Le tre Grazie: duemila anni e non sentirli!

Come si impara a riconoscere lo stile di un’opera?
La cosa migliore, secondo me, è prendere un tema ricorrente nella storia dell’arte che pur restando invariato come iconografia, mostri uno stile sempre differente in grado di raccontare un’intera epoca, le sue vicissitudini, il suo sentire estetico.

Uno di questi è senza dubbio Le tre Grazie. Quante versioni ne conoscete? Probabilmente vi verranno in mente le più famose… quella di Botticelli e quella di Canova in testa. Eppure le tre fanciulle abbracciate hanno origini molto antiche, oltre duemila anni di storia!

Chiamate dai greci Cariti, erano figlie di Zeus e della ninfa Eurinome ed erano tre dee portatrici di gioia e bellezza. I loro nomi erano Aglaia (“splendore”), Eufrosine (“gioia e letizia”) e Talia (“prosperità”); presiedevano ai banchetti e alle danze, accompagnavano Afrodite ed Eros, le divinità dell’amore, e con le muse danzavano per gli dei al suono della lira di Apollo.

Le prime raffigurazioni delle tre Grazie, dunque, risalgono alla civiltà greca. Purtroppo non ci è giunto molto di quelle opere se non copie romane. In ogni caso tutte le raffigurazioni di età romana (bassorilievi, affreschi, mosaici) riprendono l’iconografia ellenistica nella quale le tre donne, totalmente nude, sono disposte in modo che quella centrale sia vista da dietro e le altre la affiancano con posture simmetriche.

Le tre fanciulle hanno tutte la classica posizione definita “chiasmo” (nata con la scultura greca del periodo classico): il corpo assume un andamento ad S dato dall’inclinazione del bacino dovuta al peso poggiato su una gamba che viene bilanciata da un’opposta inclinazione delle spalle. È una posa che appare talmente elegante e naturale che, ancora oggi, è la più scelta anche negli scatti a modelli e modelle!

Dopo l’arte romana, naturalmente, essendo le tre Grazie un tema profano di origine pagana, occorre aspettare la fine del lungo arco del Medioevo per vedere nuove raffigurazioni di questo soggetto. Ed è con il Rinascimento che le leggiadre fanciulle tornano alla ribalta, in primis con l’indimenticabile interpretazione di Sandro Botticelli.

Nella sua celebre “Primavera” (1477-1482) le tre donne, a differenza della tradizione classica, danzano una carola tenendosi per mano e lasciando svolazzare i leggeri veli che le rivestono. Bellezza, castità e amore si muovono in un girotondo armonioso, dove tutto è idealizzato secondo la filosofia neoplatonica professata dal pittore.

Le altre opere del Rinascimento, tuttavia, non presentano l’originalità della versione di Botticelli, riprendendo, al contrario, il modello antico in modo molto fedele.

Basti guardare l’opera di Francesco del Cossa (1470) o la famosissima tavoletta di Raffaello (1505): le tre donne sono disposte in maniera tradizionale, sono stanti, nude e tengono i pomi delle Esperidi (simbolo di immortalità) in mano.

Con il Manierismo, entrando nel pieno del Cinquecento, le posture tornano a liberarsi (come nell’affresco di Correggio o nel disegno di Pontormo). Le figure sono viste di scorcio oppure si allungano sensibilmente. Insomma l’equilibrio classico inizia a vacillare…

Negli stessi anni, in Germania, Lucas Cranach il vecchio si dedicava alle tre Grazie dipingendo almeno tre differenti versioni. Le donne appaiono in una ambientazione indefinita e presentano un posizionamento nuovo: quella a sinistra è di schiena, quella al centro è di fronte mentre la figura più a destra è di profilo. Piccole variazioni che sottolineano il passaggio ad un’epoca diversa.

