Studiare l’arte confrontando gli opposti

C’è un concetto filosofico che mi ha sempre affascinato per il quale “una cosa esiste in relazione al suo opposto” (è l’idea di opposizione per correlatività di Aristotele). L’esempio classico è il binomio madre-figlia: la madre è tale perché esiste la figlia e la figlia lo è perché c’è la madre.

Un esempio più “artistico” potrebbe essere quello della coppia luce-ombra. Non si può cogliere la presenza della luce se non è presente anche il suo opposto, cioè l’ombra. E questa non esisterebbe se non ci fosse la luce.

È un concetto che l’architetto Louis Kahn esprime in modo molto poetico quando dice “The sun never knew how great it was until it hit the side of a building” (il Sole non conobbe mai la sua magnificenza fin quando non ha colpito il fianco di un edificio).

Ma cosa c’entra tutto questo con lo studio della storia dell’arte? È presto detto.

Col tempo mi sono accorta che tanti concetti che credevo di spiegare in modo sufficientemente chiaro, risultano invece incomprensibili allo studente in quanto non appartengono a categorie a lui familiari.

Quando, invece, presento un concetto insieme al suo opposto, ecco che la sua essenza salta agli occhi in maniera lampante e risulta definita proprio dal confronto con ciò che non è.

Esempio: parlare di scultura classica e idealizzazione non consente di capire appieno il concetto di espressione della perfetta bellezza quanto presentando il confronto con la rappresentazione realistica dell’uomo in tutto il suo decadimento fisico e morale. Insomma, provate ad affiancare la Venere di Milo e un’alienata di Gericault e ditemi se non si capisce cosa significhi “idealizzazione”!

Questo è il motivo per cui il libro di testo, spesso, mi sta un po’ stretto… avrei bisogno di spaziare tra i secoli, mostrare i confronti. Invece le opere sono descritte in maniera autonoma, senza questo tipo di approccio.

Ciò non significa ch’io sia contraria al libro cartaceo (e la versione digitale non è poi tanto differente) ma penso di non poter fare a meno di integrare con una visione più efficace della storia dell’arte.

Nei miei pdf relativi ai vari periodi artistici, infatti, ho inserito spesso le immagini “opposte” a quelle oggetto di studio. L’essenza del Cubismo, ad esempio, cioè il voler mostrare la realtà come la conosce la nostra mente, appare di una chiarezza lampante quando si confronta questo movimento all’Impressionismo che, al contrario, mostrava la realtà fenomenica, quella che coglie la nostra retina. In questa opposizione occhio-cervello sta il succo del discorso.

Un’altra tipica coppia di opposti è quella statico/dinamico. Il David di Michelangelo non è mai apparso così statico come nel momento in cui lo si confronta con quello di Bernini

So che dal punto di vista della critica d’arte questo approccio può essere considerato poco ortodosso: ogni manifestazione artistica non nasce in opposizione a quella precedente. Quello, magari, è il risultato finale: se le due espressioni sono contrarie, però, è perché il contesto sociale, politico, culturale è molto cambiato.

Dal punto di vista didattico, tuttavia, funziona. È utile a far comprendere la peculiarità e il senso di ogni periodo artistico.

Come spiegare, altrimenti, il principio di articolazione dello spazio dato dalla divisione in campate di una chiesa romanica? Solo confrontandola con la sua opposta – una chiesa paleocristiana dallo spazio unico – emerge il concetto stesso di “campata” (cioè lo spazio racchiuso da una volta).

Il confronto con la chiesa romanica, (massiccia, compatta e ombrosa) consente, a sua volta, di capire il senso di leggerezza, verticalità e luminosità di una chiesa gotica… Quindi ogni opera non ha un unico “contrario” ma tanti, in base all’aspetto che si vuol focalizzare.

La serenità della Venere di Botticelli diventa sublime atarassia accanto all’urlo di dolore della Medusa di Caravaggio, ancora grondante di sangue e dallo sguardo pieno di orrore.

Gli esempi potrebbero essere infiniti: figurativo/astratto (ad esempio Chagall e Malevic)…

bidimensionale/tridimensionale (ad esempio Klimt ed Ingres)…

… oppure accademico/naïf (ad esempio Bouguereau e Ligabue).

