Quando il soffitto è un capolavoro: dieci modelli di volta

Dopo aver presentato i dieci modelli di arco più diffusi è arrivato il momento di conoscere il meraviglioso mondo delle volte.

Non è un caso che io abbia scelto di seguire quest’ordine: la volta, infatti, discende sostanzialmente dall’arco e ne costituisce la versione tridimensionale ottenuta per traslazione dell’arco stesso (la volta a botte) o per rivoluzione attorno alla freccia (la cupola emisferica).

Come accadde per l’arco, anche le volte, almeno quelle più semplici, sono state inventate dai Sumeri. Ma ne fecero, anche in questo caso, un uso molto limitato. Dunque è con i Romani che si ebbero le vere rivoluzioni strutturali nella storia dell’architettura occidentale.

Le strutture precedenti, come le tholos micenee (ma anche i nuraghi e poi i trulli), apparentemente a volta, erano in realtà pseudo-volte; nel caso specifico pseudo-cupole. Funzionavano, cioè, non per compressione reciproca dei conci, ma per gravità, come nel sistema architravato, in quanto i conci sono disposti in filari a giacitura sempre orizzontale mentre nella cupola la giacitura è radiale.

Vediamo allora di analizzare i principali tipi di volte partendo dalle tre “volte semplici” (quella a botte, la cupola emisferica e la volta a vela), cioè quelle strutture formate da un solo tipo di volta.

Dalle volte semplici si passa alle “volte composte“, tutte quelle coperture realizzate attraverso l’intersezione di parti delle volte semplici.

1. VOLTA A BOTTE – Copertura di forma semicilindrica che scarica il peso su due muri perimetrali.

È importante memorizzare la nomenclatura delle varie parti in modo da poter seguire meglio le successive descrizioni.

La realizzazione della volta a botte, come quella dell’arco, richiede una costruzione di sostegno, detta centinatura, sulla quale saranno posati i conci e che verrà rimossa nel momento in cui la malta avrà fatto perfettamente presa.

L’intradosso può essere liscio o cassettonato, cioè scavato da incavi di forma quadrata o poligonale detti lacunari o, appunto, cassettoni.

La volta a botte può talvolta presentare un andamento planimetrico in curva: in tal caso si definisce “volta a botte anulare“.

Entrambi i tipi di volta (rettilinea e anulare), già presenti  nell’architettura romana, saranno ampiamente utilizzati anche nel Medioevo e nelle epoche successive. Si aggiungeranno nel tempo delle varianti come gli archivolti o la sezione ogivale (a sesto acuto).

2. CUPOLA – Copertura di forma semisferica che scarica il peso su una muratura circolare. Anche per la cupola l’intradosso può presentarsi liscio o cassettonato, come nel celebre caso del Pantheon.

Durante il Medioevo e il Rinascimento le variazioni avvennero soprattutto sulla struttura d’appoggio della cupola.

La necessità, infatti, di coprire con la cupola anche ambienti a pianta quadrata (ad esempio la campata di una chiesa) innescò la ricerca di svariate soluzioni di raccordo tra il cubo e la semisfera.

Una delle strutture più diffuse, sorta in età bizantina, è la cupola su pennacchi, porzioni angolari di sfera che consentono il passaggio dal cerchio al quadrato.

In età romanica si svilupparono altre varianti a forma di nicchia come gli alveoli pensili o le trombe angolari. Splendidi esempi se ne possono trovare nel meridione d’Italia.

La cupola emisferica (o con sesto rialzato) divenne via via sempre più complessa. A partire dal Rinascimento venne dotata di lanterna e sottostante tamburo per aumentare l’ingresso di luce naturale.

In epoca barocca, oltre ad arricchirsi di oculi a più livelli, potrà avere anche la pianta ellittica.

Queste volte sono definite “estradossate” in virtù del fatto che l’estradosso non è nascosto da una copertura a falde ma è visibile dall’esterno.

3. VOLTA A VELA – Sostanzialmente si tratta di una cupola alla quale sono state eliminate quattro porzioni tramite dei piani verticali seguendo un perimetro quadrato o rettangolare.

Il procedimento geometrico è simile a quello che ha portato alla creazione dei pennacchi ma stavolta non è necessario un ulteriore raccordo tra volta e vano quadrato. Il nome deriva dall’aspetto simile ad un fazzoletto gonfiato dal vento.