Con l’età barocca il tema delle Grazie è di nuovo accantonato. Il Seicento e la Controriforma esigono temi a carattere religioso o comunque capaci di suscitare stupore, meraviglia o anche raccapriccio. Le tre dee non si prestano granchè allo scopo. Tra le poche eccezioni è il fiammingo Rubens che raffigura più volte le Grazie come opulenti matrone dalle carni tremolanti.

Tuttavia anche nell’Italia del Seicento si trovano alcuni dipinti delle tre Grazie. Si tratta di opere nelle quali le donne assumono posizioni molto libere, una o più sono persino sedute e spesso il corpo subisce delle torsioni che lo rendono particolarmente dinamico.

Bisognerà attendere quasi due secoli, con l’affermazione del Neoclassicismo, perché le tre Grazie abbiano una seconda rinascita. E d’altra parte cos’è il Neoclassicismo se non la riproposizione dei soggetti e dello stile dell’antica Grecia? Nella spasmodica ricerca del bello ideale le tre dee tornano al centro dell’attenzione di tutti i maggiori artisti dell’epoca.

Sculture memorabili sono realizzate da Antonio Canova, James PradierBertel Thorvaldsen. Tornano le pose classiche anche se con interessanti varianti: Canova, ad esempio, dispone le fanciulle in modo che non ce ne sia nessuna rivolta con la schiena all’osservatore e tutte e tre si abbraccino strette quasi a diventare una cosa sola.

Un sorprendente collegamento interdisciplinare unisce il più grande scultore italiano dell’epoca, cioè Canova, con uno dei più grandi letterati a lui contemporaneo, Ugo Foscolo. Questi scrisse un poema dal titolo, guarda caso, Le Grazie dedicato proprio all’artista e al suo gruppo scultoreo.

In realtà delle Grazie di Canova esistono due esemplari, molto simili. Il primo, esposto attualmente all’Ermitage di San Pietroburgo, gli fu commissionato da Josephine de Beauharnais, moglie di Napoleone; il secondo fu realizzato per il Duca di Bedford che lo supplicò di avere una copia marmorea del gesso che aveva visto nell’atelier romano dello scultore. Canova, dopo aver replicato l’opera apportando alcune lievi modifiche la volle addirittura consegnare di persona al suo committente inglese. Oggi quel gruppo scultoreo è esposto, a turno per sette anni, nella National Gallery of Scotland di Edimburgo e nel Victoria & Albert Museum di Londra.

La potenza comunicativa di quest’opera è tale che ancora oggi viene reinterpretata persino nella street art, come in questo stencil di C215

La stessa fama non è toccata ai dipinti neoclassici, forse troppo accademici, forse meno coinvolgenti delle sculture, sebbene tra questi ce ne sia anche uno dello stesso Canova!

Da allora, comunque, le tre Grazie hanno continuato ad essere rappresentate nei più svariati stili. Dal Preraffaellita Edward Burne-Jones all’artista della Secessione Viennese Koloman Moser, all’esponente dell’Art Deco detto Erte. Nel confronto tra queste opere si coglie l’estrema varietà che caratterizzerà tutta l’iconografia del XX secolo.

Con le avanguardie, infatti, il trio assumerà le forme e i colori più impensabili: basti guardare la serie realizzata negli anni ’10 da Robert Delaunay! Le tre Grazie sono qui frammentate, fuse con lo sfondo, geometrizzate e sfaccettate come nel migliore stile cubista.

Anche Picasso, amante dei “d’apres”, reinterpretazioni di opere della tradizione pittorica europea, ha dato il suo contributo alla lunga storia delle tre Grazie. E, come ci saremmo aspettati, si tratta di un contributo molto variegato quanto a linguaggio e stile, com’è proprio di tutta la produzione dell’artista spagnolo.

Venendo ad anni più recenti è d’obbligo citare i dipinti e le sculture che il siciliano Salvatore Fiume ha dedicato alle tre divinità approfittandone per rendere omaggio ai grandi artisti del passato: nelle sue opere si incontrano le donne di Rubens, i manichini di Di Chirico e le figure scomposte di Picasso.

