Cogli il movimento… fai una foto futurista!

Una delle cose più intriganti del Futurismo è il tentativo di rappresentare il movimento in atto, una grande novità nel linguaggio artistico, una vera svolta espressiva.

Se fino a quel momento, infatti, il dinamismo era solo suggerito, evocato (come nell’antico Discobolo, o nelle sculture di Bernini), adesso si compie davanti ai nostri occhi lasciando una scia nella direzione del movimento.

Come recita il Manifesto Tecnico della Pittura Futurista del 1910: “Il gesto, per noi, non sarà più un momento fermato del dinamismo universale: sarà, decisamente, la sensazione dinamica eternata come tale. Tutto si muove, tutto corre, tutto volge rapido. Una figura non è mai stabile davanti a noi, ma appare e scompare incessantemente. Per la persistenza delle immagini nella retina, le cose in movimento si moltiplicano, si deformano, susseguendosi, come vibrazioni, nello spazio che percorrono. Così un cavallo da corsa non ha quattro gambe: ne ha venti, e i loro movimenti sono triangolari”.

Così, partendo dall’osservazione di opere come “La città che sale” di Umberto Boccioni o “Dinamismo di un cane al guinzaglio” di Giacomo Balla, si può provare a scattare una fotografia capace di suggerire lo stesso effetto di movimento, quella “scia” che, dopo il Futurismo, è diventata la base del linguaggio dei fumetti.

L’idea della fotografia dinamica, d’altra parte, era già venuta agli stessi futuristi. Anton Giulio Bragaglia, nel 1911, scrive “Fotodinamismo futurista” e sperimenta alcuni scatti straordinariamente dinamici in cui riprende le cronofotografie del francese Étienne Jules Marey (1830-1904) e del britannico Eadweard Muybridge (1830-1904).

Rispetto a quelli di Muybridge e Marey, però, gli scatti di Bragaglia appaiono più “freschi”, meno scientifici. L’approccio è quello dell’artista che approfondisce una nuova forma espressiva piuttosto che quello dello studioso che cerca di perfezionare una tecnica.

La ricerca nel settore del fotodinamismo è stata messa a punto successivamente da Harold Edgerton (1903-1990), docente di ingegneria elettrica al MIT ed esperto di stroboscopia.

Oggi è un filone molto frequentato, anche grazie ai progressi della fotografia che consentono di ottenere esposizioni molto lunghe o sommare diversi scatti ravvicinati nella stessa immagine. In rete si possono trovare esempi molto interessanti sia dal punto di vista tecnico che da quello artistico.

Alcuni fotografi, come Bill Wadman, ne hanno dato spettacolari esempi.

Molto interessanti sono anche gli scatti di Alexey Titarenko in cui la folla diventa una massa fluida che si muove negli spazi urbani. Non a caso ha chiamato il suo progetto Città delle ombre.

Affascinante anche il “mosso” di Ernst Haas.

È un genere su cui non mi sono mai messa alla prova. Forse perché amo le architetture e i paesaggi, generi abbastanza immobili. Ma è un buon esercizio, anche dal punto di vista didattico, praticabile persino con il cellulare. Apposite applicazioni, infatti, permettono di ovviare all’impossibilità di impostare tempi lunghi di esposizione. Una di queste è Slow Camera un’app che consente di creare effetti più che futuristi.
Queste strane composizioni astratte, ad esempio, le ho fatte muovendo il telefono davanti alle luci della città.

Certo il moto è quello della fotocamera piuttosto che del soggetto, ma basta inquadrare elementi in movimento per ottenere effetti altrettanto interessanti. Non per forza automobili e treni di memoria futurista: bastano cose minime, come i panni stesi mossi dal vento o le chiome degli alberi, per scoprire la poesia del dinamismo catturato.

 

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2 risposte

  1. miriam paternoster ha detto:

    Grande idea… come sempre! Sto pensando di proporre qualcosa di simile in terza media! Grazie 🙂

  1. 21 Aprile 2014

    […] Cogli il movimento… fai una foto futurista! […]