Studiare arte con le raccolte tematiche

Da alcuni mesi ho iniziato a organizzare sul blog una serie di raccolte iconografiche sui temi più disparati. Alcune stavano già su Pinterest, altre su Facebook, ma qui dentro posso gestirle meglio: le posso ritrovare con più facilità e si possono usare per le attività didattiche senza dover accedere ai social.
Ma cosa può farci scoprire un percorso tematico? Come prima cosa l’evoluzione continua del linguaggio artistico, aspetto che avevamo già scoperto con alcuni vecchi articoli che ripercorrevano la storia di un soggetto dalle origini ad oggi. Ne è un esempio le Tre Grazie, un racconto che evidenzia come le loro figure si siano modificate nei secoli al variare del concetto di bellezza e della personale interpretazione dell’autore.

Quelle che ho realizzato adesso, però, sono delle collezioni di immagini senza testo, senza spiegazioni. Il racconto può nascere proprio dalla loro osservazione in sequenza e dal confronto che inevitabilmente ne scaturisce.
Prendiamo, come esempio, la raccolta di immagini del Pantheon visto dai pittori. È una raccolta che  completa l’articolo sull’antico tempio romano mostrando com’è cambiata nel tempo la sua percezione e il tipo di interesse mostrato dagli artisti. Nei periodi in cui è più forte l’orientamento verso la classicità e l’oggettività della visione, il Pantheon è stato rappresentato con un intento quasi documentario, come in Raffaello, Canaletto, Piranesi e David.

In direzione opposta vanno i “capricci“, rappresentazioni del Pantheon all’interno di contesti immaginari: insieme ad altri monumenti di età imperiale oppure sulla riva del fiume, svettante sopra un podio. In entrambi i casi sono stati omessi i campanili barocchi aggiunti da Gian Lorenzo Bernini nel 1626.

Questa sequenza evidenzia in modo lampante come la rappresentazione del mondo, in pittura, non è mai una riproduzione meccanica della realtà e cambia per composizione e linguaggio in base all’autore e al secolo considerato.

Il confronto stilistico è ancora più evidente se si prendono da una raccolta tematica due immagini molto simili per composizione ma appartenenti a due epoche diverse. Se andiamo alla raccolta delle finestre, ad esempio, possiamo accostare un dipinto del primo Ottocento con un’opera di Chagall per scoprire le specificità dei due autori, caratteristiche che balzano all’occhio solo nel momento in cui si affiancano due opere con linguaggi molto diversi: naturalista il primo, ricco di dettagli e accurato negli effetti luminosi; espressionista il secondo, fiabesco e irreale.

Un’altra interessante osservazione riguarda l’estensione temporale della serie. L’albero, ad esempio, è un soggetto che si trova in tutte le epoche, dalle più antiche manifestazioni artistiche fino all’arte contemporanea. Si tratta di un caso piuttosto raro la cui spiegazione risiede nella relazione inscindibile tra uomo e natura e nel valore simbolico assunto dall’albero.

E tuttavia si tratta di alberi con significati di volta in volta differenti: può essere una manifestazione del divino, un pezzo di paesaggio, una presenza inquietante o un’espressione del mondo interiore.

Altri soggetti hanno invece una scansione cronologica molto più limitata. Nel caso dei dipinti legati all’atto di bere il tè, la cui apparizione in pittura risale alla fine del Seicento, i motivi sono due: la rappresentazione di nature morte (come i servizi da tè) o di scene di genere (come il gesto di bere una tazza di tè) ha inizio in gran parte nel Seicento ma, soprattutto, il tè viene importato dai portoghesi in Europa dalla Cina esattamente in quel secolo. Ecco dunque che la raccolta tematica diventa anche un percorso storico e sociologico.

La serie del tè, a parte sporadici episodi, termina negli anni Venti del Novecento. Anche questo è un elemento da notare: dopo l’esperienza delle Avanguardie l’arte non sarà mai più quella di prima e alcuni generi praticati per secoli, come la natura morta o la scena di genere, vengono quasi del tutto abbandonati. Dunque se l’inizio della serie coincide con la diffusione della bevanda, la conclusione coincide con la fine di due generi pittorici, ma non con la cessazione dell’abitudine di bere il tè.

Diverso è il caso del telefono. Ovviamente compare nell’arte poco tempo dopo la sua diffusione nella società, dunque all’inizio del XX secolo. Ma non scompare dopo le Avanguardie, anzi: tipico prodotto della modernità, diventa un oggetto dalla forte carica simbolica che nessun artista del secondo Novecento si è lasciato scappare. Christo e Jeanne-Claude lo impacchettano, César lo squaglia, Haring lo fa danzare con i suoi omini.