Le versioni più originali, comunque, sono probabilmente quelle di due scultrici: la francese Niki De Saint Phalle con le sue giunoniche Grazie rivestire di mosaico e l’israeliana Dorit Levinstein con le sue filiformi creature colorate.

Naturalmente questo post non ha la pretesa di essere esaustivo… le opere ispirate alle tre Grazie sono pressoché infinite e continuano ad essere create ogni giorno soprattutto in versione fotografica, più o meno ispirate alla tradizione.

Donne sensuali o candide, leggiadre o imponenti, morbide o spigolose… insomma, le tre Grazie hanno attraversato i secoli vestendosi ogni volta di uno stile diverso senza mai rinunciare al loro fascino tutto femminile. E quale poteva essere lo stile dei nostri giorni se non quello del linguaggio pubblicitario?

Per quanto mi riguarda sono indecisa se considerarla mercificazione dell’arte oppure omaggio pop alle tre mitiche dee… valutate voi!

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22 risposte

  1. Daniela Bertoni ha detto:

    Passione, fascino, gioia nella conoscenza: queste sono le tre “grazie” che ritrovo nel tuo articolo. Grazie a te.

  2. Anna Letizia ha detto:

    Ho letto con gusto il tuo articolo sulle Grazie. Anche io insegno storia dell’arte e come te mi sento spesso incapace difronte a giovani con interessi diversi e lontani dalla storia, ma ho apprezzato la tua passione e competenza.

    • Ciao Anna, per la verità non mi sono mai sentita incapace, caso mai impotente o inefficace. Ma le difficoltà incontrate in classe sono state un ulteriore stimolo per migliorare la mia didattica.

  3. giuliana ha detto:

    A mio parere , la più bella interpretazione delle Tre Grazie è quella elaborata da Seneca nel De Beneficiis perché ne spiega la circolarità ed il valore dell’amore oblativo….per cui, Emanuela sei brava, brava, brava …..http://senecabenefici.blogspot.it/2014/02/aggiornamento-ben-1-3.html

  4. Nicole Visconti ha detto:

    Dove c’è arte v’è il segno che l’uomo non è solo un freddo calcolatore ma volutamente dona ai fruitori della sua opera una proiezione della sua anima

  5. luisa ha detto:

    Mia cara, permettimi di darti del cara perche’ cari mi sono i tuoi approfondimenti.
    Non insegno arte ne’ sono un’artista ma l’arte riempie molti spazi del mio tempo libero. Ti leggo sempre con vivo interesse e mi affascins il lavoro fd ricerca che ogni volta proponi. Oltre che la grande competenza , dei tuoi interventi apprezzo il taglio interdisldisciplinare e la capacita’ di attualizzare e di legarlo alle pratiche di moda e costume. Grazie per condividere in rete i tuoi lavori. Sono da stimolo e arricchiscono d’originalita’ la rete

  6. filippo ha detto:

    Grazie Emanuela,
    io a vivo da 9 anni in Piemonte,dove insegno come te Storia dell’arte (però sulla A061). Seguirò insindacabilmente il tuo consiglio. Credo nel fato e, “non a caso”, pur essendo nato e cresciuto a Catania,Palermo (x via degli zii materni) è stata la mia seconda casa sin dall’infanzia. La più incantevole delle città dell’isola che paga il prezzo di essere ubicata al sud. Immaginala da Roma in su….toglierebbe lo scettro turistico alle mete tradizionali. E poi, io adoro il Serpotta e il Monrealese (due artisti declassati indegnamente!!). In questi gg vedrò di pubblicare qualcosa di consistente e valido (uhmmmm,ci provo!) per sottoporlo al tuo severo giudizio. Ti prego di continuare a donarmi perle di saggezza….ne ho estremo bisogno!!!! il mio indirizzo è filippomusumeci@hotmail.com Un abbraccio e grazie ancora!!!!!

