Una linea che racchiude il volto: il ritratto di profilo

È l’immagine che di noi stessi conosciamo meno, eppure il disegno del nostro profilo ci rappresenta in maniera inequivocabile. Il volto di profilo, l’unico che si può disegnare con un unico tratto continuo, è un segno forte, essenziale ma riconoscibile.

Alcuni profili sono diventati talmente celebri che si riconoscono anche dalla sola sagoma, senza bisogno di altri particolari. Riconoscete quelli qui sotto?

Forse la prima non è molto nota qui da noi, ma un inglese riconoscerebbe immediatamente la silhouette della scrittrice Jane Austen. Gli altri due… no, quelli sono troppo riconoscibili, che ve li dico a fare?

La cosa curiosa è che questi profili si ricollegano direttamente ad uno dei miti più antichi sulla nascita della pittura: Plinio il Vecchio, infatti, nella sua Naturalis Historia (I sec. d.C.), rintraccia le origini dell’arte in quel lontano giorno in cui la figlia di un vasaio di Corinto, la giovane Dibutade, per serbare nella memoria la figura del suo amato (un soldato che stava per andare in guerra) ne avrebbe ricalcato sul muro la sagoma dell’ombra proiettata da un lume o dalla luce solare.

Questa pratica, detta circumductio umbrae, lega indissolubilmente l’arte all’idea di riproduzione del reale e il ritratto alla funzione di ricreare la presenza di un persona.

Tuttavia le prime rappresentazioni del profilo umano non hanno nulla a che vedere con la mimesis né con il ricordo degli scomparsi. Al contrario presentavano un’iconografia evidentemente standardizzata non riferibile a precisi individui o comunque talmente idealizzata da non conservare alcuna somiglianza con il modello reale.

Sto parlando dei bassorilievi sumeri ed egizi del III millennio a.C. Qui i volti sono sintetici e ripetitivi, con il grande occhio frontale (ci vorranno altri duemila anni perché l’occhio sia anch’esso di profilo…) e un intento più che altro celebrativo o narrativo.

In alcuni casi, però, è evidente una ricerca di personalizzazione dei volti attraverso un disegno non comune del profilo: nei ritratti del faraone Akhenaton si può notare un mento aguzzo accompagnato da labbra carnose che si ripete in tutte le rappresentazioni del regnante.

Evidentemente questi tratti caratteristici del viso (forse dovuti ad una anomalia genetica) erano talmente marcati da risultare imprescindibili anche all’interno di una concezione artistica che tendeva a schematizzare le forme umane.

Stessa impostazione ha l’arte assiro-babilonese: regnanti di epoche diverse sono tutti rappresentati di profilo, con occhio frontale e il viso incorniciato da capelli e barba finemente lavorati a riccioli.

Queste caratteristiche si mantengono anche nell’arte greca arcaica. Nella pittura vascolare a figure nere, infatti, i volti sono molto semplificati e l’occhio è chiaramente in posizione frontale come nella famosa anfora di Achille e Aiace che giocano ai dadi, dipinta da Exekias.

Con il passaggio alla pittura a figure rosse si assiste ad una maggiore personalizzazione dei volti e, finalmente, l’occhio viene rappresentato anch’esso di profilo.

Al maggiore realismo dell’occhio si accompagna la nascita di uno schema tipico del volto di profilo conosciuto come “profilo greco”.

Un viso dal profilo greco (conformazione piuttosto rara), presenta una linea pressoché continua tra fronte e naso, senza la sporgenza della glabella (il leggero rigonfiamento della fronte al di sopra della radice del naso) e senza evidenti cambi di angolo tra le due parti.

Con i Romani il volto di profilo assumerà tutt’altro significato: utilizzato sulle monete, e quasi sempre rivolto a destra, diventerà un mezzo di propaganda politica degli imperatori.

La vista di profilo idealizza la figura conferendole solennità ed autorevolezza. Tuttavia questi volti sono perfettamente riconoscibili perché presentano alcuni tratti realistici associati al volto di questo o di quell’imperatore.

Nel caso di Nerone, ad esempio, è persino possibile seguire di moneta in moneta la progressiva pinguedine che si manifestò nel passaggio dall’adolescenza all’età adulta.

Di grande raffinatezza sono i cammei con ritratti degli imperatori realizzati su onice o sardonica, minerali stratificati che consentono di ottenere due diverse colorazioni per la figura e lo sfondo. Di derivazione ellenistica presentano un’incredibile precisione dei dettagli.

Con l’inizio del Medioevo il ritratto di profilo sembra sparire improvvisamente a parte rari casi di personaggi marginali. La fissità ieratica dei volti bizantini esige una visione del volto perfettamente frontale o, al massimo, con una lievissima rotazione del capo.

