Le mille e una nuvola

“Cosa c’è di più bello di un cielo azzurro? Un cielo pieno di nuvole” scrive Gavin Pretor-Pinney nel suo Cloudspotting. Sì perché le nuvole, effimere e mutevoli, sono anche teatrali e suggestive, disegnano una nuova mappa del cielo e scatenano la fantasia.

E pensare che, tutto sommato, non sono altro che  goccioline d’acqua sospese in aria… Goccioline che, in base alla quota e al tipo di addensamento, danno luogo a nubi con denominazioni e caratteristiche molto differenti. Ecco le principali classi.

Difficile imparare a distinguerle. Forse bisognerebbe prima imparare ad osservarle. E, come già sapete, il metodo migliore per osservare qualcosa in profondità è quello di ridisegnarlo.

Ed è proprio questo che hanno fatto tanti artisti per riuscire a padroneggiare un soggetto così fuggevole ed etereo.

Uno tra i primi ad essersi dedicato allo studio sistematico delle nuvole è stato l’inglese John Constable (1776-1837). Noto per i suoi pittoreschi paesaggi bucolici lo è meno per i suoi schizzi di nubi di ogni tipo. Eppure credo che siano molto più interessanti dei boschetti con le mucche al pascolo. Giudicate voi!

In questi piccoli dipinti fatti su un taccuino all’aria aperta (mezzo secolo prima dell’en plein air degli impressionisti) c’è il desiderio, tipico del Romanticismo, di catturare le forze della natura, la maestosa bellezza del cielo.

Grandiosità e potenza delle nuvole sono pane quotidiano anche per Joseph Mallord William Turner (1775-1851) , l’altro grande esponente del Romanticismo inglese. Sulle sue tele cielo e terra si fondono in turbini di vapore, le forme perdono consistenza e materialità. Ed anche in questo aspetto è evidente un’anticipazione dell’Impressionismo.

Da quel momento il Romanticismo è tutto un fiorire di nuvoloni e cieli tempestosi.

Ecco gli spazi sconfinati di Caspar David Friedrich (1774-1840)…

… o quelli, ancora romantici, del maestro del Realismo francese Gustave Courbet (1819-1877).

Verrebbe da pensare che, prima dell’Ottocento, gli artisti non abbiano mai raffigurato le nuvole. Naturalmente le cose non stanno così.

Le nuvole sono presenti nell’arte fin dal Medioevo. Possiamo osservarle, ad esempio, nel catino absidale della chiesa bizantina di Sant’Apollinare in Classe a Ravenna (VI sec. d.C.). Tuttavia è evidente che si tratta di rappresentazioni simboliche: immerse in un cielo dorato servono solo ad indicare un livello superiore a quello terreno, uno spazio divino e immateriale.

Per questo motivo non sono affatto realistiche… direi, anzi, che somigliano molto a dei filoncini di pane!

E per quasi mille anni le nuvole, quando ci sono, vengono rappresentate in modo schematico.

La loro presenza è necessaria nella raffigurazione dell’Ascensione di Cristo ma, come si può osservare da queste miniature, continuano a non mostrare forme naturalistiche.

Toccherà a Giotto, maestro di spazi tridimensionali e volumi ben modellati, scoprire che il cielo è blu e che le nuvole somigliano alla bambagia.

È la scoperta dell’acqua calda? Beh, provateci voi a dipingere un cielo azzurro dopo mille anni di cieli d’oro! Ecco come ce la racconta Giorgio Gaber…

… ed ecco i famosi cieli con le nuvole dipinti da Giotto tra XIII e XIV secolo.

Nella nuvola dell’affresco dedicato alla morte di San Francesco Giotto avrebbe, addirittura, nascosto il profilo di un demonio come vi ho raccontato nel post sulla pareidolia.

Nonostante questa rivoluzione pittorica, l’arte rinascimentale non mostrerà generalmente grande interesse verso le nuvole. Concentrati com’erano sull’uomo come centro dell’universo, gli artisti del Quattrocento hanno relegato le nuvole a mero completamento della scena naturale. Ecco qualche esempio.

Nubi talmente semplificate che qualche buontempone ha scambiato quelle di Masolino per degli UFO!

Con Andrea Mantegna (1431-1504) le nuvole cominciano a gonfiarsi maggiormente (e a nascondere cavalieri e volti). I cieli sereni del Quattrocento iniziano ad annuvolarsi…

Ma bisognerà attendere i soliti Leonardo da Vinci (1452-1519) e Albrecht Dürer (1471-1528) per poter osservare studi e rappresentazioni verosimili delle nuvole.

Con il Manierismo e il Barocco (Cinquecento e Seicento, per intenderci) le nuvole si fanno teatrali e vorticose. Spesso, popolate da santi e martiri, sono protagoniste di spettacolari ascensioni al cielo.