4. VOLTA A CROCIERA – Prima di definire le volte composte dobbiamo osservare bene gli elementi che si ottengono sezionando una volta a botte lungo due diagonali: si avranno due “fusi” e due “unghie”. Se si uniscono quattro fusi si ottiene una volta a padiglione, con quattro unghie una volta a crociera.

La volta a crociera, conosciuta già in età romana, appare dunque come l’intersezione di due volte a botte uguali e ortogonali.

Si vengono a creare nell’intradosso due spigoli semicircolari che vanno da un angolo a quello opposto.

Questi spigoli possono essere percorsi da una nervatura di rinforzo detta costolone (in questo caso si parla di volta a crociera costolonata).

E, come nel caso della volta a botte, anche la volta a crociera può essere ogivale nel momento in cui le unghie da cui è formata presentano una sezione a sesto acuto. Tipica del gotico, la volta a crociera ogivale in genere ha pianta rettangolare.

In alcuni casi, come nei deambulatori absidali delle chiese gotiche, la volta a crociera può avere un’insolita pianta trapezoidale, pentagonale o triangolare.

Ad ogni modo, qualunque forma abbia, la volta a crociera veniva sempre realizzata partendo dai costoloni, elementi strutturali fondamentali di questa copertura e non semplici decorazioni.

5. VOLTA STELLATA – In epoca gotica, soprattutto nell’architettura d’oltralpe, la volta a crociera assunse forme più complesse di quelle appena viste.

Spesso vennero aggiunti altri costoloni che non avevano il compito di scaricare il peso sui pilastri angolari ma di rinforzare quelli principali creando una sorta di scheletro strutturale.

Questo scheletro, in alcuni casi, può diventare incredibilmente ricco, quasi una ragnatela lapidea magicamente sospesa per aria.

Si ottengono coperture stupefacenti come quelle fotografate da David Stephenson, un vero esperto di volte spettacolari.

6. VOLTA A VENTAGLIO – Anche questa è una variante della volta a crociera nella quale una raggiera di esili nervature si allarga a ventaglio, appunto, dalla cima del pilastro polistilo.

Tipica del Gotico inglese, la volta a ventaglio appare delicata e decorativa come un merletto.

7. VOLTA A PADIGLIONE – Come visto sopra questa volta nasce dall’unione di alcune porzioni della volta a botte, in questo caso i fusi.

Invece che poggiare sui quattro angoli come la volta a crociera, questa copertura poggia su quattro muri perimetrali.

Questo tipo di struttura è usata in genere per stanze e saloni dato che si presta bene ad essere affrescata in maniera pressoché continua. La sezione può anche essere a sesto acuto come nel caso della Mole Antonelliana.

La pianta, oltre che quadrata, può anche diventare poligonale.

In quel caso si generano strutture molto simili alla cupola come quella di Santa Maria del Fiore a Firenze. A pianta ottagonale, è formata da una doppia calotta di otto fusi rinforzati da costoloni verticali e orizzontali.

Nel caso in cui la pianta non sia quadrata ma rettangolare si ottiene una struttura denominata volta a botte con testate di padiglione.

La volta a padiglione, o con testate di padiglione, può essere ribassata e la sua superficie centrale resa orizzontale con un piano che la interseca. Questo tipo di copertura, utilizzata frequentemente perché più adatta alla decorazione con affreschi, è chiamata volta a schifo (sì, avete letto bene, anche se è bellissima è detta a schifo!).

Queste volte, spesso, non sono reali: non sono realizzate in muratura bensì con una struttura leggera di canne e gesso (detta camorcana). Non hanno dunque, nessuna funzione portante ma solo di completamento spaziale e decorativo degli ambienti.

8. VOLTA A BOTTE LUNETTATA – È una volta semicilindrica intersecata da altre volte a botte di diametro minore.

Queste, dunque, invece che creare una crociera, aprono con le unghie delle lunette (cioè delle superfici semicircolari) lungo il muro perimetrale. Queste possono essere occupate da finestre che altrimenti dovrebbero stare al di sotto del piano d’imposta della volta.

Spesso la volta a botte lunettata è una volta a padiglione con lunette su tutti e quattro i lati. L’esempio più celebre di questo tipo di volta è sicuramente il soffitto della Cappella Sistina.

9. VOLTA A OMBRELLO – È una struttura simile ad una cupola formata dalle unghie della volta a botte. Ciò che ne risulta è proprio una copertura che ricorda le forma di un ombrello aperto.

Anche in questo caso, in base alla struttura e alla dimensione delle unghie, la cupola può apparire stellata o lunettata. Nel caso di chiese gotiche può essere presente mezza volta ad ombrello per la chiusura superiore dell’abside.