È lo sguardo divino e non può perdersi nel vuoto come avviene per i visi di profilo: Dio deve guardarti dritto negli occhi e, contemporaneamente, farti sentire la sua trascendenza.

Il volto di profilo riappare di tanto in tanto quando un imperatore vuole diffondere la sua effigie in modo deciso ed inequivocabile.

È il caso di Carlo Magno che, nel tentativo di ricostruire l’Impero Romano alla fine del VIII secolo, ne riprende anche la tradizionale monetazione con il volto imperiale di profilo coronato d’alloro. Però qui il volto è schematico, il profilo grossolano, la fattura ha un gusto barbarico… insomma, non c’erano più i coniatori di una volta!

Per trovare di nuovo un profilo degno di questo nome dobbiamo, come al solito, aspettare il XIV secolo con il grande Giotto. Gran parte dei suoi affreschi, infatti, mostra dei profili che si stagliano su luminose aureole dorate, perfettamente delineati da una linea di contorno.

A parte la figura di Enrico Scrovegni, quello al centro in basso, nessuna delle altre immagini può essere considerata un ritratto: sono personaggi sacri, apostoli, pie donne e non individui dei quali si cerca di cogliere l’aspetto reale.

La grande stagione del ritratto di profilo sarà, dunque, il Rinascimento sebbene, dal Quattrocento in poi, il volto di profilo non vedrà più alcuna stagione sfavorevole. Artisti di ogni epoca ed ogni stile affronteranno volentieri questo tema cercando di catturare, con una sola traccia, l’individualità di una persona conferendole al contempo distacco ed eleganza.

Quelli rinascimentali sono contraddistinti da un grande equilibrio compositivo e dalla volontà di trasmettere un chiaro messaggio sullo status sociale della persona ritratta attraverso l’ostentazione di un abbigliamento prezioso e curato. L’effetto idealizzante è tale che persino i coniugi Federico da Montefeltro e Battista Sforza, ritratti da Piero della Francesca, appaiono splendidi e maestosi.

È interessante notare come Federico ostenti qul suo naso aquilino con orgoglio e sicurezza. Sì, è vero, aveva l’occhio destro mutilato da un colpo di spada per cui non si faceva ritrarre in altro modo ma resta il fatto che spesso l’esibizione di un “difetto fisico” diventa un modo per trasformarlo in un punto di forza!

Ne sa qualcosa Barbara Straisand, l’attrice americana dal “naso importante” che si è fatta fotografare innumerevoli volte proprio di profilo…

E di “nasoni“, in passato non ne mancavano certo! Eccone un paio inconfondibili!

Generalmente, però, i ritratti rinascimentali sono molto regolari e armoniosi. La maggior parte sono volti femminili acconciati con cura e perfettamente delineati.

In questi giorni si parla molto proprio di quattro di questi ritratti dipinti dai fratelli Antonio e Piero del Pollaiolo nella seconda metà del XV secolo, per la prima volta esposti insieme al Museo Poldi Pezzoli di Milano.

Le variazioni sono minime ma significative: la forma del mento, la curva delle labbra, il dorso del naso e la rotondità della fronte conferiscono al profilo una sua specificità. Ciò che si modifica sostanzialmente sono gli angoli naso-fronte e naso-mento.

Queste impercettibili geometrie sono visibili solo nel confronto tra ritratti. Per renderle più evidenti ho provato (in modo ancora grezzo, perdonatemi!) a creare un video di morphing tra ben trenta donne di vari autori.

Uno studio antropometrico del genere non poteva sfuggire al solito Leonardo. Con il tipico acume da scienziato ha provato a capire quali siano le proporzioni perfette di un volto rendendosi conto, contemporaneamente, dell’estrema variabilità del profilo umano e quindi dell’impossibilità di stabilirne delle misure standard!

Per tornare a profili più idealizzati non posso non presentare i ritratti della bella Simonetta Vespucci dipinti da Botticelli (o dalla sua bottega). Questi mostrano una donna leggiadra, dai capelli lunghi ed ondulati e lo sguardo malinconico perso nel vuoto.

Ma la quantità di profili rinascimentali è praticamente sterminata: non c’è pittore che non ne abbia dipinto almeno un paio…

Tra Quattrocento e Cinquecento la tradizione proseguì con altre interessanti serie come quella dei dogi di Venezia ad opera di svariati artisti dell’area veneta. Il particolare copricapo, che fa pendant con il mantello, aggiunge un tocco di eleganza a questi volti tanto seri.

Nel Seicento il ritratto di profilo sembra avere sembianze maggiormente umane e atteggiamenti più “veri”. Questo, almeno, è ciò che emerge dagli schizzi che Bernini realizzava facendo muovere liberamente i suoi modelli, in modo da coglierne la massima spontaneità.

È interessante anche osservare un curioso dipinto di Van Dyck con il triplo ritratto del re inglese Carlo I realizzato per essere inviato a Bernini perché ne realizzasse un busto.

