Artisti senza studiare?

Ogni tanto, spulciando il sistema di statistiche del Blog, mi imbatto in strane ricerche fatte su Google che hanno portato fino ai miei articoli. Una di quelle che trovo più curiose è la domanda “si può essere artisti senza studiare?“.

Chissà cosa voleva cercare l’ignoto navigante… Cercava artisti che sono diventati famosi pur essendo autodidatti?

La domanda è legittima e la risposta rivela sorprese interessanti. Denota, probabilmente, il desiderio di creare qualcosa di “artistico” pur non avendo avuto la possibilità di studiare storia dell’arte o aver fatto corsi di disegno, pittura etc.

L’elenco di artisti che non hanno seguito percorsi “regolari” per diventarlo è lungo e comprende anche personaggi molto famosi, come Van Gogh, Henri Rousseau o Antonio Ligabue. Artisti che, in molti casi, hanno fatto le attività più disparate prima di scoprire la pittura e che, poi, hanno imparato da autodidatti, guardando le opere degli altri, conoscendo altri artisti, confrontandosi con la critica.

Dunque la risposta è sì, si può diventare artisti senza aver fatto studi specifici. Bisogna avere un pizzico di talento innato ma soprattutto tanta tenacia, costanza e curiosità che possano supplire l’iniziale mancanza di conoscenze tecniche e lo studio sistematico.

Una buona conoscenza della storia dell’arte e delle tecniche artistiche, infatti, rimane fondamentale per padroneggiare il linguaggio visivo e trovare una propria personale strada (oltre che per crearsi un inesauribile archivio iconografico come nel caso di Matt Groening).

Matt groening Simpson

Secondo alcune opinioni, invece, gli studi artistici tenderebbero ad imbrigliare la creatività dell’individuo e, in effetti, tutta l’arte delle Avanguardie storiche è stata volta proprio a smantellare una ad una le regole dei percorsi accademici: dalla prospettiva all’anatomia, dal concetto del bello alla riconoscibilità del soggetto rappresentato, dalla distinzione figura-sfondo, alla corrispondenza dei colori con quelli reali.

In questo senso si può affermare, con Picasso, che “ogni bambino è un’artista. Il problema è poi come rimanere artisti quando si cresce”.

Ma occorre sottolineare che tutti gli artisti che hanno prodotto opere apparentemente prive di qualità artistiche (questo pensano in tanti davanti ad un’opera contemporanea… il classico “potevo farlo pure io”) sapevano disegnare e dipingere benissimo e conoscevano l’arte del passato, Picasso incluso.

Dalì addirittura diceva “Se vi rifiutate di studiare l’anatomia, l’arte del disegno e della prospettiva, la matematica dell’estetica e la scienza del colore, lasciatevi dire che questo è un segno più di poltroneria che di genio”.

In pratica solo se conosci le tue radici sarai in grado di sovvertire il tuo futuro. Se conosci la prospettiva potrai distruggerla, se conosci i generi pittorici del passato potrai trovarne uno nuovo e inesplorato, se conosci le tecniche tradizionali di scultura potrai inventarne di nuove etc. etc. Altrimenti si rimane alla fase naïf, nel senso negativo del termine.

Qui calza a pennello, tra le tante citazioni sulla creatività, il pensiero di Benjamin Franklin in quale sosteneva che “il genio senza istruzione è come l’argento dentro la miniera”, dunque resta una potenzialità inespressa e inesprimibile.

Ci sono molti individui, oggi, che si autodefiniscono “artisti” facendo le stesse cose che facevano i dadaisti, o gli artisti pop, o quelli della body art o della land art… Ecco, studiare qualcosa di storia dell’arte li aiuterebbe a capire che non sono affatto originali!

Non che l’originalità sia l’unico parametro per stabilire la validità di un’opera ma sicuramente riprodurre, anche involontariamente, opere e performance del passato non depone a favore del proprio talento, soprattutto se non vengono espressi nuovi significati.

