Tutti pazzi per i labirinti!

Alzi la mano chi non è mai rimasto affascinato dai labirinti! L’idea di smarrirsi e ritrovare l’uscita è una sfida alla quale pochi si sottrarrebbero…

Si tratta di un’attrazione che affonda le radici nella notte dei tempi: per ritrovare le origini del labirinto dobbiamo andare, infatti, molto indietro. Le prime immagini appaiono già nelle incisioni rupestri come quelle della Val Camonica.

Antichissimo è anche il mito del Minotauro, mostro leggendario chiuso dentro un labirinto sull’isola di Creta ed ucciso da Teseo, che riuscì poi ad uscire grazie al provvidenziale filo datogli da Arianna.

Ma non è detto che ci si debba sempre perdere nei labirinti: quelli medievali, ad esempio, disegnati sui pavimenti delle chiese, sono percorsi senza vicoli ciechi, lunghi e tortuosi, nei quali l’uscita si trova dopo aver raggiunto il centro e aver ripercorso la strada a ritroso. Simboleggia il pellegrinaggio dei fedeli e spesso veniva percorso in ginocchio.

Questo tipo di labirinto, definito “unicursale” o “classico”, è quello che gli inglesi chiamano “labyrinth”. Quello che disorienta davvero, dotato di diramazioni e trappole, è detto, invece, “multicursale” o “manierista” (per gli inglesi “maze”). In effetti è solo dopo il Rinascimento che il labirinto comincia a diventare un bizzarro luogo di svago dove perdersi per puro divertimento!

Non mi interessa comunque, in questa sede, approfondire l’evoluzione del labirinto, quanto la valenza didattica dello studio e della creazione di labirinti.

Cominciamo dal disegno: per esercitarsi nell’osservazione di un labirinto unicursale non c’è attività migliore che copiare gli schemi di alcuni esempi celebri come quello sul pavimento di San Vitale a Ravenna e quello inciso sulla facciata del duomo di Lucca.

Troppo facile? Allora provate a rifare quello disegnato da Keith Haring

Oppure quello multi-dimensionale di Escher… 😉

Superata la fase della copia è il momento di imparare a disegnare un labirinto di sana pianta. Esistono dei metodi grafici piuttosto semplici per creare labirinti unicursali quadrati o tondeggianti. Qui sotto trovate un paio di esempi.

Ma se la pigrizia vi assale potete utilizzare anche dei comodi software online che generano dei labirinti in base ai parametri da voi forniti (ad esempio Maze Generator).

Sono convinta, però, che la cosa più divertente sia costruire dei labirinti veri! Uno degli esempi più spettacolari credo che sia quello fatto con 250.000 libri dai brasiliani Marcos Saboya e Gualter Pupo.

Più delicato ma ugualmente sorprendente è il labirinto di sale di Motoi Yamamoto, un vero dedalo di micro-percorsi realizzati versando strisce di sale sul pavimento.

Certo il fascino di un labirinto vegetale (di siepi o di lavanda che sia) è assolutamente imbattibile, ma costruirne uno non è esattamente un’attività didattica delle più semplici…

Può essere più facile crearne uno con il collage (come quello di Catherine Anderson), con il patchwork (vedi Lisa Penny) e persino con le cravatte (Oreste Ruggiero).

Volendo giocare un po’ all’aperto è possibile realizzare dei labirinti anche utilizzando le pietre o la neve

Più concettuale ed insolito è invece il labirinto pensato da Michelangelo Pistoletto, fatto di rotoli di cartone ondulato nei quali il visitatore si può insinuare modificando la forma del percorso.

E voi? Di che materiale sarà il vostro labirinto? Non resta, come sempre, che l’imbarazzo della scelta…

 

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31 risposte

  1. claudia giordani ha detto:

    poco noto….ma stupendo…. il Cristo nel labirinto ad Alatri (Frosinone), un affresco nascosto e ritrovato….

  2. Gianfranco ha detto:

    Vedo ora, come immaginavo, che siamo sulla stessa pagina:
    https://www.didatticarte.it/Blog/?p=3548
    Interessantissimo il link cui rimandi (http://www.boffardi.net/2008/12/31/la-biblioteca-di-babele/). Non lo conoscevo.
    A proposito di lotta tra “Kόσμος” e “Χάος” non si può che tornare alle considerazioni fatte in https://www.didatticarte.it/Blog/?p=6395, in cui hai avuto un’intuizione straordinaria, accostare Burri al Secondo Principio della termodinamica (volutamente maiuscolo, lo rinominiamo Χάος, che dici?).
    Pur coscienti che si tratta di una lotta impari, “…Esas personas, que se ignoran, están salvando el mundo.”
    Borges è sempre Borges e non ci avrebbe perdonato se non avessimo chiuso il cerchio.
    Grazie Emanuela