10. VOLTA A PARABOLOIDE IPERBOLICO – Copertura di recente invenzione, non ha nulla a che vedere con quelle precedenti. L’utilizzo del calcestruzzo di cemento armato ha permesso, infatti, la realizzazione di volte altrimenti impossibili.

Il paraboloide iperbolico (volta a sezione verticale parabolica ma con andamento longitudinale ad iperbole) è una di queste volte a doppia curvatura dall’aspetto dinamico e contemporaneo.

Naturalmente esistono tanti altri tipi di volta: da quella a cipolla a quella a stalattiti, dalla cupola geodetica alla volta a collo d’oca, ma credo che quelle che ho nominato siano già talmente numerose che rischiereste di fare confusione (e poi sono anche le più diffuse…).

Vogliamo fare adesso un bel ripasso? Sì, lo so, è la sindrome della professoressa che ogni tanto si impossessa di me… Però, se ne avete voglia, ho preparato un piccolo test per vedere se vi riuscite a districare tra volte stellate costolonate e volte a schifo lunettate. Buon lavoro!

 

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41 risposte

  1. ANDREA ha detto:

    Argomento interessante e spiegato molto bene.
    Istruttivo persino il percorso a quiz!
    Complimenti, bel lavoro!

  2. Giorgia ha detto:

    Grazie infinite per questo articolo interessantissimo, completo e spiegato chiaramente! Prima di finire di leggerlo mi dicevo proprio ‘Sarebbe proprio utile se ci fosse un test per mettere alla prova ciò che ho appreso leggendo’, et voilà! Nemmeno bisogno di chiedere! Favoloso

  3. Fabrizio Capriccioli ha detto:

    Molto interessante. Alcune notizie già le conoscevo, altre no.
    E complimenti per il modo in cui vengono divulgate.
    Mi piacerebbe ricevere informazioni del genere, magari tramite whatsapp (3478561065).
    Grazie e buona giornata.
    Fabrizio Capriccioli

  4. Teresa Trancoso ha detto:

    Grazie dell’articolo. Molto bello con i disegni e le foto.

  5. Sean ha detto:

    grazie grazie grazie, Non ti ringrazierò mai abbastanza per tutto il bene che mi hai fatto,
    Non trovo davvero le parole giuste per poterti ringraziare per tutto quello che hai fatto per me, sei davvero un angelo inviato dal cielo.

    professori e gli esami, che coppia perfetta 🙂 ……

  6. clotilde giurleo ha detto:

    Bravissima come sempre ,ed anche divertente. Grazie di cuore !

  7. Nadia Comin ha detto:

    Con tanto piacere guardo i diversi dossier che ci proponi , la mia insaziabile curiosità per l’Arte e l’Architettura è cosi sempre “alimentata” di tante opere che non conosco o che guardo con un “sapere ” che non ho ! Grazie !

  8. Chiara ha detto:

    Io trovo che la ricchezza e la varietà di questi documenti è così interessante che ne resto incantata ogni qualvolta che accedo al blog, spesso ho proposto parte di queste pubblicazioni alle mie classi e devo dire che riesco a catturare l’attenzione dei miei discoli.
    Grazie per i suggerimenti, le proposte, gli stimoli che in ogni occasioni trasmetti

  9. Josè ha detto:

    Bravissima come sempre!

  10. Felix ha detto:

    Ma sai che anch’io stavo proprio preparando una lezione sulle cupole romane e bizantine (differenti sistemi costruttivi)? Pantheon, Mausoleo di Teodorico, Santa Sofia. Complimenti Emanuela e grazie per tutto quello che fai e per la passione che amorevolmente contagi. Ciao

  11. Eveline Jonker ha detto:

    Molto, molto istruttivo e ben spiegato! Grazie, dank u!

  12. Julio ha detto:

    Os escribo desde España. Mirad los estudios de Manuel Fortea Luna . Él tiene un software propio para el cálculo de casi cualquier. Tipo de bóveda. Estamos realizando ensayos con bóvedas tabicadas para corroborar los resultados de los cálculos. Hay una pequeña app en
    Android (vault calculator) limitada para una muestra de lo que hace el programa de cálculo. La pagina web es (www.vaultzafra.com) y hay una pagina de Facebook con los talleres que realizamos.https://www.facebook.com/bovedachiloeches

  13. Marisa ha detto:

    BELLISSIMA ed interessantissima la lezione sulle volte…..