Come vedete basta un’immagine capace di esprimere il concetto opposto e tutto appare evidente. D’altra parte, come ho scritto in un altro post, un’immagine vale 1000 parole e, in questo caso, un’intera e faticosa spiegazione!

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38 risposte

  1. Luisa mangilli ha detto:

    Gent.ma prof. Pulvirenti… una sola parola di ringraziamento è veramente poco.. un grazie per la condivisione dei suoi pensieri operativi e costruttivi nella creazione di sempre nuove proposte di lavoro con una parola che ci dovrebbe appartenere… ARTE. Sono un insegnante di arte e sempre tormentata dal fatto che i ragazzi e la scuola in generale poco considerano questa come una materia che ci arricchisce e aiuta a crescere i nostri ragazzi con la consapevolezza dell’ossevazione della riflessione del confronto.. Condivido con Lei che dal confronto di opere di periodi diversi, ad esempio, nascano le interazioni delle conoscenze utili ad attivare la sensibilità dei nostri alunni.
    Mi capita spesso.. penso ad una attività da proporre… consulto il suo mitico didatticarte, conosciuto con adozione libro, e trovo mille percorsi e suggerimenti meravigliosamente spiegati….. mi viene dal cuore prof .. se non ci fosse bisognerebbe inventarla..
    grazie.. grazie.. grazie..
    soprattutto di condividere sue ricerche..

  2. Maria Elisa ha detto:

    Approccio molto nteressante! Grazie.

  3. Francesco R. ha detto:

    Buongiorno Dottoressa, sto preparando una presentazione su una delle varie interpretazioni possibili del temine stesso di Arte e, trovandomi per caso sul suo blog, ho notato con piacevole sorpresa che il metodo da lei descritto in questo post è esattamente il tipo di approccio che sto impostando. Molto spesso si cerca di condividere le proprie conoscenze dando per scontato che l’ascoltatore condivida lo stesso bagaglio culturale. Io stesso mi sono trovato, a volte, a sentire delle spiegazioni, delle conferenze, delle lezioni che si fermavano al “teorico”, dove la domanda che nasceva in me, impellente, era “Si, ma ad esempio?” .
    Che dire quindi? Grazie per aver scritto questo post e per avermi dato, involontariamente, conforto nella scelta che sto facendo.

  4. Pesente Adriana ha detto:

    È una riduzione semplicistica ,che induce a possibili fraintendimenti, soprattutto in chi non è formato nella lettura delle immagini, la materia è complessa lo sappiamo bene , questi accostamenti temo non aiutino molto , sono limitati alla superficie dove una facile emozione scivola con leggerezza inappropriata.

  5. Daniela Mainardi ha detto:

    Emanuela è meravigliosa la tua spinta nella direzione del rendere comprensibile una materia complessa! L’articolo è molto stimolante e originale, mi ‘piace’ Un abbraccio

  6. elisa ha detto:

    Molto molto interessante …. non credevo e invece mi è sembrato tutto più fruibile. C è qualche video a riguardo o file ? Vorrei mettermi subito a lavoro…..

    • didatticarte ha detto:

      Ciao Elisa. Non credo che ci sia altro materiale. Questa proposta è ciò che faccio in classe quotidianamente. Un’idea didattica per rendere i concetti più comprensibili.

  7. pasquale buttino ha detto:

    Interessantissimo !!!

  8. silvana silvestri ha detto:

    un grande aiuto grazie

  9. adriana ha detto:

    GRAZIE perchè metti a disposizione le tue competenze; trovo i tuoi blog interessanti e stimolanti.
    Come docente di arte e immagine metto spesso in crisi il mio metodo di lavoro, quando vedo che i ragazzi non seguono come vorrei. Mi appresto a fare la programmazione annuale e mi chiedo..e ti chiedo alla luce dei tuoi interessantissimi articoli: imposteresti le lezioni di arte per temi e non esclusivamente per periodi? potrebbe essere più stimolante per gli adolescenti o verrebbe fuori una conoscenza troppo frammentaria?..un pò ciò che dicevi sulla presentazione delle opere per contrasti, poco ortodossa ma molto efficace!
    Adriana

    • didatticarte ha detto:

      Grazie a te Adriana! In genere faccio entrambe le cose: vado per ordine cronologico ma poi approfondisco anche per temi. Se sono al Barocco e faccio Caravaggio, ad esempio, arrivati a Medusa approfondiamo il tema della Medusa nell’arte dalle origini ai giorni nostri 🙂