Da ciò che ho detto finora è evidente che lo studio della storia dell’arte non è condizione necessariasufficiente per diventare artisti. Ma la scelta deliberata di non studiare l’arte del passato non è buon punto di partenza anzi, forse è proprio un errore madornale (e vi posso fornire un lungo elenco di motivi per cui vale la pena studiare la storia dell’arte…).

Se, come diceva Picasso, “I bravi artisti copiano, i grandi artisti rubano”, per essere un ladro professionista occorre conoscere bene la casa da svaligiare! Dunque niente alibi: la storia dell’arte va studiata.

E se non sapete come fare e da dove cominciare, continuate a seguire Didatticarte!

 

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26 risposte

  1. ALessandra ha detto:

    Un mio professore di composizione, allo IUAV, diceva: ” Bisogna conoscere bene le regole per poterle infrangere! “

  2. Anche io nel mio piccolo da dilettante mi sono permesso di fare un articolo su questa problematica o quasi ….feroci critiche sono piovute su di me anche se nell’articolo poi alla fine difendevo i più deboli,comunque trovo questo articolo molto interessante e coerente con il mio pensiero.

    • Criticano proprio quelli che, in nome di un istintivismo di comodo, sanno poco di storia dell’arte e di tecniche di rappresentazione. Ci vuole pazienza e divulgazione 😉

  3. Gianfranco ha detto:

    Un grazie di cuore Emanuela; la figura di John Nash è molto vicina al mio immaginario ed anche al mio vissuto. Un giorno magari avrò occasione di raccontartelo di persona.

  4. Gianfranco ha detto:

    Condivido in pieno il principio ispiratore del post e anche quanto scrivi nel commento. E’ il mio lato razionale, quello per intenderci che apprezza istintivamente le atmosfere sospese e matematiche della Flagellazione di Cristo di Piero. Il lato apollineo dell’arte rispetto a quello dionisiaco per dirla con Nietzsche. Tant’è vero che ho molto più occhio che non orecchio.
    In pratica senza un pensiero consapevole, che raggiunge il suo apice rimbalzando tra autore e spettatore, è difficile dire “Arte”. Tuttavia il caso più “border line” non riguarda tanto i bambini (anche se mi sovviene il bel video che hai postato della ragazzina della Grande Bellezza) quanto i cosiddetti affetti da disturbi mentali. Il disturbo bipolare rientra fra questi? E se fosse stato adeguatamente curato avremmo avuto il Faust o i cieli stellati di Van Gogh? Come sempre tirare una linea è impossibile, tanto vale esplorare insieme i territori dove “hic sunt leones”.

    • Adoro Dubuffet. Per certi versi fa eccezione rispetto a quello che ho scritto nell’articolo ma in realtà è un disvelamento dei meccanismi della creatività che vanno al di là dello studio. C’è qualcosa di innato, di genetico che non si può apprendere. Si può imparare la storia dell’arte e si possono affinare le tecniche, ma quel quid misterioso può non esserci mai.
      L’intento di questo articolo comunque era quello di mettere la mani avanti contro un’idea diffusa che vede nell’arte un’espressione istintiva che non deve essere contaminata dalla cultura. Un equivoco nato da alcune avanguardie e della frase che avrebbe detto Picasso sui bambini come artisti nati.
      No. Non credo che i bambini possano essere considerati artisti. Una componente fondamentale dell’arte è la consapevolezza (e la ricerca). Non è arte un bel paesaggio, né i dipinti fatti dai gatti.

