Vi racconto la lampada Parentesi

È l’uovo di Colombo per il direzionamento della luce, è un meccanismo basato semplicemente sull’attrito tra due parti, è l’estetica del necessario-e-sufficiente.

Questo è ciò che si può dire della lampada Parentesi, disegnata nel 1970 da Achille Castiglioni e prodotta da Flos a partire dall’anno successivo.

L’idea iniziale era stata abbozzata da Pio Manzù (scomparso nel 1969, prima della definizione della lampada) che aveva immaginato un corpo cilindrico in grado di scorrere lungo un’asta e di essere fermato all’altezza desiderata tramite una vite.

Successivamente Castiglioni decide di sostituire all’asta rigida un cavo metallico ancorato al pavimento e al soffitto che permettesse di bloccare il cilindro grazie all’attrito dovuto ad una opportuna deviazione.

Tale sistema viene perfezionato con un tenditore e con la scomparsa del corpo esterno.

La versione finale prevede la sospensione a soffitto mediante gancio ad espansione con copriforo metallico, cavo in acciaio tesato lungo il quale scorre un tubo di acciaio, sagomato a forma di parentesi, che sostiene il portalampada snodato e contrappeso cilindrico in piombo rivestito in gomma nera.

L’eventuale regolazione della lunghezza del cavo viene realizzata con il tendicavo. Lo scivolamento del sottile tubo sagomato avviene senza sforzo, semplicemente spostandolo lungo il cavo con la mano mentre il bloccaggio della posizione è dato dall’attrito radente che si crea lungo il tirante.

La sorgente luminosa è una semplice lampada con attacco Edison, funzionante a tensione di rete e dotata di verniciatura argentata del retro in modo da direzionare la luce senza riflettori esterni pur senza creare effetti drammatici.

Il sistema, semplice e geniale, fu presentato al pubblico in una confezione con coperchio trasparente, stampata e sagomata in base alla linea della parentesi metallica e dotata di maniglie per un suo agevole trasporto.

La lampada, razionale, priva del superfluo, vero manifesto del principio forma=funzione, vinse la XI edizione del Compasso d’Oro nel 1979 ed è attualmente esposta al Museo del Design della Triennale di Milano.

Tante sono state le lampade successive ispirate (o copiate) alla parentesi di Castiglioni. In alcuni casi si tratta di dichiarati “omaggi” al grande maestro del disegno industriale come “Hot Achille” di Ingo Maurer del 1994 o la recentissima “OK” di Konstantin Grcic con sorgente led.

Naturalmente niente a che vedere con l’originale…

Achille Castiglioni sosteneva, a proposito della semplicità nel design, che “Il minimalismo non è un non far nulla perché è più comodo, il minimalismo formale non è di per sé sufficiente, deve corrispondere a un’idea, a un concetto, ed esiste dalla preistoria questa tendenza a fare il minimo, però in forma ingegnosa ed efficiente” (da un’intervista su Domus 779, febbraio 1996), concezione perfettamente coerente con tutta la sua produzione, Parentesi inclusa.

Ciò che si ottiene è un originalissimo ibrido tra la sospensione e la piantana, tra il braccio orientabile e l’applique… insomma una tipologia mai vista prima, talmente essenziale e funzionale da essere diventata un’icona nel campo dell’illuminazione d’interni e nella storia del design italiano.

 

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4 risposte

  1. Meme' ha detto:

    …finalmente una persona che parla con proprietà di una cosa che conosce !
    Raro, in rete !

  2. Alessandra ha detto:

    Belle, in un contesto molto minimal e con esigenze di illuminazione particolare… e qui siamo nel tuo elemento 😉