  14. giovanni ha detto:

    … mancano le cupole di guarino guarini.

  15. Diego Totis ha detto:

    9 su 10 al test, ma perché hai spiegato perfettamente tu!
    Grazie.

  16. Mariella ha detto:

    Eccellente lavoro, completo, accattivante nelle immagini e nelle tecniche costruttive. Splendida professionista dell’arte!

  17. tiziana ha detto:

    Complimenti per il blog, che ho ‘scoperto’ solo oggi , merito di un collega collaborativo. E’ utilissimo, anche perché secondo me a noi insegnanti non servono tanto i pareri degli esperti, spesso ‘dai tetti in su’, mentre è veramente preziosa l’esperienza di altri colleghi. Mi risulta che, per alcune delle sue volte, Gaudi seguisse la cosiddetta ‘catenaria’ una funzione matematica la cui definizione e formula trovate facilmente in wikipedia.

    • didatticarte ha detto:

      Grazie per l’apprezzamento Tiziana. Ho iniziato a scrivere per questione di sopravvivenza nel tentativo di scoprire nuovi modi di raccontare la materia per appassionare di più i ragazzi. Adesso è diventato un impegno notevole ed anche una responsabilità 😉
      Sì, Gaudì usava spesso la catenaria; ne ho parlato a proposito dei tipi di arco.

  18. silvia ha detto:

    Fantástico questo articolo . Grazie !

  19. Mariella ha detto:

    Come sempre, le tue lezioni sono impeccabili, accattivanti, storicamente documentate nella loro varietà strutturale e decorativa. Sei una vera maestra d’arte, una divulgatrice affascinante e competente, un esempio per quanti trascinano le loro lezioni con affanno generando negli allievi noia e disinteresse. Mi complimento davvero vivamente con te e ti auguro di non perdere mai l’entusiasmo che è il sale di ogni lavoro, piccolo o grande che sia!

  20. Mario Tomasucci ha detto:

    Molto interessante

  21. Manuel Marchioro ha detto:

    Io sapevo che le volte di Gaudì si chiamano “volte a collo di bottiglia” e traevano la loro forza strutturale dalla sovrapposizione di due strati di mattoni che si avvolgevano a spirale, ma in due direzioni opposte. L’origine comunque deve essere più antica anche per questo tipo di volte.

    • didatticarte ha detto:

      Non conosco questa denominazione. Ma senz’altro sfrutta principi basilari di statica applicati in modo nuovo e molto articolato.

  22. Gabriele ha detto:

    Bellissima lezione, come al solito. E la volta della scuola della Sagrada Familia come si potrebbe definire?http://www.amaldi2000.it/documenti/allievi/disegno_storia_dell_arte/gaudi'/90.jpg
    E la Sagrada Familia?http://news.momondo.com/wp-content/uploads/2014/04/la-guida-di-barcellona-fuori-stagione-51-760×472.jpg O ancora la cripta della chiesa della Colonia Guell?http://media-cdn.tripadvisor.com/media/photo-s/04/b9/4e/51/gaudi-crypt-colonia-guell.jpg
    La genialità di Gaudì fa si che così come avviene in natura non ha bisogno di ripetere la stessa soluzione per problemi simili. Di volta in VOLTA realizza il soffitto in modo sempre diverso. Al dila delle volte catalane è possibile definire in qualche modo queste soluzioni (che in genere si basano sulla geometria rigata) oppure sono talmente innovative da non trovare classificazione alcuna?

    • didatticarte ha detto:

      Grazie per l’apprezzamento Gabriele!
      Le strutture di Gaudì sono molto complesse, spesso ispirate al gotiche e alle forme organiche della natura ma mai catalogabili secondo la classificazione standard delle volte. Le sue coperture seguono calcoli matematici complessi realizzati anche attraverso modellini fatti solo con piccoli pesi e catenelle. È proprio dei grandi maestri dell’architettura riuscire ad inventare qualcosa che non si era mai visto prima (e che non si vedrà neanche dopo!).

  1. 14 Luglio 2015

    […] "Dopo aver presentato i dieci modelli di arco più diffusi è arrivato il momento di conoscere il meraviglioso mondo delle volte.Non è un caso che io abbia scelto di seguire quest’ordine: la volta, infatti, discende sostanzialmente dall’arco e ne costituisce la versione tridimensionale ottenuta per traslazione dell’arco stesso (la volta a botte) o per rivoluzione attorno alla freccia (la cupola emisferica) …"  […]