  3. Gianfranco ha detto:

    … Google …
    http://24ilmagazine.ilsole24ore.com/2016/06/borges-e-google/?refresh_ce=1
    … forse in questo blog, in questo post, uno degli infiniti esagoni…

  4. GIanfranco ha detto:

    JORGE LUIS BORGES
    La Biblioteca di Babele

    L’universo (che altri chiama la Biblioteca) si compone d’un numero indefinito, e forse infinito, di gallerie esagonali, con vasti pozzi di ventilazione nel mezzo, orlati di basse ringhiere. Da qualsiasi esagono si vedono i piani superiori e inferiori, interminabilmente. La distribuzione degli oggetti nelle gallerie è invariabile. Venticinque vasti scaffali, in ragione di cinque per lato, coprono tutti i lati meno uno; la loro altezza, che è quella stessa di ciascun piano, non supera di molto quella d’una biblioteca normale. Il lato libero dà su un angusto corridoio che porta a un’altra galleria, identica alla prima e a tutte. A destra e a sinistra del corridoio vi sono due gabinetti minuscoli. Uno permette di dormire in piedi; l’altro di soddisfare le necessità fecali. Di qui passa la scala spirale, che s’inabissa e s’innalza nel remoto. Nel corridoio è uno specchio, che fedelmente duplica le apparenze. Gli uomini sogliono inferire da questo specchio che la Biblioteca non è infinita (se realmente fosse tale, perché questa duplicazione illusoria?); io preferisco sognare che queste superfici ar-gentate figurino e promettano l’infinito… La luce procede da frutti sferici che hanno il nome di lampade. Ve ne sono due per esa-gono, su una traversa. La luce che emettono è insufficiente, incessante.
    Come tutti gli uomini della Biblioteca, in gioventú io ho viag-giato; ho peregrinato in cerca di un libro, forse del catalogo dei cataloghi; ora che i miei occhi quasi non possono decifrare ciò che scrivo, mi preparo a morire a poche leghe dall’esagono in cui nacqui. Morto, non mancheranno mani pietose che mi gettino fuori della ringhiera; mia sepoltura sarà l’aria insondabile: il mio corpo affonderà lungamente e si corromperà e dissolverà nel vento generato dalla caduta, che è infinita. Io affermo che la Biblioteca è interminabile…

    • L’immagine di libri tutti uguali, di 410 pagine, ognuna di 40 righe, ognuna di 40 lettere di colore nero scritte attraverso la combinazione di 25 simboli, mi riporta sempre al concetto di lotta tra ordine e caos. Una vertigine sublime.

  5. Emma Tassi Carboni ha detto:

    Sempre meravigliosi i tuoi blog. Grazie. Io e i miei studenti ti siamo debitori di momenti magici trascorsi con l’Arte!

  6. tullio ha detto:

    Molto bello! Sto pensando che il tema interdisciplinare del labirinto possa essere il fil rouge per la mat e sci del prossimo anno (insegno alla scuola media, Roma).

  7. Josadarque ha detto:

    Todos maravilhosos, principalmente o labirinto-vegetale. Gostaria de saber onde se localiza esse labirinto vegetal que tem umas pontes brancas. Obrigado!

  8. Chiara ha detto:

    Grazie per questo articolo, davvero molto interessante!

  9. Grazia Salamone ha detto:

    Antichi labirinti: stateri d’argento di Knossos (Creta), 360-320 a.C. (al rovescio; al diritto, testa di Demeter).
    Complimenti! Sto per pubblicare un post sul labirinto e vi citerò senz’altro. Mi occupo di iconografia monetale (e non solo…) e sono ormai giunta alla conclusione (dopo qualche anno di ricerca…) che #CoinAsTweet!
    Ciao!

  10. AGOSTINO ha detto:

    —— 8 —–

  11. Ecce Home ha detto:

    Interessantissimo questo post. Darò uno sguardo al blog e sono sicura che mi piacerà.

  12. Fabrizio ha detto:

    Che bel post! E che bel blog il tuo. Piace molto ai miei studenti d’italiano, che sono principianti ma sanno apprezzare le belle cose!

  13. maria rivelazione ha detto:

    chebbellooo!!!

  14. M.Grazia ha detto:

    Grazie. Da poco ho scoperto Didatticarte e cercavo l’appiglio per farlo conoscere ai miei ragazzi dell’Istituto tecnico economico nel quali insegno, questo post è perfetto per parlare di Manierismo e Barocco.

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