Qui è molto chiara la differenza tra un volto di fronte, di tre quarti o di profilo: si potrebbe dire che la personalità dell’individuo ritratto è massima nella vista di fronte mentre nella vista di profilo si ha il più alto grado di distacco e solennità. Sono due valori inversamente proporzionali tra loro che nell’immagine di tre quarti risultano compresenti.

Le donne di Vermeer sono ancora più naturali: viste di profilo ed illuminate dalla luce morbida della finestra, sembrano quasi spiate di nascosto dall’artista nelle loro attività quotidiane.

Sono donne che leggono, bevono o si sistemano la collana. Donne non più idealizzate attraverso un austero ritratto di profilo ma avvolte in un’atmosfera chiara e familiare.

Questo della donna che legge osservata di profilo sarà un tema molto fortunato nei secoli seguenti.

Chissà perché l’uomo che legge era molto meno trattato: forse perché stava molto fuori casa? forse perché la lettura era considerata roba da donne? forse perché è più bella una donna che legge piuttosto che un uomo? Chi lo sa…

Ad ogni modo il volto femminile assorto nella lettura e osservato lateralmente ha un grande fascino. Non guarda più verso l’infinito (e oltre…) come nei ritratti rinascimentali ma verso un altro tipo di infinito, quello delle pagine di un romanzo.

Il profilo femminile ottocentesco, quando non appartiene ad una donna che legge, è spesso civettuolo e seducente come nei dipinti di Èdouard Manet.

In molti casi il busto è frontale o di tre quarti, per mostrare meglio il decolleté, mentre la testa si volta in modo repentino quasi a voler intenzionalmente mostrare la linea perfetta del nasino francese all’insù.

È lo stesso naso delle donne di Toulouse Lautrec, con la differenza che, in questo caso,  molte non appartengono all’alta società. La linea del profilo, però, ne rivela la naturale eleganza al di là dell’ambiente di appartenenza.

Finisce, così, che si somigliano molto ballerine e borghesi, prostitute e artiste.

I profili di Klimt, invece, sembrano più immobili, la ricerca si fa più estetica e le immagini tendono a diventare astratte e bidimensionali, com’è tipico dell’Art Nouveau.

Per Van Gogh, invece, i profili sono sofferti e vissuti, lo sguardo pensoso e le forme appesantite.

La creazione di volti di profilo non subisce arresti nemmeno con le Avanguardie. Tutti gli artisti del Novecento continueranno a coltivare questo genere, ognuno con il suo stile e la sua tecnica.

Man Ray, ad esempio, lo ripropone con le sue foto solarizzate che delineano nettamente il contorno del viso.

Duchamp gioca con il suo profilo attraverso fotografie a doppia esposizione o esperimenti grafici.

I futuristi applicano il dinamismo alla linea del profilo ottenendo dei solidi di rotazione come quello di cui ho già parlato oppure scomponendo il volto in elementi geometrici.

Il ritratto di profilo del Novecento, comunque, è soprattutto fotografico. Si va dalle foto segnaletiche di personaggi famosi…

…alle copertine delle riviste più in voga che riprendono le versioni grafiche di inizio secolo.

Come icone rinascimentali, tante attrici vengono fotografate di profilo evidenziandone in modo sofisticato le curve del volto e l’armonia dei tratti.

Per non essere da meno ho anch’io la mia brava foto di profilo, scattata da un professionista, che ho utilizzato per creare l’avatar di Facebook… d’altra parte mi veniva chiesta una foto del profilo, no? E io l’ho preso alla lettera riprendendo la famosa immagine ambigua dei visi con il vaso in mezzo!

Anche la pittura contemporanea continua ad occuparsi del volto di profilo. A volte in modo un po’ ossessivo come nelle opere di George Underwood

Altre volte scegliendo soggetti non tradizionali come per Jeff Haines.

Naturalmente sto trascurando tantissimi esempi di altissimo livello, sia pittorico che fotografico (e so che molti di voi me lo faranno notare, perché siete lettori attenti 😉 ). Se ne avete voglia su Pinterest ne ho raccolti circa seicento.

Ma come sempre il mio obiettivo non è quello di trattare un argomento in modo esaustivo ma di accompagnarvi a fare una passeggiata tra l’arte di ogni tempo. Adesso immagino che sarete stanchi, stavolta il giro è stato lungo…

A questo punto io torno dentro e mi metto in poltrona con una bella tazza di tè (magari mi metto di profilo come la donna di Mary Cassatt…).

Mi fate compagnia?

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42 risposte

  1. Marco Bozzini ha detto:

    Molto interessante.