  7. filippo ha detto:

    Il mio é un costante elogio al tuo entusiasmo e al tuo sapere. Da due anni mi spengo a poco a poco. Tre scuole in prov.non mi permettono di studiare e approfondire come vorrei. I tuoi post sono un input x ripartire…..ma é dura. Ho aperto da una sett un blog. Mi vergogno a darti l’indirizzo x la sua forma ancora paleolitico e duemiseri e miserabili articoli. Ma non ho tempi praticamente di far granché. Vedró come crescere. Ma ci tenevo a ringraziarti poiché SEI STATA la mia fonte d’ispiraz.grazie di cuore x il tuo talento. Ti sono debitore. Spero un domani di conoscerti personalm in una delle mie numerose visite palermitane nonché di invitarti a dare un’occhiata al mio indegno blog.

    • didatticarte ha detto:

      Come ti capisco Filippo! Anch’io mi stavo spegnendo di anno in anno: fare lezione a ragazzi indifferenti e insofferenti è frustrante e talvolta davvero umiliante. L’idea di ammazzarsi di lavoro per fare delle belle lezioni che gli studenti non apprezzano affatto riesce a distruggere qualsiasi entusiasmo. La sensazione è quella di dare le famose “perle ai porci”!
      Ma da quando scrivo per il blog mi rendo conto che ciò che spesso i miei alunni disprezzano è, invece, molto apprezzato da chi legge. Questo mi ha fatto tornare fiducia in me stessa anche quando la scuola non mi gratifica più di tanto. Per questo ti esorto a continuare il tuo nuovo blog: è davvero terapeutico!!!
      Spero anch’io di incontrarti. Anche a me capita di andare a Palermo di tanto in tanto. Chissà che non riusciamo a vederci di persona!

  8. simonetta ha detto:

    affermare che questo articolo sia interessantissimo risulta riduttivo…
    quale precisione e raffinata ricerca..prenderò spunto per preparare un post relativo alle News nell’arte per l’altro mio blog Il mio mondo della lettura
    simonetta

  9. Bibi ha detto:

    Buonissimo l’articolo, brava Daniela !

  10. frida ha detto:

    Davvero brava, le tue lezioni mi sono utilissime

  11. Frida Bolognesi Nardulli ha detto:

    Vivo e insegno Arte e tecniche artistiche a Grosseto, come può capire subito provincia … provincia con quello che comporta in bene e in diciamo così, meno bene. Mi devo davvero complimentare con lei veramente brava, testi freschi, originali, competenti e complessi abbinamenti tra le testimonianze artistiche più disparate, ma è sopratutto l’entusiasmo che traspare nel piacere dell’insegnamento che mi ha così colpito. Forse ci incontreremo, chissà , al momento resta comunque il piacere di averla scoperta. Grazie Frida Bolognesi Nardulli , contenta di insegnare arte da 52 anni. Le auguro di conservare il suo entusiasmo così come è accaduto a me .

    • didatticarte ha detto:

      Grazie per i complimenti! Spero anch’io di conservare il piacere e la passione per l’insegnamento anche se la realtà scolastica in cui lavoro mi porta spesso a pensare che non ne valga la pena…
      Ma sento di amare troppo l’arte e la storia dell’arte per poterla insegnare con superficialità.

  12. Alessandra ha detto:

    Che carrellata di… Grazie! Bellissime, a parte qualche “eccesso” che mi ha indotta a chiedermi se anche Botero avesse sviluppato questo tema. Ho provato a fare una ricerca, ma dopo un po’ mi mancava il fiato, davanti a tutta quella abbondanza e ho rinunciato.

    Per quanto riguarda la pubblicità, penso che sia una delle sue poche “opere meritorie”, quella di sfruttare a volte temi artistici e musicali.

    • didatticarte ha detto:

      Anch’io avevo cercato Botero dopo aver trovato la foto di quelle signorine extra-large. Ma non ho trovato nulla…
      È stata dura fare una selezione, se ne trovano davvero a migliaia!
      Ti ringrazio, come sempre, per la grande attenzione con cui leggi ogni post 😀