  10. irina ha detto:

    Ciao! Vi faccio i miei complimenti per l’approccio descritto in questo articolo e in generale per l’interesse che suscitano gli argomenti trattati nei vostri articoli.
    Sono pienamente in accordo con questo nuovo metodo di fare didattica, ma purtroppo credo che saremo costretti ancora per lungo tempo a parlare di arte in maniera solo cronologica come un normale susseguirsi di eventi nel tempo senza la minima possibilità di poter trattare la storia dell’arte per grandi temi…(sigh)
    PS- il link ai pdf dei periodi artistici credo sia errato (file not found)

  11. Alice ha detto:

    Bello! Davvero molto interessante. Mi.ha fatto tornare in mente quanto mi piacesse la storia dell’arte a scuola…e che forse dovrei rimettermi a studiare qualcosa.
    Vi seguo da poco (non so se dietro al blog c’è un’unica persona o un gruppo di lavoro) e sono felicissima di avervi trovato! ☺
    Buona giornata!
    Alice

    • didatticarte ha detto:

      Ciao Alice e grazie dell’apprezzamento 🙂
      Dietro il blog c’è una sola persona… per saperne di più vai al menu “chi sono” 😀

  12. Alessandro ha detto:

    Molto interessante. Più si seguono i tuoi articoli e più si capisce di storia dell’arte.

  13. Alessandro ha detto:

    Ottimo articolo. Interessanti gli esempi confrontati. Felice di avervi incontrato. Utile e ispira a studiare con maggior passione.

  14. Raffaela ha detto:

    Vi seguo sempre con piacere

  15. feliciana ha detto:

    ho insegnato 40 anni a Roma liceo classico, tante strategie e tanta passione, che ho condiviso con molti colleghi quando ho fatto la formatrice per il MIUR.
    L’arte è la seconda lingua degli italiani, lo diceva Roberto Longhi, lo afferma oggi Tommaso Montanari.
    GRAZIE,
    per l’ottimo lavoro che svolgete.

    • didatticarte ha detto:

      … lingua nella quale, purtroppo, siamo piuttosto analfabeti. Ti ringrazio per l’apprezzamento!

  16. Fernanda Sacchieri ha detto:

    Veramente molto interessante anche per chi non si occupa d’arte, ma che si avvicina all’arte per approfondire e indagare. Grazie.

  17. Alessandra ha detto:

    Un approccio utilissimo per un’insegnante di storia dell’arte.
    Osservando gli opposti, i concetti diventano immediati e si scolpiscono nella memoria. Mai Venere è apparsa catastematica come nell’accostamento con la Medusa. Ma anche gli altri esempi sono efficacissimi.
    Che bella sarebbe una scuola dove, al posto di nozioni astratte e noiose, la formazione dei ragazzi si basasse sulla interazione delle conoscenze!

    Bel post, Emanuela. Ero un po’ in “crisi di astinenza” 😉

    • didatticarte ha detto:

      In realtà sono le stesse nozioni che, in base a come vengono presentate, possono diventare astratte e noiose o concrete e pulsanti di vita…
      Io non ho mai creduto in quella che chiamano “scuola delle competenze”. Il saper fare non può fare a meno del sapere!
      La questione è che il sapere spesso è trasmesso in modo oscuro, incomprensibile. Dobbiamo sempre tener conto del fatto che i ragazzi non hanno le stesse nostre esperienze e non riescono a sistematizzare le nozioni mancando di una serie di schemi mentali. Ed è su questo che occorre lavorare!
      Grazie per il tuo commento, sei sempre acuta e appassionata 😀

  18. Sandra ha detto:

    Interessante ed efficace come sempre, vi seguo con grande interesse non solo come appassionata di arte ma anche come conduttrice di laboratori creativi. grazie!!

  19. silvia ha detto:

    Non solo commento questo articolo,quello che esprimo vale per tutte le vostre abilitá nel saper trasmettere passione verso l ‘Arte.Seguendovi è aumentata ancora di piú l’interesse per Storia dell’Arte ,le tecniche e l’osservazione di ció che ci circonda.

  1. 22 Giugno 2016

    […] sono altrettanto diffusi. E dimostrano che il bello, per potersi definire, ha bisogno del contraltare del brutto. E che il brutto affascina quanto il […]