Altre raccolte possono rivelare aspetti dell’evoluzione scientifica. È il caso di quella sulle angurie nell’arte, coltivate fin dal Seicento e presenti in pittura all’interno di magnifiche nature morte apparse nello stesso secolo. Ebbene, gli studiosi di orticultura hanno notato che quelle angurie erano piuttosto diverse da quelle attuali, ottenute dopo secoli di selezione e ibridazioni.

Può fornire un’utile documentazione storica anche la raccolta relativa al Colosseo. Abbiamo analizzato il monumento in questo vecchio articolo sulle mappe concettuali, ma l’osservazione delle immagini prodotte successivamente dagli artisti ci racconta molto di più.
Nel Cinquecento, ad esempio, l’anfiteatro Flavio era un rudere coperto di vegetazione e parzialmente sepolto dal fango. Nell’Ottocento l’arena si riempie di edicole per la via Crucis. Alla fine del secolo, invece, compare il grande contrafforte frutto dei restauri di Stern e Valadier. Infine, nel Novecento, il Colosseo è spesso visto dall’alto, grazie alla diffusione delle fotografie aeree. Dunque, sebbene abbiamo visto che l’arte non è un ritratto preciso del reale, alcune sequenze sono capaci di raccontare tutte le vicissitudini di un monumento, secolo dopo secolo. In pratica, ne esce fuori una lezione di educazione al patrimonio efficace e accattivante!

Non è secondario notare che gran parte dei dipinti della raccolta è opera di autori stranieri: probabilmente gli artisti italiani erano talmente abituati alla grandezza delle rovine romane che non ne subivano il fascino allo stesso modo dei viaggiatori del Grand Tour e dei pittori giunti nell’Urbe con il Prix de Rome.

Tra le tante cose che si possono imparare osservando un percorso iconografico c’è anche la differenza del messaggio che ogni autore sceglie di abbinare al soggetto. L’esempio più eclatante è quello delle raffigurazioni di Napoleone: David si inventa la scena dell’eroe sul destriero rampante che valica le Alpi guidando l’esercito; Delaroche, invece, ci racconta l’episodio reale con il condottiero stanco e tarchiato che procede lentamente a dorso di mulo. E però le date sono significative: nel 1802 Napoleone è un astro in ascesa e la pittura di David ne costituisce la propaganda; nel 1848 l’imperatore era morto da un pezzo e poteva essere raccontato in modo più obiettivo, senza idealizzazioni.

Un altro aspetto interessante delle raccolte iconografiche è la loro realizzazione. In questo articolo dedicato alle immagini del Vesuvio, vi ho raccontato come metto assieme un percorso tematico.

Ma per alcuni dei temi che ho scelto per le nuove raccolte la ricerca non è stata così semplice. Quella sulle scarpe nell’arte, ad esempio, dava pochi risultati cercando “shoes paintings” o “shoes sculptures”. Il motivo è semplice: molte opere contemporanee fatte con le calzature non contengono la parola “scarpa” nel titolo e quindi il motore di ricerca non le trova.
Là entra in gioco la conoscenza della storia dell’arte: occorre ipotizzare quali autori potrebbero essersi interessati a questo oggetto e cercare artista per artista. Uno come Arman, ad esempio, non l’avrà fatto uno dei suoi accumuli con le scarpe? Ma certo! Solo che il titolo dell’opera è Madison Avenue. Per non parlare degli artisti pop: tra Lichtenstein e Warhol di scarpe se ne trovano un’infinità.

Quante altre scoperte si possono fare osservando un percorso iconografico? A questo punto provate voi e fatemi sapere!

 

Potrebbero interessarti anche...

12 risposte

  1. Antonietta ha detto:

    Ottimo lavoro! Mi sarà utile…come sempre.

  2. Olga ha detto:

    Bravissima!

  3. luisa ha detto:

    Grazie Emanuela. Come sempre fonte inesauribile di idee per agevolare l’insegnamento della storia dell’arte ai nostri studenti.
    Arrivederci a presto.

  4. Marino Calesini ha detto:

    Molto interessante grazie

  5. Paolo ha detto:

    Molto, molto, molto interessante! L’idea dele raccolte tematiche, così come sposta in questo articolo è davvero interessante! Grazie!

  6. Elisa ha detto:

    Che lavoro accurato! Utilizzerò la tua catalogazione per qualche lezione con i miei studenti ; )
    Tempo fa proposi una ricerca iconografica online sul soggetto di Davide e Golia, presentata e condivisa poi
    in classe. Gli studenti si appassionarono e scoprirono opere di artisti contemporanei non presenti sul libro. È una modalità molto valida per apprendere… non solo l’arte!
    Elisa