  2. Daniela Bertoni ha detto:

    Ogni tema che tratti è come un prisma dalle varie sfaccettature che tu riesci a cogliere correlandole tra di loro in modo esaustivo e piacevole. Grazie

  3. Jessica ha detto:

    Bello

    potrebbe essere un invito a guardarsi di profilo

  4. Marilena ha detto:

    Leggo solo ora. Bellissimo articolo! Peccato non sia stato corretta la dicitura dell’autore del profilo di Dante e del Savonarola.

  5. Paolo ha detto:

    Trai creatori di silhouette contemporanei segnalo l’artista cinese Ho Lui che ritaglia al volo con un’enorme forbice i profili dei passanti nelle strade di Antibes https://www.youtube.com/watch?v=wCFvj9NWIGQ

  6. Monica ha detto:

    Bello e interessante. Grazie per i tuoi articoli che sono sempre uno spunto valido e completo per le mie lezioni!

  7. Nicola Fano ha detto:

    Molto interessante. Grazie!

  8. rosa rita ha detto:

    Alimentarsi di immagini armoniose e raffinate purifica interiormente e riporta pace in sé..
    Gli artisti sono messaggeri veramente degni di nota quanto si sacrificano con tanto amore per permetterci questo. Grazie

  9. Rita Rinaldelli ha detto:

    Scusa, forse per una svista, avete scritto BOTTICELLI, sotto il classico profilo di DANTE e
    FRA BARTOLOMMEO sotto quello altrettanto classico del SAVONAROLA…!
    il resto è interessantissimo.
    cordialmente Rita

  10. ombretta ha detto:

    buonasera volevo sapere il valore della moneta di traiano grazie

  11. Gabriele ha detto:

    Anche se ho visto che nella bacheca Pinterest è presente 😀

  12. Gabriele ha detto:

    Bellissimo articolo, originale e di qualità come sempre. Devo però osservare che manca il profilo più famoso del cinema: quello di Hitchcock! 😉

  13. rosamund clarke ha detto:

    Ho goduto TANTISSIMO questo articolo bellissimo, con bellissime immagini. Grazie mille!

  14. Sabrina ha detto:

    È il primo articolo del tuo blog che leggo e sono felice di avere scelto di seguirlo! È stato un viaggio bellissimo! Organizzi mai visite guidate a mostre o musei? Sarebbe un’esperienza meravigliosa seguirti dal vivo! Grazie grazie grazie!

    • didatticarte ha detto:

      Ciao Sabrina, ti ringrazio tanto per l’apprezzamento! Purtroppo è difficile per me organizzare percorsi guidati: l’attività di docenza e di scrittura mi prende molto tempo e, tra l’altro, vivo al centro della Sicilia dove i musei sono rari e male allestiti.
      Continua comunque a seguirmi… le passeggiate virtuali possono essere altrettanto coinvolgenti 😉

  15. Fausta ha detto:

    Un vero arricchimento per chi le legge… complimenti !!! Ne farò tesoro per le lezioni di storia dell’arte…. Alla prossima allora!!!!

  16. Mariella ha detto:

    Cosa posso aggiungere ai commenti già pubblicati? Confermo la tua superlativa capacità di analisi e completezza dei temi da te scelti, la competenza, la chiarezza e la precisione del linguaggio…é un vero piacere seguirti e leggere i tuoi lavori…condividerli con altri perché ti venga dato tutto il merito che a buon diritto ti è dovuto. Il tuo entusiasmo é davvero coinvolgente perché tu ne riesce a trasmettere il senso!

  17. Greta Bienati ha detto:

    Bellissimo articolo! Pieno di spunti e di idee. E il “profilo” Facebook è un vero capolavoro 🙂

  18. Alessandra Belisari ha detto:

    Potrei sapere di più, quello che fai, quello che pubblichi…..vorrei seguire queste lezioni, grazie. Ma sono soprattutto interessata ai ritratti femminili perchè sto facendo un lavoretto personale. Saluti

  19. Amisaba ha detto:

    Cioè, finalmente so cos’è un ‘profilo greco’ 😉
    Grazie per queste lezioni!

  20. carlo giabbanelli ha detto:

    ma quanto sei brava. Mi piacciono moltissimo la trasversalità dei temi e la tua capacità di sintesi nella chiarezza.

  21. Bello, bello, bello, e spero vivamente che prima o poi prendermo un tè insieme… 🙂

  22. Marina ha detto:

    Ammiro i tuoi splendidi lavori…no scusa …sono cammei: brevi, essenziali, completi. Li condivido con le mie classi che mai mai mai potranno dire che la storia dell’arte è una materia inutile. Grazie di cuore.

  1. 25 Dicembre 2014

    […] Una linea che racchiude il volto: il ritratto di profilo. È l’immagine che di noi stessi conosciamo meno, eppure il disegno del nostro profilo ci rappresenta in maniera inequivocabile. […]

  2. 2 Agosto 2016