  5. Homo noeticus ha detto:

    Trattandosi di un settore per sua natura tanto debole e anacronistico, è umanamente comprensibile che gli interessati si ostinino a celebrarlo col trito ritornello del ‘Per aspera ad astra’ e con inopportuni e beceri rigurgiti di elitarismo.
    -L’umano sapeva ”dipingere” millenni e millenni prima di saper scrivere (e probabilmente anche millenni prima di saper ragionare, quindi) ; è un fatto inoppugnabile.
    Tutta la presunta ”cultura” legata all’arte corrisponde in realtà a uno stadio antropologico primitivo e arcaico, per quanto la si voglia incensare e nobilitare.
    Per ‘fare arte’, anche a livelli ”eccelsi”, un QI di circa 60-70 è più che sufficiente – è il livello stimabile per gli antichi artisti cavernicoli.

    Davvero tanto sarebbe il Sapere Oggettivo e Vero da acquisire, se proprio si avverte il bisogno di archiviare nozioni per sentirsi qualcuno.
    Scienza : che oltretutto richiede e stimola il Ragionamento. A partire dalle Scienze Naturali che, quanto a Bellezza, offrono a milioni Soggetti che offuscano qualsiasi misera mimesis ominide , non importa quanti” aaanni di seeeeerio e duuuuro studio” questa abbia richiesto.

    Ma è così; quanto più pretestuoso e futile è il ‘valore’ da difendere, tanto più speciosamente erta è la turris eburnea sulla quale lo si arrocca.
    Homo noeticus

  6. Marco Cavallero ha detto:

    Magda Olivero disse ad una sua allieva: se ti piace la Callas, cerca di imitarne i pregi, non di copiarne i difetti. E tuttavia Carmelo Bene diceva che la Callas era stata la più grande perchè passò la vita a perfezionare i propri difetti! Storia dell’arte e studio della tecnica sono imprescindibili ma attenzione ai trabocchetti della “modernità”: molte volte è solo moda, anticonformismo convenzionale, “rottura” di schemi o di regole che sembrano le proposizioni di un sillogismo. In arte non si dovrebbe “rompere”, ma costruire

  7. Gilda Carella ha detto:

    Io andrei oltre.Già la storia dell’arte è molto sottovalutata da tutti i programmi di studio,ma quando si parla di arte moderna o contemporanea si giunge alla totale incomprensione da parte delle masse,studenti e non.Questo perchè i programmi scolastici si fermano spesso al Caravaggio e non vanno oltre,anche per la difficoltà oggettiva nel far comprendere che l’arte non è più l’espressione del concetto del bello,ma sintesi,interazione e contaminazione di ciò che è lo scenario contemporaneo.Contesto confuso e privo di grandi idee,dove “operano”tanti imitatori di cose già fatte che fuori dal loro contesto originario perdono potenza e forza espressiva,banalizzando la capacità comunicativa e di rottura di movimenti come la pop art o nel nostro piccolo,la transavanguardia di Bonito Oliva.

  8. maria teresa ha detto:

    il grande Gombrich era d’accordo con te … 😉

  9. Cristina ha detto:

    Se si possiede tenacia, curiosità, sensibilità nell’osservazione di un opera ma scarso talento naturale si può tentare li stesso?

  10. Valeria Marossero ha detto:

    Tante grazie Didatticarte, perche puo imparere abbastanza, mi aiuta moltissimo, nel mio lavoro. Sono cose interesanti per considerare. Un’altravolta, grazie mille!!!!
    Saluti.

  11. marco ha detto:

    Questo pezzo rafforza le mie convinzioni.
    Artisti si nasce, ma senza lo studio della storia dell’arte e delle varie tecniche non si va molto lontano.
    Gli autodidatti arrancano, ci mettono molto più tempo per raggiungere i loro obiettivi.
    Obiettivi che comunque rimangono sempre in una sfera limitata.

    complimenti
    marco

  12. FARNAZ ha detto:

    si ,molto belo

  13. Alessandra ha detto:

    Sono completamente d’accordo.
    Anche i “grandi” sono andati “a bottega” e lì, dopo aver imparato la tecnica, a volte (di rado), accadeva che l’alunno superasse il maestro.
    Per trasgredire le regole, occorre conoscerle.

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