […]

  6. 25 Maggio 2015

    […] Su Instagram e Pinterest ci sono decine di gallery che documentano la pareidolia: sono sorprendenti e divertenti. E c’è un intero sito che raccoglie centinaia di immagini di oggetti “con una faccia”: purtroppo la qualità delle foto è mediamente modesta. Il posto migliore per confrontare opere d’arte e immagini fotografiche sotto il profilo della pareidolia è il bellissimo articolo di Emanuela Pulvirenti pubblicato su Didatticarte. […]

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