Intanto in nord Europa (Fiandre e giù di lì) stavano già cominciando a guardare verso l’alto con occhi diversi.

Meno coinvolti dalle pressioni della Controriforma, gli artisti olandesi e fiamminghi del Seicento iniziarono presto ad osservare i loro cieli nuvolosi e a raccontarli con cura sulla tela.

A confronto, i successivi cieli veneziani di Canaletto e Guardi sembrano serene giornate di primavera!

E così siamo di nuovo alle soglie dell’Ottocento con le nuvole degli artisti romantici. La vera svolta, dunque, non sta nella capacità di dipingere delle “vere” nuvole (i fiamminghi lo facevano da due secoli), ma nell’aver pensato che potessero diventare protagoniste della pittura.

E tra romanticisti ed impressionisti dobbiamo riconoscere che il loro spazio, le nubi, se lo sono proprio guadagnato.

Quelle dell’Ottocento sono nuvole talmente precise che qualcuno ne ha voluto fare una lettura “meteorologica” distinguendole in cumuli, strati, cirri etc. E, sebbene quelle dei secoli precedenti siano meno “affidabili” dal punto di vista scientifico, alcuni studi hanno evidenziato una correlazione tra il clima in Europa negli ultimi 6 secoli e la copertura nuvolosa dei dipinti!

Difficile fare questa analogia utilizzando i quadri del Novecento. Qui le nuvole vengono stravolte dalle avanguardie. Si tingono di mille colori espressionisti con Emil Nolde

… si trasformano in oggetti surreali con René Magritte

… e diventano addirittura fumetti con Roy Lichtenstein.

Naturalmente questo è anche il secolo di espressioni visive diverse dalla pittura. Troviamo, così, il fotografo Chema Madoz che con le nuvole ha creato delle opere decisamente surreali.

L’artista olandese Berndnaut Smilde, invece, realizza installazioni surreali creando delle vere nuvole di vapore sospese all’interno di ambienti chiusi.

Leandro Erlich ha cercato di inscatolarle…

Qualcuno ha pensato di realizzare perfino un lampadario a forma di nuvola con tanto di lampi di luce e fragorose emissioni sonore simil-temporalesche. Che dire… io lo trovo decisamente kitsch.

Più accettabile è il divano pop a forma di nuvola… (ma a casa mia non lo metterei!).

Ormai siamo invasi anche da nuvole digitali: chiamiamo “cloud” uno spazio virtuale dove archiviare e scambiare file; una tag-cloud è, invece, una nuvola di parole chiave dove non troverai mai il tag che stai cercando…

Certo, piuttosto asettiche le nuvole del nuovo millennio rispetto a quelle di cento anni fa. Allora vale la pena imparare a disegnarle.

Come fare? Intanto guardatele bene, osservatele con attenzione. Fotografatele: vale la pena collezionare un bel po’ di immagini.

Una delle collezioni più belle è la sequenza di Luigi Ghirri: 365 foto del progetto Infinito (1974).

nuvole-ghirri

E poi provate a tracciarne le forme sul foglio. In rete potete trovare un’infinità di tutorial per capire come fare.

Certo catturare l’essenza eterea delle nuvole con matite o pennelli è proprio arduo! Forse il segreto per godere della loro bellezza è racchiuso nelle parole della poesia di De Andrè

 

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32 risposte

  1. Chiara Caproni ha detto:

    Ma quanto mi piace quello che scrivi e come lo scrivi! Fa venire voglia di guardare, di conoscere, di provare… proprio brava, grazie!

  2. gianfranco ha detto:

    Nuvole “psicanalitiche”… le immagini sono le tue… Bravissima!
    https://www.didatticarte.it/Blog/wp-content/uploads/2016/02/talento-munch-urlo.jpg

  3. Eveline Jonker ha detto:

    Quanto fa bene vedere e vivere le Sue idee, sempre una bella sorpresa!

  4. Eccezionale come sempre, Emanuela! Solo tu potevi creare un post mettendo insieme Giotto e i cloud dei nuovi dispositivi: sei grande! 😉
    Io adoro le nuvole di Courbet e sono rimasta piacevolmente colpita da quelle di Nolde, che non avevo mai guardato con attenzione. Di recente ho avuto modo di ammirare, a Verona, la rappresentazione del Paradiso di Paolo Veronese, che questo tuo articolo mi ha fatto tornare alla mente: lì le nuvole sorreggono le figure dei beati e, allo stesso tempo, queste ultime sfumano nei nembi, sicché in lontananza sembrano comporre essi stessi le loro masse vaporose.

    • didatticarte ha detto:

      Grazie per i tuoi spunti e per l’apprezzamento! L’idea di tracciare un percorso che arrivi fino ai nostri giorni è importante soprattutto per gli studenti che, così, possono cogliere la modernità dell’arte del passato e le radici antiche delle immagini del presente.

      • Ottimo approccio: capire che sotto il presente corre un filo rosso che lo lega indissolubilmente al passato è fondamentale per apprezzare una disciplina, qualunque essa sia! Io cerco di fare lo stesso con gli spunti letterari e con la storia e spero di riuscire a produrre un interesse anche solo minimamente associabile ai risultati che ci presenti tu! 🙂

      • didatticarte ha detto:

        Ti ringrazio Cristina 😀
        Anche tu fai uno splendido lavoro su un campo molto affine. Il segreto è lasciarsi andare, liberare l’immaginazione e cominciare a raccontare!

  5. Feliciana ha detto:

    educare al l’osservazione è un principio fondamentale per l’apprendimento, questo esercizio è lodevole. Grazie.

  6. maria ha detto:

    meraviglioso. stupendo. io ho a che fare con la scrittura e con gli adolescenti e il tuo lavoro mi dà molti spunti. grazie!! proprio un articolo ispirato!

  7. franco ha detto:

    Ho sempre pensato che per imparare a disegnare o dipingere le nuvole occorresse farlo dal vivo e questo blog me ne ha dato la conferma. Ottimo articolo. complimenti.

  8. Grazia ha detto:

    Grazie della citazione! Come vedo, tra le tante cose in comune, abbiamo anche la passione per le nuvole. Ti vorrei segnalare, se non lo conosci già, il bellissimo taccuino di studi di Antonio Basoli: http://senzadedica.blogspot.be/2014/01/darie-e-di-nubi-gli-studi-di-antonio.html
    Chissà cosa non riusciresti a tiraci fuori!
    Grazie, come sempre, per tutto quello che ci dai
    Grazia

    • didatticarte ha detto:

      Grazie a te e complimenti per tuo blog, affascinante e prezioso.
      Non conoscevo Basoli, i suoi studi sono illuminanti. Le annotazioni numeriche mi hanno davvero colpita! Cercare di catturare con denominazioni cromatiche e quantificazioni di intensità ciò che c’è di più impalpabile ed effimero. Fantastico.
      Grazie mille e a presto!

  9. Donatella ha detto:

    Bellissimo il vostro servizio sulle nuvole, che ora sono ancora più affascinanti di prima!

  10. chiara salvini ha detto:

    ti trovo così brava da essere fascinosa o, se preferisce, affascinante, sai quel fascino che dura…come quando una donna bella con un profumo particolare…Vorrei sapere se mettendo tutti i link e tutte le notizie che trovo, tue foto, titoli ecce. o, meglio, “come vuoi tu”…insomma se posso pubblicarlo sul mio blog. ci terrei tanto. Se riesci a mandarmi un email…magri sei in giro per il mondo a raccogliere “nuvole vive o dal vivo”, come vuoi: non puoi sapere che ci sono persone che sono nuvole…magari anche solo in una parte loro che puo’ rimanere segreta…magari cominciando da te, che ne dici, ma belle? ciao, grazie, notte, chiara

    • didatticarte ha detto:

      Grazie Chiara. Sento un grande trasporto nelle tue parole!
      Sentiti libera di ripubblicare il post. Basta aggiungere un link al blog 😉
      Se vuoi scrivermi una mail puoi farlo dall’apposita pagina. Non pubblico in questa risposta il mio indirizzo perché sarebbe captabile dai sistemi di spam…
      Purtroppo non sono in giro per il mondo ma chiusa in studio a lavorare, forse per questo scrivo di nuvole… le vedo dalla finestra e un po’ le invidio.
      A presto!

  11. Alessandra ha detto:

    Sei riuscita a scrivere un saggio sopra un soggetto (solo apparentemente) leggero e impalpabile. 😉
    Il signor G. è stato un po’ troppo dissacrante, per i miei gusti (a parte la questione – interessante – del cambiamento del cielo. E De André ha scritto cose migliori, ma il brano capitava proprio a fagiolo, vero?
    Pensavo che avresti citato la scuola di Barbizon, a proposito di Constable e gli altri.
    Bellissimi Magritte e i surrealisti e quella guida per i contemplatori di nuvole (Cloudspotting) sarebbe proprio da comprare. 😀

    • didatticarte ha detto:

      Adoro G. proprio per questo… la storia dell’arte sembra sempre troppo seria 😉

  12. Elisa ha detto:

    Osservare il cielo e le nuvole, ottimo “compito” per le vacanze!
    Sei mai stata sulle cloud cities di Tomás Saraceno? Esperienza fantastica!
    Buona estate 🙂

  1. 30 Settembre 2016

    […] article on Sky & clouds in art history by […]

  2. 10 Maggio 2017